Brain Training? Basta leggere un racconto di Agatha Christie

Recentemente mi è capitato di leggere il racconto giallo Assassinio sull’Orient-Express, uno dei più noti capolavori della scrittrice inglese Agatha Christie (1890-1978). Questa prova della “regina del giallo” tiene incollati dalla prima all’ultima pagina, ma non solo! Infatti, anche nei momenti in cui non si sta concretamente leggendo, magari mentre si cammina per strada o si fanno le pulizie di casa, ci si ritrova a fare congetture atte a risolvere il caso (…spesso senza riuscirci). Le soluzioni dei racconti della Christie, infatti, sono complicate tanto quanto la risoluzione del Cubo di Rubik.
Mentre si leggono questi ingegnosissimi racconti gialli bisognerebbe avere a propria disposizione una matita e un foglio, per segnarsi tutte le sfumature che emergono dagli interrogatori: ogni sospiro, ogni espressione del volto, ogni parola, ogni virgola potrebbe essere determinante…
Infine, quando nelle ultime pagine del racconto l’investigatore Poirot o l’investigatrice Miss Marple dettagliano i particolari che li hanno portati alla soluzione del dilemma, capita spesso di pensare: “Caspita, come ho fatto a non notarlo?”.

Insomma, oltre ad essere un ottimo strumento per passare qualche ora divertendosi, gli intriganti racconti della Christie sono anche un eccellente metodo per mantenere il cervello allenato: alla faccia di tutti i giochini del Nintendo e della Wii…

Una laurea per laurearsi

Altro che corsi, esami e professori spietati: il vero ostacolo di chi aspira ad una laurea ha un altro nome. Si chiama burocrazia: una fitta giungla di certificati, richieste e moduli che sfiancherebbe chiunque, Stachanov compreso. Così, prima di scegliere da che parte iniziare l’avventura, di solito, si finisce col consultarsi con un collega, possibilmente fidato e a sua volta sopravvissuto all’infernale labirinto. Il quale, anche se son passati pochi mesi, stranamente ha spesso la memoria offuscata e finisce con l’indicarci, senza troppa sicurezza, uno sportello generale; combinazione lo stesso al quale, noi inesperti, pensavamo di rivolgersi sin da principio. Vada dunque per lo sportello generale interfacoltà.

Arrivati all’ufficio in questione, la prima cosa che colpisce è la varietà delle persone in coda più che la lunghezza, comunque considerevole, della stessa: c’è praticamente tutto il campionario dell’umano. Si possono infatti contare, sul versante geografico, giovani asiatici, africani, europei e statunitensi. E anche sotto il profilo dell’abbigliamento le differenze non mancano: notiamo alcuni giovanotti eleganti, altri dall’aspetto variopinto e bohémien, qualche sportivo ed altri ancora nelle vesti di skater o rapper che dir si voglia. Purtroppo la varietà di quanti ci precedono nella coda riguarda anche il comprendonio: alcuni, una volta giunto il loro turno, sbrigano al propria pratica al massimo in un paio di minuti, altri, con evidenti difficoltà di sintesi, intrattengono l’impiegato dello sportello per quasi mezz’ora scatenando un malcontento che esplode, tra coloro che sono in attesa, in silenziose ma plateali imprecazioni oppure in occhiate luciferine che l’interessato, quasi sempre, ignora.

Il nostro turno arriva quando le gambe, dopo quasi un’ora di attesa, stanno per cedere. E il più delle volte tutto si conclude con un nulla di fatto: l’impiegato ci mette in mano due o tre moduli da compilare anticipandoci i tragitti burocratici che ci attendono; ma lo fa con una tale rapidità che, un po’ storditi, fatichiamo a capire fino in fondo quello che ci aspetta. Anche perché i moduli in questione non riguardano solo il nostro corso di studi, bensì anche il nostro relatore – che spesso è un fantasma che si materializza un paio di volte al mese, ma solo per pochi minuti -, la registrazione degli esami da noi sostenuti – il più delle volte lacunosa – , il deposito anticipato del titolo della tesi che abbiamo in mente e, infine, un numero imprecisato di fotocopie di carte d’identità, patenti e passaporti. Si vede che esser nati e vissuti in Italia per l’ultimo quarto di secolo, per la burocrazia accademica, è ancora troppo poco.

