Adagiato con tenerezza sul fondo della valle, come un bimbo in una culla, si offre un piccolo santuario ove il Signore del Soccorso accoglie e protegge in un’intimità di cuore chi vi giunge a donare il proprio dolore e cercarne sollievo.
In quest’oasi di pace il cuore non si sbanda e resta fisso sulla Croce accanto al pozzo dove lo spirito arso
Nonno Giuseppe era un calatino poco avvezzo al riso; serio, viso spigoloso, baffetti sottili. Uomo di poche, pochissime parole, pareva incarnare il monito di evangelica memoria: “Sia il vostro parlare sì, sì; no, no. Il di più viene dal maligno.” (Mt 5,37). Quando riascolto nella mia mente le “cose” della sua infanzia, raccontate con parole
I gomiti puntellati al davanzale, Marie guarda la strada in una Milano, in genere, rumorosa di gente e parole. In questo “metà agosto”, invece, la brulla mollezza del panorama le procura un innaturale, gelido brivido lungo la schiena.
Appare, in un fotogramma, il ricordo di un altro vuoto cittadino.
Il deserto dell”’Era coviddica” tutti lo abbiamo attraversato e per molto più di quaranta giorni a trovare l’oasi di una “nuova normalità”.
In un sorriso un po’ storto torna, suo malgrado, alla mattina della discussione della Tesi di Laurea, quattro
Quando un prof può tracciare nuove rotte e nuovi sentieri da percorrere insieme ai suoi studenti per guidarli e poi lasciarli pian piano a scoprire che “scuola” non è solo un luogo, ma un modo di essere e che valgono non solo perché studenti, ma in quanto persone che, oggi, svolgono il mestiere di apprendere e di apprendere sbagliando nel luogo a questo deputato. Domani, per loro, il tempo della raccolta, alla quale al seminatore non sarà dato di assistere.
– Uff, sbuffava Sophie quel pomeriggio mentre ciondolava perplessa lungo il Corso del suo quartiere. Sornioni, i raggi del sole già tradivano l’imminente arrivo dell’autunno così che una molle luce settembrina carezzava la
Caltagirone è una città del Barocco orientale della Sicilia lambita dal Bosco di Santo Pietro il quale, nel corso dei secoli, ha fornito agli abitanti del paese materiali facilmente reperibili quali sughero e argilla. Grazie all’abbondanza di questi materiali venne sviluppandosi un commercio che faceva della città un luogo relativamente ricco rispetto ai parametri dell’epoca.
Purtroppo, ora non è più così poiché la mano dell’uomo, nel corso del tempo, è riuscita a ridurre notevolmente le
Una storia nella quale, in un piccolo paese, le motivazioni culturali possono, ancora, spingere a forzare le proprie scelte. “Una copertina azzurra”
Lasciare il proprio bambino in un ospedale, a volte lontano, per esiliare l’onta della vergogna o anche per tenere alla larga la quotidianità di un ricordo è l’inizio di uno scempio dell’anima che non troverà una fine.
Intervista a una giovane schiacciata dal peso della sua stessa vita. “Disincanto”
Lasciare il proprio bambino in un ospedale, dopo averlo dato al mondo, rappresenta l’estremo gesto di un percorso che, a volte, ha radici profonde e tormentate, e il primo passo di un sentiero di ricordi, di dolore, di sollievo, che si presenteranno lungo tutta la vita di una donna.
Non sempre si tratta di una scelta consapevole e, qualunque ne sia la sorgente, lascia cicatrici profonde
(Seconda parte di due. Continua dalla prima parte di ieri QUI)
La “Città dei ragazzi”
Il pungolo rappresentato dalle idee di Sturzo spronava le Istituzioni a sviluppare iniziative a carattere sociale, soprattutto a favore dei giovani senza istruzione, ma la ricerca di soluzioni canoniche portava a lungaggini burocratiche e a buchi nell’acqua.
La fondazione della Città dei Ragazzi, a Caltagirone, prende le mosse da queste premesse e si realizza in