LOGOTERAPIA E FEDE TEOLOGALE IN DIALOGO. Viktor Frankl e il Dio “inconscio”(2).

Michelangelo Buonarroti, Creazione di Adamo, 1511 ca., Città del Vaticano,  Cappella Sistina. Fonte Wikipedìa

Il Dio “inconscio”: religione e scienza, fede e ragione

Per Frankl, esiste davvero un’immagine del Dio “inconscio”, ma ciò non riduce di per sé “Dio” ad una dimensione inconscia, privata di oggettività. «La formula del Dio inconscio non afferma che Dio sia di per sé inconscio, ma piuttosto che il nostro rapporto con lui può essere inconscio, ossia represso e, in questo modo, talora nascosto a noi stessi»1.

Di sicuro, Dio non è il “Dio del successo”, ma molto di più. Gli uomini di scienza devono riconoscere uno spazio

legittimo a Dio perché essi studiano il come delle cose e non il loro perché causale, né finalistico, che le precede.

La scienza prende in esame l’opera di Dio; la fede cerca Dio stesso. Per questo è assurda la guerra tra scienza e fede, tra ragione e fede.

Tommaso d’Aquino (Sec. XIII°) volle separare la fede dalla scienza e dalla filosofia. Secondo lui, le opinioni filosofiche non vanno né asserite né negate per ragioni di fede (Tommaso d’Aquino, Opusc. 10, q. 18). Se la scienza può spiegare il creato, non spiega, però, la creazione.

Questo conflitto di pensiero può procurare all’uomo problemi, privandolo di un possibile senso.

La scienza studia la materia, l’energia, quanto già dato nelle sue forme e manifestazioni, mentre la fede parte da Colui che a tutto ha dato vita. La scienza può solo concepire le realtà intermedie e non il tutto. La ricerca del tutto è competenza esclusiva della religione, e della filosofia, aggiungerei.

Le due antenne

Le due antenne, della ragione con i cinque sensi, e della fede dovrebbero funzionare insieme. Qui Frankl e il teologo Lapide ripartono dalla possibilità di un lavoro comune tra scienza e fede e, quindi, tra psicologia e fede.

Da Allport, Frankl mutua la convinzione che ogni religione riceve una parte della verità su Dio, -convinzione estranea, però, ad ogni religione monoteista-. Può dunque sembrare che per Frankl, in qualche modo, le religioni si equivalgano, ma non è questo il tema che Frankl pone qui a fuoco, bensì il senso delle religioni nella spiritualità di ogni uomo; come esse abbiano non solo diritto di cittadinanza, ma possano rivelarsi un vero motore di rinascita e di crescita della persona. In ogni modo, Frankl non crede «a una sorta di esperanto delle religioni». Non auspica né intravede una religione universale, ma semmai una religione «profondamente personale»2. Lo psicoterapeuta, secondo la logoterapia, l’esistenza religiosa e quella non religiosa, sono due fenomeni coesistenti, e il terapeuta si pone nei loro confronti in atteggiamento neutrale; le sue tecniche sono applicabili al credente come al non credente di qualunque fede e a prescindere dalla propria opzione religiosa.

La psicoterapia si muove su un terreno che sta al di qua della fede nella rivelazione. Lo scopo dello psicoterapeuta non è indurre la fede, ma curare il disagio della persona, sostenerla nella sua ricerca del senso particolare3.

Compito dello psicoterapeuta è anche quello di chiarire alla persona la sua coerenza nella fede e nella propria confessione religiosa di appartenenza.

Lo psicologo cristiano

Uno psicologo cristiano è un professionista della psicologia, che integra la propria fede cristiana nella pratica clinica, ma che rispetta gli standard etici e professionali della psicologia e lavora con pazienti di diverse fedi o senza fede. Il problema dello psicologo cristiano, inoltre, è che nella sua concezione di essere umano deve saper partire da una Antropologia Cristiana, chiarendo “chi è l’uomo e perché si ammala”.

Per uno psicologo e psicoterapeuta cristiano va da sé che il fondamento della sua professione religiosa non consiste nella prospettiva frankliana di “equivalenza delle religioni”. Frankl parla di spiritualità travalicando le religioni. Resta vero che lo psicologo e psicoterapeuta cristiano vedranno nella fede una grazia, un dono divino che sosterrà la persona nel proprio percorso spirituale con cui è coerente il percorso psicoterapeutico. Il paziente, proprio nella sua fede cattolica, se cattolico, o altro, riterrà di trovare il proprio aiuto interiore ove meglio ritenga.

In ciò, il pensiero teologico è debitore al valore che Frankl riconosce alla religione e alla fede.

Va detto che nella prassi terapeutica del disagio, specie se legato al recupero dalle dipendenze, numerosi centri di recupero in Italia, benché nati da sacerdoti e religiosi, frequentemente hanno escluso il contributo della pratica religiosa durante la fase terapeutica nel timore che essa potesse nascondere e mistificare la lettura che il paziente avrebbe fatto della propria situazione patologica, mascherandola e non superandola. La pratica religiosa era, e spesso così ancora è vista in diversi centri cattolici, come impedimento a una vera ricostruzione di una sana personalità. Ma così non è.

Il cammino religioso, secondo questa visione, verrebbe semmai rimandato a successiva scelta del singolo, una volta concluso il “percorso di recupero”. Ovviamente, anche nella prospettiva di una persona di fede, non intendiamo che lo psicologo e lo psicoterapeuta, ancorché cattolico, debbano spingere il paziente o cliente alla scelta o riscoperta della fede originaria o da abbracciarsi comunque, intendiamo solo dire che se essa fosse presente, potrebbe diventare una risorsa fondamentale con pieno diritto di cittadinanza all’interno dei contenuti che la persona in disagio propone.

Vi sono però anche altri centri di recupero in Italia e fuori Italia in cui la scelta religiosa, affiancata da forme anche di psicoterapia, è posta invece a fondamento del percorso di cambiamento all’interno del percorso. Penso, per esempio, al Centro Shalom di Sr. Rosalina, a Palazzolo sull’Oglio (BG) e alle oltre cinquanta comunità di Sr. Elvira Petrozzi.

Diversamente, per la logoterapia la religione resta un fenomeno umano e “un oggetto” con diritto di cittadinanza scientifica, come spiega Eugenio Fizzotti4.


  1. Frankl, Viktor, Fizzotti, Eugenio a cura di, Ricerca di Dio e domanda di senso. Dialogo tra un teologo e uno psicologo, Claudiana, Torino 2005-20062, 20165, 59. ↩︎
  2. Su questa parte vedi Eugenio Fizzotti a cura di, Viktor Frankl, Dio nell’inconscio. Psicoterapia e religione, Morcelliana, 19751; 20145, XXVI[2], 62. ↩︎
  3. Cf. Fizzotti, Eugenio a cura di, Frankl, Viktor, Dio nell’inconscio …, op. cit., 89; 93. ↩︎
  4. Fizzotti, Eugenio a cura di, Frankl, Viktor, Dio nell’inconscio. Psicoterapia e religione, Morcelliana, 19751; 20145, XXVI. ↩︎

Le precedenti puntate

RICERCA DI DIO E DOMANDA DI SENSO. Psicologia e Fede teologale in dialogo. 21 Ottobre 2023.

LOGOTERAPIA E FEDE TEOLOGALE IN DIALOGO. La prospettiva umanistica di Viktor Frankl (1) 4 Novembre 2023.

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