Caro Roberto,
la tua vena di pittore e scultore della parola, ma anche di scrittore dell’arte figurativa, pittorica o scultorea o di qualsivoglia genere, ti porta ancora in un pellegrinaggio tra i colori della natura educata, coltivata, curata, conosciuta dall’uomo. In quell’Eden del quale l’anima ha nostalgia.
Eccoti, allora, nel ricordo che ci hai lasciato nel tuo profilo Facebook del 16 Novembre di quest’anno, quando scrivevi …
Qualche giorno fa un distinto signore ottuagenario mi ha invitato a conversare – a mo’ di antichi filosofi peripatetici – passeggiando nel suo immenso giardino giapponese, tra fioriture novembrine e bonsai, alcuni dei quali sono stati da lui pazientemente “e-ducati” per più di cinquant’anni… Ho toccato con mano, annusato e ammirato madre natura, resa radiosa dalla fatica paziente di un uomo. Il suo è stato e continua ad essere lavoro ordinato, disciplina quotidiana e sacrificio “eu-phorico”: che non stanca anzi esalta (ex-alta), perché nasce dalla passione. Dante (Inf. XI, 105) scrive che “l’arte a Dio quasi è nepote”: l’operosità creativa dell’uomo imita quella di Dio creatore. Dio è padre, la natura è sua figlia e l’arte – plasmando e imitando la natura – è sua nipote. Ecco: qualche giorno fa ho goduto di questa “familiarità”.
Ci ricevi lieto di parteciparci il tuo interesse per la bellezza …
Ci inviti ad iniziare un percorso …
Non ti accontenti di indicare solo un bell’alberello, non meglio identificato, ma vuoi apprezzarne le caratteristiche e conoscerne il nome, ammirando il lavoro ordinato.
Così ci inviti a prendere il largo … duc in altum!
Poi t’avanzi e ristai, quieto. E attendi … Chi attendi?
Anche i miei alunni di classe terza!
Oggi ho mostrato loro queste tue immagini, parlando di ciò che potesse essere il paradiso terrestre, il giardino, davanti a questa tua positura, seduto, apparentemente ozioso, quasi assente; od ozioso nel suo vero significato di possedere il tempo per riflettere, passare lo sguardo sulle bellezze create e dall’uomo dominate, con un sorriso che assapora quel sacrificio “eu-phorico”: che non stanca, anzi esalta (ex-alta), perché nasce dalla passione! Sai che han detto i bimbi?
È seduto a contemplare le bellezze del giardino, del paradiso!
Hai notato che questa, nell’ordine che hai dato, è la settima immagine?
I bambini hanno chiosato con vera sapienza!
E poi l’urlo! Grazie, Dio … non ho parole! Tu mi fai rinascere … mi ridai vita, mi fai risorgere!
E dopo almeno quarantadue anni, da quella conversazione illuminata, in cui iniziasti a de-siderare, avvicinasti la nostalgia delle stelle e, come allodola, ad-laudula– iniziasti a cantare armoniose lodi con i tuoi alunni del liceo, dell’università, coi giovani che incontri per le scuole e vie d’Italia e d’oltre oceano, talvolta.
Per te “le parole sono strumento essenziale del pensiero. La loro etimologia ci conduce alla sorgente della realtà, ce ne mostra tutta la sua attrattiva”. Esse generano “un libro per chi voglia intus lègere, guardare in profondità il reale e coglierne l’intima bellezza“.
Quante volte mi dicesti: Vorrei tanto scrivere un libro sull’etimologia e l’attrattiva delle parole! E sentivo in te uno struggimento nel pregustarlo e nel soffrire la difficoltà di non trovarne il tempo. Ma sapevi che il tempo sarebbe giunto, ed è questo, il tempo propizio, nella pienezza del tuo tempo (cf Gal 4, 4) quando, attraverso di te, le parole, a imitazione della Parola, non solo ricevono, ma ridanno vita ai pensieri, ai sentimenti e alle emozioni in un coro armonioso.
Il conosciutissimo Roberto Vecchioni, cantautore stimatissimo, docente di musicologia, incantava i giovani universitari nutrendo grandi aspettative e narrando loro che, senza parole, non si possono avere né pensieri, né sentimenti e su ciò scrisse un bellissimo, quanto breve e denso romanzo, Il libraio di Selinunte. Culture e sponde diverse, eppure, un incontro possibile nell’isola delle parole. E non a caso le isole, per un verso isolano, ovviamente, ma dall’altro accendono fantasie e avventure verso nuovi mondi, scoperte, incontri: secondo l’ora et labora di Benedetto e prima già dei Padri del Deserto. Alternando solitudine e incontro!
Ed ecco il mio desiderio, una bella e intima intervista con l’autore di questo libro, che da tempo attendevo e che ora ho già ordinato, un’intervista con l’amico Roberto!
Grazie, Roberto, Marcello
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