
Fonte Santuario del Santissimo Crocifisso del Soccorso
Adagiato con tenerezza sul fondo della valle, come un bimbo in una culla, si offre un piccolo santuario ove il Signore del Soccorso accoglie e protegge in un’intimità di cuore chi vi giunge a donare il proprio dolore e cercarne sollievo.
In quest’oasi di pace il cuore non si sbanda e resta fisso sulla Croce accanto al pozzo dove lo spirito arso
dalla sofferenza trova ristoro.
Qui è possibile toccare con mano il manifestarsi ed il significato dell’incrollabile fede che traspare dalle pagine di vita di molti calatini.
Notizie storiche al riguardo sono sparse qua e là, ciascuna in una forma non completa che ho cercato di ricomporre in un quadro approssimativamente unitario.
La storia del Santuario è legata a Centorbi il “Cinniraro” il quale nacque a Caltagirone da Lorenzo e Margherita Centorbi (Giurgintano). Venne battezzato nella Parrocchia di S. Giorgio il 31 dicembre del 1650 e gli fu dato il nome di Silvestro Antonio.
Proprietario del pezzo di terra ove ora sorge il Santuario, vi si recava spesso per il lavoro dei campi.
Forse non sapeva che nel suo fondo, a tre chilometri da Caltagirone, un tempo sorgeva una chiesetta dedicata alla Santa Vergine del Soccorso distrutta alcuni anni prima da intemperie e terremoti.
Di certo ignorava che sotto la stalla si trovassero i resti di un affresco con l’immagine del SS. Crocifisso.
Nell’anno 1707, poco prima delle feste natalizie, andò in città per santificare cristianamente la Festa. Ed ecco il primo fatto straordinario.
La stessa notte, infatti, vide in sogno Santa Brigida in ginocchio, davanti al SS. Crocifisso che gli diceva di andare a dissotterrare la Sua immagine rimasta sotto la stalla.
La mattina dopo andò a confidarsi col Confessore Padre Antonio Rizzari, Domenicano, il quale prudentemente gli disse di non dare alcun peso all’accaduto.
Ma il sogno tornò e il sacerdote gli consigliò di raccontare la cosa a Padre Bartolomeo Romano e Padre Antonio Scibilia, Gesuiti. Anch’essi gli consigliarono di attendere, a conferma della volontà divina, qualche segno straordinario.
Nella notte del 31 dicembre 1707 il Divino Crocifisso, gli apparve per la terza volta e lo rimproverò per la sua incredulità. Tuttavia Antonio, fattosi animo, gli chiese con umiltà un segno.
Allora egli vide schiodarsi la mano destra del Crocifisso, posarsi sulla sua spalla destra e fu invaso da un enorme dolore.
Tornò, allora da Padre Rizzari, il quale prima di pronunciarsi chiese al Signore la grazia di illuminarlo e ritiratosi nella sua stanza, vide con sua grande sorpresa il Crocifisso, posto sul suo genuflessorio, cadere a terra. Notato anche in questo un segno dall’Alto esortò Centorbi ad andare subito a dissotterrare la Sacra Immagine.
Era il 1° gennaio 1708 e Antonio in compagnia di altre sei persone corse sul luogo. Scavarono sotto la stalla e nello stupore di tutti trovarono l’immagine del SS. Crocifisso con ai piedi Santa Brigida in ginocchio.
La Sacra Icona, che era dipinta sopra un pezzo d’intonaco, ormai ridotta in pezzi, fu ricomposta sopra una lastra di pietra levigata e restaurata da una pittrice.
Per dare la possibilità di vedere il Prezioso Reperto ai fedeli che accorrevano in massa dalla città e dai paesi vicini per ammirarlo, Centorbi lo collocò, in un primo momento, sopra un ordinato mucchio di pietre.
Nei giorni seguenti, sul posto del rinvenimento, egli costruì una piccola cappella.
Prima che finisse l’anno del prodigio nella terra di sua proprietà e precisamente a fianco della stalla edificò, con il suo denaro e il contributo dei fedeli, la “prima Chiesa” che non doveva essere molto grande per essere riuscito ad ultimarla in meno di un anno e precisamente il 4 dicembre 1708.
Del 1963 è la Storia di lu SS. Crucifissu di lu Succursu composta in musica e parole in settembre dal sacerdote Giuseppe Lo Giudice.
1.Suttirrata ‘nti na stadda 1.Sotterrata in una stalla
Sutta i pedi de’ jumenti, sotto i piedi della bestie da soma,
la to immagini dulenti la tua immagine dolente
si scurdaru, miu Gesù. si scordarono, mio Gesù
Ritornello Ritornello
Pietà Signuri, di st’arma mia Pietà Signore, dell’anima mia
Lu vostru amuri grazia mi sia! Il Vostro amore mi sia grazia!
Piccari mai nun vogghiu chiù, Peccare non voglio mai più,
pi amuri vostru, miu Gesù! per vostro amore, mio Gesù!
2.Ma a Centorbi, u Cinniraru, 2.Ma a Centorbi, il Cinniraro,
‘nta lu sonnu Tu ci appari nel sonno Tu gli appari
e ci dici di scavari e gli dici di scavare
pi livariti ri ddà. per toglierti di là.
3.Iddu ò patri cunfissuri 3.Egli al padre confessore
tuttu dici pi prudenza, dice tutto per prudenza,
ma ricivi l’obbedienza ma riceve l’ordine
d’aspittari n’autru po’. d’aspettare ancora un po’.
