LOGOTERAPIA E FEDE TEOLOGALE IN DIALOGO. La psicologia umana di Gesù in relazione alla natura divina della Persona (7)

Heinrich Hofmann, Gesù e il Giovane ricco, 1889, New York, Riverside Church.

Dopo aver avviato nei precedenti articoli un dialogo tra antropologia, metodo della Logoterapia e Analisi esistenziale e Teologia, ed aver toccato temi che vanno dalla prospettiva umanistica, al Dio inconscio, alla sofferenza e alla  considerazione della persona sofferente, all’incontro con le religioni e la religiosità, nonché al cambiamento dell’uomo attraverso il cambiamento della visione della vita contribuendo alla guarigione, è ora opportuno offrire alcuni cenni

sulla psicologia di Gesù, ricordando da dove gli studiosi siano partiti in questa ricerca.

Indicheremo alcune pagine evangeliche che possano sostenere uno studio adeguato di questa dimensione dell’umanità, e ci teniamo a

sottolinearlo, della santa umanità di Gesù, la cui presenza, insieme a quella della divina Persona, influisce positivamente sull’uomo, pur lasciandolo nella sua piena libertà.

Giuseppe Tanzella-Nitti, sacerdote, teologo , astronomo

Un articolato studio del teologo Giuseppe Tanzella-Nitti1 (La psicologia umana di Gesù di Nazaret e il suo ruolo in una contemporanea teologia della credibilità in Annales Theologici – 27, 2013, pp. 267-292) ci servirà di falsariga per affrontare il tema. Tratti psicologici di Gesù sono infatti rintracciabili nel Gesù rivelato, o storico. Lo sono sia per lo studioso non credente, che in lui ritenesse vedere una persona umana, sia per il credente e il teologo. Entrambi, accettando la Verità della unione ipostatica delle due nature nella sola divina Persona, non solo non negano l’esistenza di una psicologia umana di Gesù, ma ne riconosco la necessità, chè, se così non fosse, si troverebbero davanti ad un uomo che non può non avere una psicologia, ma ad un burattino guidato dalla divina Persona. 

Nitti, in trentacinque pagine, spiega con quali finalità classificare e organizzare i materiali necessari per parlare di una psicologia di Gesù, precisando alcune questioni fondamentali per chi volesse studiarla in Gesù come nei suoi discepoli, ma, aggiungiamo, anche in Maria, o nel Battista, o in altri personaggi presenti negli scritti neotestamentari, al fine di comprendere quale possa essere una psicologia umana dotata di equilibrio interno e, in termini spirituali, interiore.

Poter confrontare gli habitus, i tratti psicologici di Gesù e dei personaggi evangelici con quelli della persona comune, anche quella sofferente incontrata da Gesù, ci aiuterà a scoprire la differenza tra umanità delle creature e santa umanità del Creatore, riconoscendo in Lui un modello e uno stile performativo che ridia vita, riconoscendo quel grande valore che ogni persona sempre conserva, qualunque sia la sua condizione. Tale progresso nella conoscenza della Santa umanità di Gesù potrà essere un presupposto per ogni dialogo tra teologia/fede e percorsi psicologici che, come quello della logoterapia ed analisi esistenziale, tengano conto della persona nella sua interezza.

Lo stato dell’arte ad oggi

Nitti, che qui si riferisce alle esigenze e all’oggetto materiale della Teologia Fondamentale, dice di rivolgersi allo studio della psicologia di Gesù per indagare, in primis, se questo genere di studio sia legittimo, in secundis, allo scopo di chiarire se Gesù possa essere una persona credibile, o folle, o illusa e alla fine delusa e sconfitta. Possiamo anticipare che Gesù è un reale modello di vita e valido riferimento.

Questo genere di analisi si affianca a quello tradizionale della Teologia Fonfamentale, volta a verificare gli argomenti di ragionevolezza della fede, della rivelazione e dei dati storici, o presunti tali, dei Vangeli, o degli scritti esterni al NT.

