DELLA POLITICA COME DOVERE SOCIALE E ATTO D’AMORE. Da don Sturzo a Papa Francesco (2)

(Seconda parte di due. Continua dalla prima parte di ieri QUI)

Don Luigi Sturzo – Fonte www.centenariosturzo.org/

La “Città dei ragazzi”

Il pungolo rappresentato dalle idee di Sturzo spronava le Istituzioni a sviluppare iniziative a carattere sociale, soprattutto a favore dei giovani senza istruzione, ma la ricerca di soluzioni canoniche portava a lungaggini burocratiche e a buchi nell’acqua.

La fondazione della Città dei Ragazzi, a Caltagirone, prende le mosse da queste premesse e si realizza in

maniera piuttosto rocambolesca.  

Nel luglio del 1948 don Filippo Quinci, padre Nunzio Annaro e alcuni laici riuniscono i primi giovani nei locali della Basilica di S. Giorgio. Sono gli orfani emersi dalle macerie della guerra e le bocche dei figli delle famiglie più povere che non hanno di che saziarle. 

Città dei Ragazzi – Fonte Diocesi di Caltagirone

È il settembre dello stesso anno, quando, don Filippo, durante una passeggiata nelle campagne del paese, notò i capannoni militari in Via Madonna della via e iniziò a immaginare di utilizzare quei locali per poter ampliare il progetto già partito.

In ottobre, i due sacerdoti e un centinaio di ragazzi scendono ai capannoni, ed eludendo la guardia del custode, occupano i locali. Vennero subito denunciati, ma poi tollerati ed infine aiutati. I giovani stessi sistemarono la loro “città” con dormitorio, refettorio, cucina, “municipio”, chiesa. Una vera città autogestita dai ragazzi che venne inaugurata il 23 dicembre 1948.

Con un atto del 17 agosto 1951 il Comune donò alla Mensa Vescovile di Caltagirone il terreno occupato dalla Città dei Ragazzi. Grazie al contributo di don Luigi ebbe inizio la ristrutturazione integrale dei fabbricati esistenti. Venne istituito un Comitato che stabilì la nascita di un Istituto con indirizzo artigianale per avviare al lavoro i ragazzi senza famiglia.

Città dei Ragazzi. Fonte Diocesi di Caltagirone

Il 1954 vide l’ingresso, voluto da Sturzo, dei Padri Canossiani a guida dell’Opera col nome di “Collegio dei Ragazzi Luigi Sturzo”.

Il giovane Gaetano

Città dei Ragazzi, Il giovane Gaetano, 1961 – Foto originale

Le memorie di un allora giovane Gaetano, mi fanno partecipe di una storia che un po’ mi appartiene per diritto di nascita. E, attraverso il suo racconto, lo immagino mentre, in una città di ragazzi, imbastisce il suo mondo; vedo un padre che ne spezza il filo obbligato, da politiche criminali, a lasciare la sua terra. Lo immagino nell’officina meccanica alle prese con gli attrezzi che avrebbero potuto insegnargli un mestiere preparandolo alla vita e permettendo che gli affetti rimanessero dove avrebbero dovuto stare. E, ancora, lo vedo nella pausa a giocare a calcio nel campo “a sette”, che ricorre più volte nel suo racconto:

“un vero campo!”

o a scambiare opinioni con chi aveva scelto di imparare a fare il falegname, o impegnarsi in agraria.

Una sera, suo padre, laconico: “Tanino, dobbiamo partire.” E pochi giorni dopo erano su un treno verso le grandi fabbriche del Nord.

“Gaetano adulto” ha sempre nutrito un senso di gratitudine verso quei progetti di formazione professionale poiché riuscì poi a specializzarsi proprio nell’ambito dal quale era partito e, anche se ha barattato il suo nome “antico” con un “Tony”, più facilmente spendibile nella moderna città, non ha mai dimenticato il campo “a sette” della sua giovinezza.   

Con la chiusura dell’Anno Scolastico 1994-1995 il Collegio viene chiuso per dare inizio al Centro Giovanile “Città dei Ragazzi Luigi Sturzo”.

L’aiuto al popolo 

L’idea dell’evangelizzazione come promozione dell’uomo a tutto tondo fu una convinzione radicata tra i componenti della famiglia Sturzo che l’hanno espressa in vario modo.

La sorella maggiore di Luigi, Margherita, alla sua morte, donò tutto il suo patrimonio per la costruzione della nuova parrocchia della Madonna del Ponte nel rione più povero del paese.

