Ero entrato nello “Store Rizzoli” di un centro commerciale, di poco meno che medie dimensioni, nella Bassa bergamasca, verso fine estate, con la mia famiglia, desideroso di sfiorare con sguardo curioso le copertine, spesso assai fantasiose, dei romanzi contemporanei. Sinceramente, non ne leggo mai, ma il sogno di sostare nella tranquilla lettura di libri, che mi portino in altri mondi, lo confesso, non mi è del tutto estraneo.
Una sconosciuta
Ed ecco la copertina di un’autrice, fino a quel momento a me del tutto sconosciuta, Mélissa Da Costa, un’operatrice del mondo della comunicazione in ambito energetico e climatico.
Quella casa spezzata a metà da un cespuglio di fiori, rigurgitante e colorato, con il primo piano che sembra fare da cappello al pianterreno, sembrava promettere un sogno.
Immaginai di comprare il romanzo, ma non lo feci, secondo la mia abitudine di non acquistare libri frettolosamente, ma di lasciar sedimentare il desiderio nel tempo. Lo ordinai, invece, in seguito, in biblioteca e lo aspettai diversi giorni. Quando giunse tra le mie mani, ne fui molto contento ed iniziai la lettura, poco per volta, in quei rari momenti di tempo libero!
Ne scoprii lo stile
Mi accorsi, dopo poche pagine, che, forse per colpa della traduttrice, si sarebbero dovute correggere, o migliorare, diverse espressioni. Ma, soprattutto, la mancata spaziatura interlineare, tra dialoghi diretti e monologhi del personaggio di Amande, rendeva inutilmente faticosa la comprensione del testo. Difficile credere che questo scomodo effetto fosse voluto, quasi un artificio letterario. Non potei evitare una amara considerazione. La scrittrice, che desideravo incontrare nella sua opera, probabilmente non sopravvivrà alla propria epoca ambientalista.
Se uno scrittore rischia di essere corretto dal suo lettore non può ambire al titolo universale di artista, ma forse solo di buon, o mediocre, artigiano.
Trama seducente
Ma questa considerazione, certo discutibile, presto cedette il posto ad altra più grave. La trama non inizia male e tocca il cuore. Amande è una giovane dipendente comunale che, verso la fine della propria maternità, è sopraffatta dalla morte, per incidente stradale, del marito, corso in moto, di sera, al centro giovanile dove lavora come educatore. Muore il marito e, per lo choc, anche la piccola. Ovviamente, è la tragedia, in quella vita fatta di piccole cose e che ancora fatica a trovare un senso.
Amande si ritira, allora, in una casa di campagna, a Les Lendemains, nelle campagne dell’Auvergne, dove cerca consolazione nel riposo depressivo e nell’isolamento. La scoperta di quaderni e calendari, in cui la defunta padrona di casa annotava tutte le operazioni dell’orto, lentamente la faranno rivivere, introducendola ad una comunione con la natura, che la porterà ad alcune intuizioni e riti religiosi naturali, quasi ad una rifondazione del senso religioso umano, meno che panteista e, certo, molto personale e individuale.
Così, tra mille soliloqui dolenti, dai quali per tutto il romanzo mai si staccherà, compariranno riflessioni sulla dimenticata pratica religiosa, riconoscendo di aver smesso di frequentare la chiesa senza una matura riflessione, ma di aver semplicemente … smesso (pag. 140 a fine pagina). Ricorderà di aver assistito alla messa per la prima volta al funerale della nonna, a tredici anni.
Fallimento del quotidiano
Si invoca, però, più volte, la possibilità di superare il quotidiano, aspirando ad un ordine superiore, ma tale ordine si concretizzerà solo nell’eleggere un albero, un salice piangente, a luogo degli incontri, immaginati, con il ricordo del giovane marito.
Ripensando al suo matrimonio, ad Amande restava il ricordo di una non celebrazione, simile a un aperitivo tra studenti (pag. 149). Era mancata la ritualità, con i suoi significati simbolici, significati che, lungo tutta la narrazione, Amande cercherà di ricostruire nell’incontro con la natura, riscoprendo, a fatica, il senso della vicinanza delle persone care e di una nuova amica: la figlia della defunta padrona di casa.
E ritornava ogni giorno al suo albero, Amande, per ricordare il marito: Non mi servono chiese, preghiere, rosari per commemorare i miei morti. Ho un salice piangente che ha il nome di un defunto, un gatto che mi ha adottato e delle candele che ho modellato con le mie mani. Ho la luna piena e anche la brezza, perché senza di lei le candele non danzerebbero … E nemmeno le nostre ombre (pag. 153).
Povera Amande, che, come un uccellino sporcato dal petrolio, cerca di sfuggire all’invischiamento, ma senza riuscirvi. Sembra la condizione della persona media in una Francia non più cristiana, non più illuminista, o partigiana, non più colta, non più raffinata, semplicemente non più!
Amande, allora, vagheggia l’oriente. Non potevano mancare, in effetti, i riferimenti espliciti alle dottrine orientali in versione New Age (nuova era) come si vedrà nella seconda parte del libro alle page 164-168.
Povera piccola Amande!
… E si fa strada in me il sospetto che i sentimenti e, almeno, in parte, la trama del romanzo, non siano fantasia pura, ma l’eco, il rispecchiamento di situazioni, vicende, e sentimenti di Mélissa e della società contemporanea francese come Mélissa la vede e, implicitamente, giudica. E, infatti, giunto ai finali ringraziamenti leggo … ma non voglio sciuparvi il piacere della sorpresa. E se leggerete il romanzo, non saltate subito, impazienti, ai ringraziamenti di pagina 295.
Or bene …
Tra Marzo e Giugno 2022 è giunto anche in Italia Tutto il blu del cielo, che è il primo romanzo e, Non ancora tradotti in Italiano, ma editi in Francia, tra il 2020 e il 2022: Les douleurs fantômes: Roman; Je revenais des autres; La Doublure. Cinque romanzi in due anni.
Romanzi a raffica! Non li ho letti, e non posso certo giudicare, né a molti il mio giudizio potrà forse interessare, ma chiedo. Quale e quanta vena letteraria? Come mai una, a noi oscura operatrice della comunicazione ambientalista, raggiunge il successo in Francia e si impone nell’editoria italiana? Un fungo? Un genio?
Forse solo l’ennesima operazione ideologica, più che commerciale, di basso livello, perché i lettori, pochi, anche questi restino di basso livello.
Un basso livello condito di tenera compassione, ma sempre basso livello, almeno per quanto riguarda I quaderni botanici …
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