Uno studio della psicologia di Gesù pone la seguente domanda, dato il presupposto dogmatico della unicità della Persona divina in due nature:

Se Gesù fosse persona divina e non umana, in che senso si potrebbe parlare di una sua psicologia di riferimento per il piano umano? Il Professore affronta la questione sul piano dogmatico e non poteva mancare di evidenziarne l’importanza, pena il crollo dell’intero castello.

La teologia poco si è occupata di detto studio, tranne che si faccia eccezione per pochi grandi nomi come Guardini, Adam, Schwitzer, Drewermann2 e Balthasar.

In campo filosofico, diversi autori se ne sono invece interessati, come K. Jaspers. Gli studi di orientamento laico furono però, va ricordato, troppo condizionati da premesse psicoanalitiche Freudiane, come nel caso di autori razionalisti ottocenteschi, giungendo, in taluni casi, a diagnosi patologiche di Gesù definendolo visionario, psicopatico delirante, giungendo a fornire, come nel caso di W. Hirsch, perfino un profilo clinico paranoide.

Le letture razionaliste avevano il limite di non tener conto del significato storico culturale del linguaggio evangelico dal quale si ricavano i caratteri distintivi di Gesù, ma c’è da dire che, nel corso del ‘900, questa linea si esaurì da sé.

Lo studio del Nitti si distingue per riaprire il tema efficacemente in campo teologico, anche se solo ai fini della credibilità “fondamentale” di Gesù. Ma grazie alla dovizia di citazioni dai testi, così ricche, che poco vi sarebbe da aggiungere, Nitti approfondisce anche il livello semantico, potendo agevolmente parlare dei meravigliosi tratti della psicologia di Gesù considerati nella loro oggettiva evidenza e riscontrati anche da quegli interlocutori che nei vangeli risultano a Lui ostili. Essi risultano segno sia della credibilità del soggetto Gesù, sia di una personalità equilibrata e dalle forti motivazioni, che furono capaci di orientare la sua vita dandole un senso. Potremmo chiederci, infatti, in termini frankliani: quale era il senso della vita terrena di Gesù? La teologia ci risponderebbe dicendo che il senso era una vita totalmente orientata al Padre; una vita dialogica, totalmente impregnata di relazioni con il Padre. In Gesù, tutto è rivelazione di Dio, trasparenza del suo amore, epifania del volto del Padre. “Ho fatto conoscere il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo” (Gv 17, 6), dirà nella preghiera sacerdotale.

“Le parole che hai dato a me, io le ho date a loro” (Gv 17,6.8). “Per loro io consacro me stesso, perché anch’essi siano consacrati nella verità” (Gv 17,19). Questa è la tensione che permea la vita di Gesù in tutte le sue espressioni: rivelare e raccontare il Padre a tutte le persone che incrocia nel suo cammino. Al centro di tutto, quindi, egli pone la relazione con il Padre, una relazione sostenuta e animata da preghiera viva e incessante e volta al compimento della missione che il Padre gli ha affidato: salvare il mondo, salvare l’uomo.

“Persona” umana o divina in Gesù?

Cristo Pantocratore, Sec. VI, Monastero Santa Caterina d’Alessandria del Monte Sinài.

Quanto alla “persona umana” di Gesù sappiamo per fede che è inesistente, ma non si può tralasciare il suo “Io” che non inerirebbe alla persona umana, bensì alla natura umana e alla Persona divina. Se Gesù non ha persona umana, tuttavia ha comportamenti riferibili ad una psicologia personale supportata da un “Io”, dovendo in questo caso distinguere tra Io umano e Persona divina.

I Suoi comportamenti sono riconducibili a modelli di giuste relazioni nel mondo umano e con Dio. Sicché, i Suoi sentimenti, come tutta la sua umanità, che non è apparente (come invece vuole il Docetismo) poggiano sulla Persona divina. La Sua umanità non ne è mortificata in alcun modo. Si tratta della Santa umanità, modello della nostra umanità.

Lo studio della psicologia di Gesù da parte della teologia, come ci fa capire Guardini, se non ha avuto fino ad oggi grande spazio per il timore di “ridurre Gesù a proporzioni semplicemente umane”3[3], ora conosce tempi propizi per riaprirsi al tema.

