LOGOTERAPIA E FEDE TEOLOGALE IN DIALOGO. Viktor Frankl e il valore della persona sofferente (5)

Arzuffi, Visitare gli infermi, Sec. XX – Fonte BeWeB

Da adolescente, ero convinto che la rivoluzione comunista sarebbe stato l’unico modo per cambiare il mondo e ritenevo che la violenza fosse necessaria, nonostante il gran numero di morti che avrebbe richiesto. Tutto era proiettato nel futuro. Cosa mancava in questa visione utopistica? Il valore del presente e della singola persona

e di tutti coloro che avrebbero contribuito al successo della rivoluzione. Ma questi, mi dicevo, non avrebbero diritto di godere i benefici della rivoluzione? Io stesso ne sarei rimasto privo.

Fu questa considerazione che mi fece vedere l’assurdo del materialismo storico e politico, la sua falsità o illusione. Dovevo cercare una via diversa che desse un futuro a tutti, anche a me! La trovai nella ricerca della verità e nel Vangelo che sono “qui e ora” per me e per tutti. Si imponeva un mio cambiamento, come Socrate l’aveva vissuto e dimostrato dal modo in cui era morto, da uomo libero, benché in catene, e nel modo in cui Gesù insegnava e insegna nel Vangelo. Questo trasformò la mia vita, orientandola completamente nel modo di pensare, di essere e di agire. Ho agito verso di me e non verso il mondo esterno o, meglio, agendo verso di me ho agito anche verso ciò che è intorno a me ponendo un cambiamento, benché possa essere considerato un piccolo cambiamento.1

Perché e senso della sofferenza

In Homo Patiens, Soffrire con Dignità2, Frankl esplora il significato della sofferenza umana e come si possa trovare un senso e una dignità nella sofferenza stessa. Egli sostiene che la sofferenza può essere un’opportunità per crescere e sviluppare la nostra umanità, e che possiamo trovare un senso nella sofferenza attraverso la nostra capacità di scegliere e di rispondere alle difficoltà della vita.

Frankl cerca di rispondere alla domanda di Nietzsche: “Perché soffrire?”. Ma per Frankl, nel “come” si soffre, si trova anche la risposta al “perché”.

Il Sal. 22, tradotto con “Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?” andrebbe tradotto così, secondo il suo interlocutore teologo Lapide: “… a quale scopo mi hai abbandonato? La versione corrente, la prima, farebbe pensare a un dubbio su Dio e metterebbe in discussione Dio, volgendosi indietro, al passato, mentre il quesito si rivolgerebbe al futuro; non mettere in discussione Dio, ma porgli una domanda che desse per scontato che tale sofferenza abbia un senso, volendone, però, conoscere il motivo.

In senso cristiano, la risposta non si trova da soli. Occorre domandare.  Si chiede, fiduciosi, il senso della sofferenza.

“Le mie lacrime nell’otre tuo raccogli” (Sal 56, 8-9) significa che Dio alle nostre lacrime, se le raccoglie, attribuisce un senso. Dio, poi, conosce il nostro futuro e in quello c’è il compimento del passato. “Ora conosciamo come in uno specchio, ma domani … vedremo Dio così come Egli è”. A maggior ragione i singoli aspetti della nostra vita, sofferenza compresa.

“Ciò che è stato viene”, frase di Heidegger che il nostro fa propria; ciò che è stato resta finché viviamo e fintanto che dà un senso e configura la vita, come l’esperienza dell’Esodo, l’esperienza della vittoria dei Maccabei, le grosse distruzioni del Tempio, che non si possono cancellare dalla memoria del popolo3.

Nella concezione ebraica le dimensioni spaziale e temporale sono unite. “Olam” significa, a un tempo, “il mondo”, ma anche “l’eternità”. Si capisce di volta in volta il significato del vocabolo nel contesto in cui è utilizzato.

Einstein, riferisce Frankl, ritiene di includere tutto il tempo e tutto lo spazio in un unico sistema unitario. Sottolineando la ciclicità della religione ebraica, alle persone in lutto si dà da mangiare l’uovo, simbolo di vita per cui il defunto di ieri, che ancora si piange, non se n’è andato per sempre. La tomba non chiude il ciclo della vita; vi è la speranza del dopo.

Sofferenza e preghiera

Viktor Frankl ha scritto molto sulla sofferenza e sulla preghiera. In “Man’s Search for Meaning”, (Alla ricerca di un significato) il suo libro più famoso, Frankl descrive la sua esperienza nei campi di concentramento nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale e come ha trovato un senso nella sofferenza attraverso la sua fede e la sua ricerca di un significato più profondo nella vita. Riscoprendo il senso della preghiera, sostiene che essa può essere un modo per trovare un senso nella sofferenza e per connettersi con qualcosa di più grande di noi stessi. In “The Doctor and the Soul” (Medicina per l’anima ed. Gribaudi), Frankl scrive che la preghiera può aiutare a superare la disperazione e la solitudine, e può fornire una fonte di forza e di speranza in tempi difficili. Frankl non era legato a una specifica religione, ma credeva che la spiritualità fosse un aspetto importante della vita umana e che la preghiera potesse essere un modo per esplorare la propria spiritualità e connettersi con il mondo intorno a noi. In definitiva, Frankl sostiene che la preghiera può essere un modo per trovare un senso nella sofferenza e per trovare la forza di andare avanti anche nei momenti più difficili della vita.

Frankl ritiene di aver sperato così, nonostante la dura vicenda dei campi di concentramento, dove sempre ha pregato non per ottenere un dono, ma per vedere tutto nella luce di Dio, così che avesse un senso. Chi entrava nelle camere a gas pregando non si aspettava la sospensione dell’esecuzione, ma di vederne il senso. Era una preghiera di Amen, il fiat.