Dopo un paio di settimane spese sulle sudate carte, arriva finalmente il momento di riconsegnarle allo sportello. La gioia interiore è tanta ma è bene non scomporsi: resta ancora da affrontare l’ultima coda, la peggiore, quella che ti occupa almeno mezza giornata. La maledizione dei laureandi fa sì che anche in questa occasione, in attesa davanti a noi, capitino i più rimbambiti della Via Lattea. Alcuni fra questi hanno sulle spalle un enorme zaino da escursionista: devono aver già messo in conto di dover effettuare soste notturne, prima di giungere alla meta. Fatto sta che alla fine, incredibilmente, arriva anche il nostro turno, per cui consegniamo, senza trattenere un filo di commozione, la modulistica necessaria alla laurea. E’ il momento tanto atteso, l’incubo sta per finire. Ed è proprio in quell’istante di giubilo che, prima di congedarci, l’impiegato dello sportello ci guasta la festa pronunciando la peggior parola al mondo, quella che mai e poi mai avremmo sperato di sentirci rivolgere:”Arrivederci”.

Quel “comunista” di don Milani

Nemmeno la Chiesa esce incolume dall’infelice suddivisione del mondo tra “destra” e “sinistra”, categorie che gli studiosi della politica reputano defunte da oltre un decennio ma che continuano, come se nulla fosse, a contaminare il lessico comune.
Accade così che alcuni preti siano tutt’ora accreditati come comunisti ed altri come fascisti, quasi che il Vangelo possa essere guardato, a seconda di chi lo predica, come un inserto speciale dell’”Unità” o de "Il Giornale”.
Ora, si da il caso che il sacerdote più gradito negli ambienti di sinistra sia quel don Lorenzo Milani passato alla storia come il priore di Barbiana.
Non è mia intenzione deludere nessuno, né tanto meno pronunciarmi sull’appartenenza politica reale o presunta di Milani.
Reputo invece utile lasciare la parola a quest’ultimo che, in una lettera indirizzata all’avvocato Corrado Bacci scritta il 27 dicembre del 1961, a proposito del mondo politico di sinistra annotava:”Nelle Case del Popolo si vedono camerieri in giacca bianca che servono ai tavolini. E negli incontri sindacali non si riesce dai vestiti né dalla maniere a capire quali sono gli oppressori e quali gli oppressi[…] ho visto una foto di Togliatti all’Opera in smoking con dama ingioiellata accanto”.
In un’altra lettera spedita a Alessandro Mazzarelli, che col priore di Barbiana intrattenne una fitta corrispondenza, possiamo leggere:”Il comunismo è la mediazione e l’organizzazione politica di ogni male, al fine di consentire ad una classe dirigente parassitaria e brutale la gestione di ogni forma di potere sulle spalle degli ultimi”.
 Ancora:”Gli intellettuali comunisti, quasi tutti borghesi, soni i nostri nemici. Sono loro che vogliono quel laido “compromesso” fra gli sfruttati e gli sfruttatori. Lo vogliono in nome di Cristo e di Marx. Sono proprio dei figli di puttana […] i capi del comunismo affermano che la loro ideologia viene da lontano e andrà lontano. Non è vero. Il comunismo viene da pochi decenni di storia e va avanti strisciano e speculando tra le innumerevoli miseri della terra”.
Niente male, per un prete “comunista”.

Propagande

Sono noti a tutti gli effetti devastanti dell’ateismo materialista, ideologia che si blinda ad ogni trascendenza per cercare, da sé, una redenzione dolorosa, spesso sanguinaria e comunque mai compiuta: il Novecento, laboratorio su grande scala dei totalitarismi, ne è la tragica prova.
E non mi riferisco – si badi – solo alla prima parte del secolo; è stato infatti osservato più volte come, a partire dagli anni della cosiddetta liberazione sessuale, il numero delle vittime dell’ideologia abbia accelerato e giammai arrestato la sua crescita.
Fu grazie, si fa per dire, al “non fate la guerra, fate l’amore” – motto di chi si può concedere la pigrizia di sognare un “mondo diverso” – che aborto e Aids conobbero e conoscono diffusione su larga scala, mietendo miliardi di vittime, cose da far sembrare Hitler un dilettante.
Ma queste, ovviamente, sono considerazioni politicamente scorrette, che sarebbe meglio tenere fra noi anche se – ammettiamolo – la curiosità di sbirciare nella propaganda, anche non recentissima, per meglio decifrare il presente, può esser tanta.
Sentite la confessione di un giovane comunista- con ogni probabilità immaginaria – che pubblicava, il 7 giugno 1935, quel formidabile vulcano di propaganda che era la Pravda:”Compagni, sono nato per sbaglio. Mia madre non ha saputo farsi abortire in tempo. Se sono al mondo, lo debbo dunque alla stupidaggine dei miei genitori. So in anticipo con precisione quel che succederà: non avrò né fratelli, né sorelle. Mia madre, figli non ne desidera: non crede alla durata del matrimonio. Quanto a mio padre, quel bel tipo, ritiene che avere figli sia prova di spirito piccolo-borghese. Fra sei mesi da persona che sa sbrigarsela, andrà all’ufficio di registrazione e si sbarazzerà di mia madre. Ama le donne giovani e le risposa volentieri. Dopo, ci vorranno le tenaglie per cavargli fuori gli alimenti a cui ho diritto“.
Non sapessimo che si tratta di propaganda di quasi settantacinque anni or sono, direi che potremmo benissimo scambiarla per l’amara confessione di un giovane dei nostri giorni, cresciuto in una delle purtroppo numerosissime “famiglie moderne”.
Scusate, ma le ideologie non erano scomparse?