4.N’atra vota si ripeti Un’altra volta si ripete
la mirabili visioni la mirabile visione
e a Centorbi ancora imponi e a Centorbi ancora impone
di scavari sempri ddà. di scavare sempre là.
5- Ma lu patri cunfissuri 5. Ma il padre confessore
ci dumanna prima un signu gli domanda prima un segno
ca sirvissi comu pignu che serva come pegno
di divina vuluntà. di divina volontà.
6- E alla terza apparizioni 6. E alla terza apparizione
lu Signuri comu prova il Signore come prova
da la cruci a manu schiova dalla croce schioda la mano
e ‘nta spadda ci a pusò. e gliela appoggia sulla spalla.
7- Si sintiu lu Centorbi 7. Il Centorbi sentì
tutti l’ossa sminuzzari tutte le ossa spezzarsi
e lu cori rimudda e il cuore sciogliersi
di lu preju e la pietà per la contentezza e la pietà.
8- E macari u Crucifissu 8. E inoltre il Crocifisso
a lu patri cunfissuri, al padre confessore,
ca priava cu firvuri che pregava con fervore,
‘nta li mani ci cascò. cadde tra le mani.
9- Pi sti signi e sti prodigi 9. Da questi segni e prodigi
lu Centorbi cunfurtatu il Centorbi confortato
a cumpiri lu mannatu a compiere il mandato
cu gran fudda si ni va. con una gran folla se ne va.
10- E scavannu ‘nti la stadda, 10. E scavando nella stalla,
cu gran zelu e gran primura con gran zelo e gran premura
Gesù miu, la to figura Gesù mio, la tua figura
sutta i petri ritruvò. sotto le pietre ritrovò.
11- Ritruvò lu Crucifissu 11. Ritrovò il Crocifisso
‘nta na petra disignatu: disegnato in una pietra:
santa Brigida havi a latu, Santa Brigida ha al lato,
ca Lu prega cu pietà. che lo prega con pietà.
12- O gran gioia, o meraviglia 12. O gran gioia, o meraviglia
di Centorbi e di la genti! di Centorbi e della gente!
Lu divotu assai cuntenti Il devoto molto contento
na chiesetta fabbricò. Una chiesetta costruì.
13- E cumincianu i prodigi 13. E cominciano i prodigi
e li fatti strepitusi: e i fatti strepitosi:
e li grazi chiù priziusi e le grazie più preziose
lu Signuri a tutti dà. il Signore a tutti dà.
14- Puri nui cu gran fidi 14. Pure noi con gran fede
a li pedi do Signuri ai piedi del Signore
ni jttamu piccaturi, ci gettiamo peccatori
bisugnusi di pietà. bisognosi di pietà.
Nella notte di fine agosto il nero perdeva mordente, a velare il brillar delle stelle.
Avvolto nel corposo velluto di quel blu di cielo un drappello tutto al femminile andava per le strade nel deserto dell’istante che precede l’alba.
Una bimba, la madre e le zie, raggiugevano, leste, gli altri fedeli alla Croce di San Giacomo.
Perduto il senso del tempo la realtà è dimensione onirica talmente profonda da radicarsi con forza nell’antica bambina che ancora oggi l’assapora dove il sogno varca il confine a insinuarsi nell’intimità del reale.
Come cammino dell’anima illuminato dalle fiaccole si snoda il viaggio.
Lungo i tornanti delle ripide discese di colline e spirito si snoda, fino a raggiungere il fondo, fino a trovare la forza per rialzarsi, mentre dalle alture il primo raggio di sole inciampa su una spina della dolorosa corona dell’amore.
Ora, là dove il buio sposa la luce, nel silenzio della voce umana, solo il profumo del vento canta la lode al Creatore.
La festa vera e propria del Crocifisso si svolge la terza domenica di settembre, ma nei cinque venerdì che la precedono, i fedeli si recano al santuario devotamente in preghiera.
Il suggestivo pellegrinaggio notturno, tra salmi e canti, si conclude con la messa alle prime luci dell’alba.
Molti fanno “il viaggio” a piedi scalzi e, lungo la strada, i pellegrini che scendono in gruppo, pregano cantando la coroncina delle Cinque piaghe.
“Deci mìria voti… lodàmmu i cincu piaghi!
E lodàmmulu sempri spissu
u’ Santissimu Crucifissu”.
“Diecimila volte… lodammo le cinque piaghe!
E lodiamolo sempre spesso
Il Santissimo Crocifisso”.
Ad ogni decade si conclude così il canto:
“Santissìmu Crucifissu, “Santissimo Crocifisso,
simmu vinùti pi’ lorari a Vui; siamo venuti per lodarVi;
chiddu sangu chi spargistuvu quel sangue che spargeste
u’ spargìstuvu pi’ nui. lo spargeste per noi.
Siti corpu sacratìssimu, Siete corpo sacratissimo,
siti Figghiu ri Maria. siete Figlio di Maria.
Cancillàti i me’ piccàti, Cancellate i miei peccati,
mantinìti ‘a menti mia”. preservate la mia mente”.
Durante il giorno anziani e malati arrivano con macchine e pullman.
Sono pellegrinaggi di penitenza, di fede e di umano sentire che si intrecciano quasi in maniera inspiegabile tra le pieghe della nuova intelligenza artificiale.