“CONCLUDERÒ UN’ALLEANZA NUOVA E NON RICORDERÒ PIÙ IL PECCATO”

Giambattista Tiepolo, Il profeta Geremia,  1729-1730,
Udine, Palazzo Arcivescovile, Soffitto della Sala Rossa.

Colletta

Vieni in nostro aiuto, Padre misericordioso,
perché con la tua grazia possiamo camminare sempre
in quella carità che spinse il tuo Figlio
a consegnarsi alla morte per la vita del mondo.
Egli è Dio, e vive e regna con te.

Commento artistico-spirituale alla Prima Lettura della V DOMENICA DI QUARESIMA – ANNO B   – 17 Marzo 2024

Di don Tarcisio Tironi, Direttore M.A.C.S. (Museo di Arte e Cultura Sacra) di Romano di Lombardia-Bg

«Ecco, verranno giorni – oracolo del Signore –, nei quali con la casa d’Israele e con la casa di Giuda concluderò un’alleanza nuova. Non sarà come l’alleanza che ho concluso con i loro padri, quando li presi per mano per farli uscire dalla terra d’Egitto, alleanza che essi hanno infranto, benché io fossi loro Signore. Oracolo del Signore. Questa sarà l’alleanza che concluderò con la casa d’Israele dopo quei giorni – oracolo del Signore –: porrò la mia legge dentro di loro, la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo. Non dovranno più istruirsi l’un l’altro, dicendo: “Conoscete il Signore”, perché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande – oracolo del Signore –, poiché io perdonerò la loro iniquità e non ricorderò più il loro peccato» (Geremia 31,31-34).

Le difficoltà del profeta Geremia aumentarono durante il regno di Sedecia fino al punto da essere messo in prigione perché ritenuto un profeta di sventure. Proprio a quel periodo si riferisce il brano tratto dal libro della consolazione: Dio, mosso a pietà, perdona e rinnova l’alleanza con il suo popolo che, di conseguenza, si sente rinascere. Il Signore stesso promette:

«porrò la mia legge dentro di loro, la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo».

Da questo momento l’osservanza dei comandamenti non sarà più un peso, ma una conseguenza della intima e inscindibile unione nata dal nuovo patto.

Il profeta annuncia la restaurazione del popolo eletto dopo l’esilio.
«Il profeta Geremia» è un affresco di Giambattista Tiepolo, dipinto in uno dei quattro angoli del Soffitto della Sala Rossa nel Palazzo Arcivescovile di Udine. Nella scena, realizzata all’interno di una cornice in stucco come per altri tre profeti (Isaia, Ezechiele, Daniele), Geremia è raffigurato seduto a terra, mentre con l’aiuto di un panno retto dalla mano sinistra, si sta asciugando le lacrime del pianto su Gerusalemme ridotta in schiavitù.

Ai piedi dell’uomo di Dio si vede il libro, quasi abbandonato e chiuso, delle sue «Lamentazioni» e, in alto, è rappresentata la cima di un bastone appoggiato ad un masso, con la tipica borraccia da pellegrino ricavata dal guscio di una zucca.

Dal commento di sr. M. Francesca, apostolina:

«Il Signore non scrive sulle tavole di pietra ma sul cuore. Il cuore, in ebraico, è il centro della persona, della volontà, dei sentimenti, delle emozioni, soprattutto il luogo in cui si sceglie. Lì, “dentro”, dice il Signore a Geremia per essere chiaro, Egli scriverà di sé. Dio scrive di sé e delle sue Parole, dentro di noi, nell’intimo, lì dove coltiviamo la forza e il coraggio di amare».

don Tarcisio Tironi
direttore M.A.C.S.

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Autore: Libertà e Persona

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