In questo quadro, recentemente, alcuni autori hanno rivalutato questo ambito di studio ai fini di una pastorale giovanile sensibile alle tematiche psicologico esistenziali e alla scoperta di “orizzonti di senso”.

I tratti psicologici di Gesù emergono dai Vangeli per i suoi gesti, i suoi discorsi, le motivazioni, le scelte, lo stile di vita, gli atteggiamenti ed i comportamenti verso i suoi antagonisti, o i poveri e i sofferenti, il Padre, del quale Egli parla ampiamente.

Tratti psicologici di Gesù

Quanti spunti sull’empatia di Gesù, la compassione per le folle senza pastore, il suo amore per persone da tutte ignorate e senza speranza, la cura dei malati, mai solo considerati sul piano fisico, ma sempre anche spirituale, l’attenzione ai sentimenti dei discepoli, come la facilità con cui il Maestro parla sovente ai discepoli dei propri sentimenti!

Gesù mostra la convinzione e la piena consapevolezza che l’uomo per Dio ha una radicale importanza e che deve essere preso sempre da lui in pienezza e singolare considerazione.

Questa fondamentale e profonda persuasione del Verbo fatto uomo non manca di essere motivo di riflessione e cambiamento per chi voglia cambiare o si prendesse cura di chi di cambiamento abbisognasse.

Egli, poi, prova sentimenti forti, come lo scoppiare nel pianto per Lazzaro, ma anche lo stare volentieri a tavola con i peccatori, la sua vita interiore, con la solitudine e la preghiera, più frequentemente solitaria, le strette al cuore e l’angoscia, l’ira contro le azioni aspre di maestri che utilizzano la Legge non per liberare l’uomo, ma per incatenarlo.

L’articolo precedente, LOGOTERAPIA E FEDE TEOLOGALE IN DIALOGO. Cambiamento del cuore e guarigione dell’uomo (6), che esamina l’incontro tra Gesù e Pietro, è un esempio parziale di come si potrebbero accostare Gesù e i personaggi evangelici sotto il profilo psicologico senza tralasciare gli aspetti della Fede.

Quanto da questi spunti, che nello studio di Giuseppe Tanzella trovano puntuali e numerosi riferimenti evangelici e critici, si può derivare per lo studio di una personalità equilibrata, fortemente orientata ai valori e fondata nella relazione con il Padre con il quale sempre è unito!

Una tale ricerca potrebbe giovare ai singoli, alle figure degli educatori, degli psicoterapeuti, e perfino a quanti hanno compiti nella comunità. Essi scoprirebbero anche il significato dell’ira provata a volte da Gesù e non solo della misericordia. A cosa ascrivere, per esempio, la severità di Gesù?

Da questi studi si comprende come Gesù non re-agisca mai per motivi personali, ma sempre per fedeltà all’uomo che soffre e alla Verità. Tali comportamenti oggi sono pericolosamente espunti dal galateo dell’apostolo, ma anche dell’educatore come del genitore.

Gesù, invece, ha sempre una forte reazione al peccato; pensiamo, in tempi non lontani, alla figura di Padre Pio, tanto misericordioso quanto severo.

Tratti psicologici dell’apostolo

Approfondire allora i tratti umani e divini di Gesù, secondo i quali anche i discepoli di Gesù devono conformarsi e comportarsi nella missione, offrirebbe materia per rimodellare il giusto comportamento del missionario in rapporto al mondo. Il motivo è sempre l’intransigenza verso il peccato, ma non verso le persone, distinguendo il peccato oggettivo dal peccatore.

Molta parte ha poi, nel profilo di Gesù, il suo sguardo, in diverse situazioni, non ultima quello sguardo in occasione del tradimento di Pietro, -di cui nell’articolo poco sopra citato-, la grande questione dell’atteggiamento di Gesù e dei discepoli verso la morte, ecc.

Un percorso convincente dovrebbe contemplare un’indagine sulla duplice natura di Gesù, indispensabile perché poi, sul piano teorico e anche pratico della psicologia, il paziente credente e lo psicoterapeuta, anche se non credente, possano tenerne conto per riconoscere significato all’orizzonte di fede, di per sé motivante per il paziente.