“Un dialogo in tutta onestà e solitudine: questo significa pregare; mantenere la fede nella pienezza di senso. Pregare quando si è felici e quando si è tristi. Così ci si può sfogare. Con le parole personali e della Tradizione, come i Salmi che ripropongono i diversi momenti della vita e della vicinanza di Dio”4.

“Ci si avvicina all’unica verità provenendo dalle direzioni più disparate e usando linguaggi diversi. Di regola è meglio parlare la propria madrelingua, quella con cui si è cresciuti: adottandola come sistema comunicativo e simbolico”5.

Un primo bilancio

Questa visione di Frankl tende allo gnosticismo e ad una sorta di radice comune e trascendente delle religioni o ad esse sottostante; è aconfessionale, servendosi di una tradizione solo perché familiare, assimilata con il latte materno. Il che non è significativo in senso specificamente cristiano, ma certo in ordine al senso religioso dell’uomo:

“La logoterapia non scredita la religione riducendola, come fa Freud, a forma collettiva di nevrosi ossessiva, che coinvolge l’umanità e interpretando Dio come imago introiettata del padre. Questo non lo fa, ma una cosa l’ha fatta. Prendendo seriamente in considerazione la religione come un fenomeno umano al cento per cento, alla pari della sessualità, ecc., ha rinforzato per anni, ma dovrei dire per decenni – perché solo adesso, con lo sguardo rivolto al passato, posso azzardarmi a dirlo per la prima volta in vita mia- la spina dorsale a tutti i pastori americani, ai preti e ai rabbini. Come si espresse uno di loro: ecco che arriva uno psichiatra dall’accento viennese e dice lì per lì che l’essere umano ricerca primariamente il senso e non il piacere. Non si tratta solo di libido e di conflitto tra super-Io, Io e Es e così via; non è un prodotto dell’ambiente che lo circonda e della biochimica, o che so io. Costui dice effettivamente cose di carattere religioso, come intendeva Einstein, quando affermò che credere nel senso della vita significa essere religiosi. E come intendeva Wittgenstein, per il quale credere in Dio significa credere che la vita abbia un senso. Sì, questo ha rinforzato la loro spina dorsale”6.

“Prima mi irritava molto, perché ho sempre visto la Creazione come un’unica grande forma di antropomorfismo. Vengo da un’epoca in cui la gente si immaginava Dio che modella l’argilla. Ma non è così. Oggi la Creazione viene intesa come qualcosa che non si può spiegare semplicemente con il caso e le mutazioni, come faceva Jacques Monod, ma come qualcosa che deve venire dall’esterno del sistema. Come dice Jaspers: L’essere umano non deve a sé stesso la propria esistenza; egli è un dono della trascendenza … Non ho scelto io i miei genitori, né ho deciso il momento in cui nascere, e non so neanche quando morirò. Devo vivere la mia vita e presentarmi al cospetto di chi me l’ha donata; con questo non intendo dire: un giorno, in futuro -nella tomba non ci si porta dietro l’intera dimensione temporale, perché in quel momento siamo al di là del tempo, del passato e del futuro- ma devo comunque farlo, e vivere in modo tale da presentarmi al suo cospetto senza sprofondare dalla vergogna. Di più non posso pretendere”7.

Durante l’intervista, Lapide racconta di ventisette israeliani salvati a Milano da suore che li tennero per venticinque mesi nella loro cantina, a seicento metri dal Comando della Gestapo. Mentre lui era console israeliano a Milano dal 1956 al 1958, gli scrissero per poter fare una visita ufficiale alla comunità. Giunti là con tanto di fotografi, per dare risalto alla loro testimonianza sulla generosità eroica di quelle suore e della Chiesa, l’anziana superiora gli chiese: «Mi dica, signor Console, siete comunisti o siete fascisti? Poiché (in quella cantina) abbiamo nascosto nel 1942 i comunisti, dal 1943 al 1945 gli ebrei e dal 1946 al 1947 i fascisti. Ormai, sa com’è, faccio un po’ di confusione». Per quelle suore il senso era salvare vite8.


NOTE

  1. Un ricordo di Marcello Giuliano. ↩︎
  2. Frankl, Viktor, Homo Patiens. Soffrire con Dignità, Brescia 1997-2001. ↩︎
  3. Frankl, Viktor, Ricerca di Dio e domanda di senso …,  op. cit., 76-77. ↩︎
  4. Frankl, Viktor, Ricerca di Dio e domanda di senso …,  op. cit., 78. ↩︎
  5. Frankl, Viktor, Ricerca di Dio e domanda di senso …, op. cit., 79. ↩︎
  6. Frankl, Viktor, Ricerca di Dio e domanda di senso …, op. cit., 81-82. ↩︎
  7. Frankl, Viktor, Ricerca di Dio e domanda di senso …, op. cit., 85. ↩︎
  8. Cf Frankl, Viktor, Ricerca di Dio e domanda di senso …, op. cit., 88-89. ↩︎

Articoli precedenti

21 Ottobre 2023 RICERCA DI DIO E DOMANDA DI SENSO. Psicologia e Fede teologale in dialogo. 

4 Novembre 2023 LOGOTERAPIA E FEDE TEOLOGALE IN DIALOGO. La prospettiva umanistica di Viktor Frankl (1) 

18 Novembre 2023 LOGOTERAPIA E FEDE TEOLOGALE IN DIALOGO. Viktor Frankl e il Dio “inconscio”(2). 

4 Dicembre 2023 LOGOTERAPIA E FEDE TEOLOGALE IN DIALOGO. Viktor Frankl e la sofferenza (3) 

17 Dicembre 2023   LOGOTERAPIA E FEDE TEOLOGALE IN DIALOGO. Viktor Frankl e le religioni (4)

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