Attraverso l’edificazione della chiesa parrocchiale, Luigi intravedeva la redenzione spirituale, ma anche sociale e civile, degli abitanti del quartiere.

Il fratello Mario ebbe in eredità il fondo agricolo di Russa dei Boschi, detto “Fondo Sturzo”. Il bene andò al Seminario della diocesi Armerina, di cui Mario era vescovo. Nacque il Polo di Eccellenza di Promozione umana e della solidarietà “Mario e Luigi Sturzo”.

L’Opera prevede ancora oggi l’integrazione di detenuti delle Case circondariali poste nei territori vicini, che possono lavorare all’interno del fondo e viverci insieme alle loro famiglie.

Don Sturzo aveva come obiettivo l’aiuto concreto al popolo e il 3 ottobre 1896 nacque la “Cassa san Giacomo” di Caltagirone. Era un Istituto di credito fondato da un gruppo di 19 Soci Cooperativisti, di cui facevano parte anche Luigi e Felice Sturzo. Il nome originario era “Cassa Rurale San Giacomo” e aveva lo scopo di garantire l’accesso al credito nel territorio comunale.

Si occupò, inoltre, della costituzione di cooperative agricole e società operaie, nel quadro di un progetto di rinnovamento dell’economia meridionale fondato sulla media e piccola proprietà.

Nel 1900 tiene al Seminario di Caltagirone un ciclo di lezioni sul testo “Principi di economia politica”, del gesuita Matteo Liberatore, uno dei redattori della “Rerum Novarum”, in cui esprime la convinzione che la diffusione di un gran numero di operai-proprietari sarebbe stato fattore di stabilità sociale. Vi insegna anche la filosofia di Rosmini nonostante l’opera principale del Roveretano, “Le Cinque piaghe della Chiesa”, fosse messa all’indice.

Il risultato che Sturzo cercava di conseguire era di far lievitare dal basso alcuni valori fondamentalmente cristiani presenti nella realtà popolare.

Ai “Liberi e forti”

Fonte Vatican News QUI

Nel discorso tenuto a Caltagirone il 24 dicembre 1905, “Il problema della vita nazionale dei cattolici”, egli delinea le caratteristiche di un futuro partito dei cattolici, la cui fisionomia verrà precisata nell’appello “A tutti gli uomini liberi e forti” e nel programma del Partito Popolare Italiano del 1919.

Alla fine di novembre 1918 Sturzo riunisce a Roma in Via dell’Umiltà, 36 un gruppo di amici con l’intento di dar vita ad un nuovo partito di ispirazione cattolica; il 18 gennaio dall’albergo S. Chiara di Roma diffonde l’appello “A tutti i liberi e forti”. Con questo appello nasceva il Partito Popolare Italiano.

Sturzo intende la politica come dovere morale e atto d’amore, come apostolato sociale da cui deriva il senso della responsabilità morale e della solidarietà sociale. La prospettiva di quest’ultimo ha anticipato il magistero dei papi fino a Papa Francesco per il quale la politica è una delle forme più preziose della carità perché ricerca il bene comune.

Papa Francesco – Fonte www.centenariosturzo.org
Papa Francesco, Firenze, Martedì 10 Novembre 2015

Questo è il motivo per cui don Sturzo era solito presentare la sua visione politica anche come “Antropologia sociale”, per sottolineare il punto di vista prettamente “personalistico” della sua ricerca sociale. Un’Antropologia capace di dialogare con le scienze contemporanee:

“In sostanza l’unico vero agente della società è l’uomo individuo in quanto associato con altri uomini per scopi determinati”. (p. 12)1

Il tema della centralità della persona analizzato sotto il profilo antropologico spinge Sturzo a considerare la libertà integrale ed indivisibile della persona umana come una condizione necessaria per l’ordinato svolgimento dei rapporti sociali: “Potei arrivare ad un dato che non mi pare sia messo in luce dai sociologi, che il gioco delle forze sociali non si sviluppa normalmente dove non c’è sufficiente margine di libertà” (p.166)2

Un’antropologia cristiana

Chi è l’uomo? Fonte Wikipedìa

Egli adotterà nel suo percorso politico e sociale un metodo basato sull’antiperfettismo sociale, secondo il quale il fallibilismo, l’ignoranza e la libertà individuale sono categorie imprescindibili. Questa posizione ricalca quella del Rosmini che era, parimenti, “Antiperfettista”.