Occorrerebbe valutare che cosa implichi sul piano della Fede e della psicologia l’essere dell’uomo creato a immagine e somiglianza di Dio, considerandone le diverse conseguenze, anche operative, nel caso in cui si accolga o meno la psicologia di Gesù quale riferimento per il paziente e per lo psicoterapeuta nel rispetto, sempre, della fede del paziente.

Sia chiaro che lo psicoterapeuta opera solo al livello psicologico naturale del paziente, ma rispettando e considerando il mondo dei significati del paziente in modo valorizzante.

Scoprire i tratti psicologici delle figure che precedono e accompagnano la storia salvifica di Gesù -modelli positivi, ma anche negativi- evidenzierebbe l’oggettività e naturalezza della logoterapia anche nella cura di persone animate dalla fede.

Si potrebbero, poi, riscontrare diversi echi della psicologia di Gesù in talune visioni e pratiche proprie della psicologia più umanistica, che riportano sul piano umano atteggiamenti che in Gesù hanno una motivazione soprannaturale e salvifica, ma che hanno un riscontro possibile, benché parziale, anche sul piano antropologico.


  1. Tanzella-Nitti, Giuseppe, teologo di notevole livello, astronomo e docente all’Università della Croce. QUI il denso e ampio profilo biobibliografico. ↩︎
  2. Cf Drewermann, Eugen, Psicologia del profondo ed esegesi, Queriniana, Brescia 1996; Idem, Il Vangelo di Marco. Immagini di redenzione, Queriniana, Brescia 1994. ↩︎
  3. Guardini, Romano, La realtà umana del Signore. Saggio sulla psicologia di Gesù, 1958, Morcelliana, Brescia, 1979, 131. ↩︎

Articoli precedenti

21 Ottobre 2023 RICERCA DI DIO E DOMANDA DI SENSO. Psicologia e Fede teologale in dialogo. 

4 Novembre 2023 LOGOTERAPIA E FEDE TEOLOGALE IN DIALOGO. La prospettiva umanistica di Viktor Frankl (1) 

18 Novembre 2023 LOGOTERAPIA E FEDE TEOLOGALE IN DIALOGO. Viktor Frankl e il Dio “inconscio”(2). 

4 Dicembre 2023 LOGOTERAPIA E FEDE TEOLOGALE IN DIALOGO. Viktor Frankl e la sofferenza (3) 

17 Dicembre 2023   LOGOTERAPIA E FEDE TEOLOGALE IN DIALOGO. Viktor Frankl e le religioni (4)

2 Gennaio 2024 LOGOTERAPIA E FEDE TEOLOGALE IN DIALOGO. Viktor Frankl e il valore della persona sofferente (5)

LOGOTERAPIA E FEDE TEOLOGALE IN DIALOGO. Cambiamento del cuore e guarigione dell’uomo (6)

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Autore: Marcello Giuliano

Nato a Brescia nel 1957, vive a Romano di Lombardia (BG). Dopo aver conseguito il Baccelierato in Teologia nel 1984 presso il Pontificio Ateneo Antonianum di Roma e il Diploma di Educatore Professionale nel 2001, ha lavorato numerosi anni nel sociale. Insegnante di Religione Cattolica nella Scuola Primaria in Provincia e Diocesi di Bergamo, collabora ai cammini di discernimento per persone separate, divorziate, risposate ed è formatore per gli Insegnanti di religione Cattolica per conto della stessa Diocesi. Scrive sulle riviste online Libertà & Persona e Agorà Irc prevalentemente con articoli inerenti la lettura simbolica dell’arte ed il campo educativo. Per Mimep-Docete ha pubblicato Dalla vita alla fede, dalla fede alla vita. Camminando con le famiglie ferite (2017); In collaborazione con Padre Gianmarco Arrigoni, O.F.M.Conv., ha curato il libro Mio Signore e mio Dio! (Gv 20, 28). La forza del dolore salvifico. Percorsi nella Santità e nell’arte, (2020). Di prossima uscita Gesù è veramente risorto?