Libertà e Persona volentieri presenta ai propri lettori la nuova pubblicazione di Aude Dugast dal titolo “Jérôme Lejeune La liberta dello scienziato” cui ha lavorato l’Editore Cantagalli.
In un epoca in cui la libertà di giudizio, particolarmente in campo scientifico, è compromessa da
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Chi non conosce la Filocalia, raccolta di testi di ascetica e mistica dai più antichi Padri, -un tempo disponibili solo nella grande raccolta del Migne-, della Chiesa cristiana ortodossa, che ha nutrito e ancora oggi nutre generazioni di monaci e laici in Oriente e che, ormai, si è ampiamente diffusa anche nella Chiesa Cattolica? Ora, un nostro fedele, ha raccolto i testi di mistici, Dottori della Chiesa e scritti spirituali di altre confessioni cristiane, da lui trascritti con pazienza e meditato nell’arco della sua vita. Con amore e delicatezza, li offre alla lettura nella fiducia che tutti se ne possano giovare con fede. Pubblichiamo la recensione di Francesco Roat.
La Redazione
Continua a leggereCon la Pasqua festeggiamo la vittoria della vita sulla morte. Mors et vita duello conflixére mirando: dux vitae mortuus, regnat vivus.
“La morte e la vita conbatterono, in un mirabile duello: il duce della vita, morto, rega vivo“. Così recita lo splendido inno Victimae paschali laudes, per ricordarci che la morte è stata sconfitta per sempre dalla Resurrezione di Cristo, aprendo agli uomini le porte dei cieli. Queste brevi considerazioni mi fanno venire alla mente due scrittori del Novecento, di questo secolo intriso di pessimismo gnostico, di una tristezza che non ha pari nella storia.
Intendo Italo Svevo ed Eugenio Montale, così simili, per tanti aspetti, ma anche così diversi.
Continua a leggereEro entrato nello “Store Rizzoli” di un centro commerciale, di poco meno che medie dimensioni, nella Bassa bergamasca, verso fine estate, con la mia famiglia, desideroso di sfiorare con sguardo curioso le copertine, spesso assai fantasiose, dei romanzi contemporanei. Sinceramente, non ne leggo mai, ma il sogno di sostare nella tranquilla lettura di libri, che mi portino in altri mondi, lo confesso, non mi è del tutto estraneo.
Ed ecco la copertina di un’autrice, fino a quel momento a me del tutto sconosciuta, Mélissa Da Costa, un’operatrice del mondo della comunicazione in ambito energetico e climatico.
Continua a leggereAll’amico prof. Roberto Filippetti siamo da sempre grati per le sue magistrali lezioni di arte e di fede, in primis su Giotto ma anche su altri grandi artisti, come Raffaello, Caravaggio, Van Gogh e, per soffermarci solo sui suoi ultimi interventi a mostre in tutta Italia, sui mosaici della Basilica di San Marco a Venezia.
Da mercoledì 7 dicembre abbiamo un altro motivo per renderci conto della straordinaria capacità investigativa del nostro amato professore: campo d’indagine questa volta non sono più i colori dei grandi pittori o le tessere dei maestri mosaicisti ma sono le parole. Di oltre 500 di esse il prof. R. Filippetti ne indaga l’origine, ne illustra l’ambito semantico, ne evidenzia la capacità di suggerire – per analogia o per contrasto – proprio a partire dall’etimologia il significato.
Un palombaro delle parole, un discesista nelle profondità di parole ora note o notissime (come invidia, ipocrita, nostalgia) ora di uso raro ma da riscoprire, da rilanciare (come collazione, favella, perspicace). In 33 capitoli si passa in rassegna il grande patrimonio lessicale di cui l’Italia dispone, anche grazie all’eredità dei diversi popoli che l’hanno abitata: così con acribia filologica ed insieme con leggerezza narrativa “Il desiderio e l’allodola” di R. Filippetti ci guida alla scoperta dell’unità che lega fra loro parole solo in apparenza distanti.
Il Vangelo di oggi, della seconda Domenica di Avvento, sulla via della nascita di Gesù, mi rimanda alla lettura che feci anni fa di questo romanzo spirituale, sulle orme di un uomo il cui parlare era Sì, sì, No, no! (Mt 5, 37). Non mezze parole e dialoghi umani, che non accompagnano mai alla conversione. Ma la voce che si abbatte dall’alto e incendia la vita!
Continua a leggereCaro Roberto,
la tua vena di pittore e scultore della parola, ma anche di scrittore dell’arte figurativa, pittorica o scultorea o di qualsivoglia genere, ti porta ancora in un pellegrinaggio tra i colori della natura educata, coltivata, curata, conosciuta dall’uomo. In quell’Eden del quale l’anima ha nostalgia.
Maria Antonietta e Maria Teresa. Due destini tra l’assolutismo e il dramma della Rivoluzione – Marsilio Specchi, 2022, 526 pp., 22 euro.
Nella miglior tradizione dell’essai, e con la sua spiccata sensibilità, che la porta a tratteggiare spesso, nei suoi libri, coppie antitetiche di soggetti (come il Re Sole e lo Scoiattolo, 2013; o Il Diavolo zoppo e il suo compare, dedicato a Talleyrand e Fouché e alla “politica del tradimento”, 2015; o, ancora, le due donne protagoniste di una stagione irripetibile del Rinascimento italiano, Isabella e Lucrezia, le due cognate, 2017), Alessandra Necci propone con questo volume il confronto tra due vite apparentemente antitetiche, quelle di Maria Teresa d’Austria
Ci scrive l’amico Alfredo Tradigo, giornalista, scrittore, poeta …
Continua a leggereCon questo nuovo libro, scritto nella primavera scorsa e che trovate in libreria o in rete, mi sono voluto misurare con la forma del racconto in prosa. Il libro è diviso in tre parti. La prima è affidata alla voce di un narratore che – basandosi su testi tratti dai Vangeli sia canonici che apocrifi (e in parte sugli scritti di Anna Emmerick e Maria Valtorta) – racconta la nascita, l’infanzia e l’adolescenza di Maria. Nella seconda parte è Maria stessa a narrare la sua vita fino alla resurrezione di Gesù. L’ultima parte è affidata alla voce dell’evangelista Giovanni, che descrive e accompagna Maria negli ultimi momenti della sua vita. Qui sotto vi collegate all’introduzione di Vincenzo Sansonetti.
Alfredo Tradigo
Quando alle superiori, ormai tanti anni fa, ero costretto a studiare incedibili “teorie” scientifiche, quale l’evoluzionismo, mi stupivo come si trasmettessero per solide teorie quelle che erano solo ipotesi di studio non suffragate da sufficienti prove. Ovvero, l’assunto che una ipotesi non potesse divenire teoria fino al momento in cui non si fosse potuto provarla in laboratorio con molteplici e reiterati esperimenti, veniva con facilità aggirata
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