Per Sturzo dire che l’uomo è un animale sociale significa sottolinearne il carattere storico e razionale, poiché solo nella realtà storica l’individuo esprime la sua socialità. La società, in definitiva, è una realtà di individui che si fa e muta storicamente: “…tutto così è storia cioè processualità, provvisorietà, conquista”. (Lettera dell’11 novembre 1930 in “Carteggio” (vol. II p. 357), a cura di Gabriele De Rosa, 1985).

Per questo, riguardo all’antiperfettismo sociale, per Sturzo non esistono società perfette, poiché tutte presentano i limiti che contraddistinguono la costituzione fisica e morale della persona. Per questo la soggettività creativa, grazie alla quale gli individui cooperano in vista di un fine universale, li spingerà a dar vita ad istituzioni politiche, economiche e culturali nelle quali potersi realizzare. I mali della democrazia si combattono facendo emergere dal basso le forze vive della nazione.

La sua Antropologia sociale prendeva le mosse da un’Antropologia cristiana ed era ispirata agli stessi valori cristiani e ai principi della sussidiarietà, della solidarietà e del bene comune propugnati dalla dottrina sociale della Chiesa.

La sua Sociologia storicista è stata definita “cristiana nella radice, anche se laica nelle foglie”. (p. 307)7.

Diceva che c’è buona Politica, quando c’è sana Antropologia; e c’è sana Antropologia solo nella misura in cui si comprende che, per essere davvero Liberi e Forti, occorre ricordarsi dei bisognosi e dei deboli. Ecco perché a suo parere un’Economia per l’uomo presume in primo luogo una prospettiva antropologica di tipo relazionale.

Centenario dell’Appello di don Sturzo

Nella sua città natale, dal 14 al 16 giugno 2019, in occasione del centenario dell’”Appello” di don Luigi Sturzo, si è tenuto un Convegno internazionale dal titolo: “L’attualità di un impegno nuovo”, rivolto principalmente alle nuove generazioni.

A Caltagirone, “Capitale morale d’Italia”, sono giunti i saluti del Presidente Mattarella e di Papa Francesco; vi hanno preso parte il Vescovo Angelo Bagnasco, il presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani e del Partito Popolare Joseph Daul.

Monsignor Calogero Peri, vescovo di Caltagirone, nel suo discorso ha ricordato che vi è la necessità di un nuovo umanesimo, che, come diceva Kant, torni a considerare l’uomo fine e non mezzo, in maniera tale che, nella trasmissione dei valori da una generazione all’altra, le nostre coscienze siano barconi più sicuri di quelli che trasportano gli uomini.

Il 19 gennaio 2019, con la celebrazione solenne nella Cattedrale di Caltagirone, aveva avuto inizio l’”Anno sturziano”. In precedenza, dal Mausoleo che custodisce le sue spoglie, la chiesa del SS. Salvatore, si era mosso il corteo con le insegne e i gonfaloni dei Comuni della diocesi, per recarsi con tutti gli onori alla Cattedrale.

Anno Sturziano, 19 Gennaio 2019 – Fonte Diocesi di Caltagirone

Passando davanti alla Galleria Luigi Sturzo, una Targa all’ingresso ricorda che l’edificio venne inaugurato da Mario Scelba, calatino e amico di Sturzo e che gli venne dedicato negli anni Cinquanta. Prima era intitolato al conte Giuseppe Grifeo, e, in seguito all’Unità d’Italia, a Giuseppe Garibaldi.


1 Sturzo, L., 1970 “Del metodo sociologico”, (1950), Zanichelli, Bologna.

2 Sturzo, L., 1960 “La società, sua natura e leggi”, (1935), Zanichelli,  Bologna.

3 Barbano, F., 1973, “Storicità e sociologia della libertà”, in AA.VV., “Luigi Sturzo nella storia d’Italia”, vol. I, Ed. Storia e Letteratura, Roma.

Le notizie sulla vita di don Luigi Sturzo:

–  Busacca, L. e P., 2011, “Amato figlio… Frammenti di vita quotidiana della famiglia di Felice e Caterina Sturzo”, Effatà Editrice.

–  Caruso, A., 2012, “I siciliani”, Neri Pozza Editore, Vicenza.

–  Vitale, M., sito web: “Don Luigi Sturzo, un maestro per l’Italia di oggi e di domani”.

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Autore: Francesca Bronzetti

Insegnante specialista di Religione Cattolica nei licei e di Teologia alla Università Cattolica del sacro Cuore di Milano.

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