Lo strano caso delle Madonnine delle rotatorie

Quest’estate anche la provincia di Vicenza, dove vivo, per una volta è diventata protagonista di eventi, se non inspiegabili, di certo curiosi. Spiace deludere gli appassionati ufologi, ma non si tratta di nessuna visita extraterrestre, tanto meno delle tradizionali apparizioni di spettri in vecchie case abbandonate. Niente di soprannaturale.
Gli eventi cui faccio riferimento sono le apparizioni delle Madonnine sulle rotatorie. O meglio, più che apparizioni, comparse. Già, perché le Madonnine che si presentano da qualche tempo sulle rotatorie del vicentino sono statue che vengono lasciate, con tanto di capitello di pietra, all’incrocio di strade – su rotatorie appunto – e lì rimangono, visibili a tutti gli automobilisti.
Trattasi di esemplari tutti uguali, alti 90 cm e del peso di circa un quintale. Finora, se non ricordo male, sono state cinque o sei le Vergini, comparse, a partire da metà Luglio, sul altrettante rotatorie vicentine. Le statue, artigianali, sono tutte prodotto della stessa mano, quella di un artigiano quarantenne molto devoto che però, al momento della comparsa delle prime statue sulle rotatorie, pare fosse fuori città.
Dunque, non è lui il misterioso artefice di questa originale catena di eventi. Eventi che peraltro sono accompagnati dalla scomparsa di altre statue di Madonne. E’ quindi più che logico supporre che le statue che compaiono, siano state prima “prelevate” altrove, e precisamente nei luoghi dai quali si denunciano strane scomparse.
Addirittura, c’è già chi parla di effetti miracolosi di queste statue: laddove sono state deposte, gli incidenti si sarebbero ridotti di numero. Ma su questo punto, in mancanza di riferimenti attendibili, è saggio mantenersi cauti.
Quello che ci può però già incuriosire è il fenomeno in sé, ovvero l’idea che ha ispirato e ispira gli ignoti volenterosi che si sono resi autori di questa singolare iniziativa. Iniziativa che si presta a molteplici letture. Anzitutto, collocare delle statue raffiguranti la Madonna in un luogo quale è la rotatoria, vale a dire in un incrocio nel quale confluiscono numerose strade, significa, di fatto, riportare nel pubblico quel fatto religioso che qualcuno vorrebbe confinato nel privato. E non è poco.
C’è inoltre da considerare l’accresciuta importanza che, nel mondo dei fedeli, riveste la devozione mariana. Devozione mariana, quindi preghiera. Solo pochi decenni fa, probabilmente nessuno avrebbe pensato a prelevare statue della Vergine per piazzarle all’incrocio delle strade. Non se ne sarebbe sentito nessun bisogno, essendo ancora la religione parte integrante della vita cittadina.
Oggi, invece, le cose non sono più così. Tanto è vero che qualcuno, a buon diritto, si è sentito autorizzato a riportare al centro delle strade il proprio bisogno di preghiera.
Un bisogno di preghiera che forse è condiviso.
Infatti, le Madonnine delle rotatorie – chiamiamole così – non sono state rimosse.

La selezione naturale e il comunismo secondo Tommaseo

Niccolò Tommaseo (1802-1874) fu, per così dire, un “cattolico adulto” d’Ottocento. Liberale al tempo di Papa Pio IX, fu patriota e avversatore del potere temporale della Chiesa. Oggi, fortunatamente, lo si ricorda più che altro per il romanzo Fede e Bellezza e per i due grandi dizionari che costituiscono il lascito tuttora suggestivo della sua attività di linguista: il Dizionario dei Sinonimi e quello, in otto volumi, della Lingua Italiana, realizzato con Bernardo Bellini. ? proprio da quest’ultima opera che ho pensato di isolare un paio di lemmi e di sottoporli alla vostra attenzione:

Selezione: s.f. Selectio, aureo. Voce con cui gli scienziati della bestialità e del pantano, per negare la libertà umana, la affermano consentendola a tutte le cose. Dicono che L’uomo e ogni cosa si vennero creando per selezione da sé; ma non spiegano come cotesta affinità elettiva si concilii colla necessità ch’e’ vorrebbero universale tiranna.

Comunismo: s.m. Istituzione sociale, o piuttosto Sogno d’istituzione, in cui i beni materiali fossero tutti ugualmente distribuiti ad arbitrio de’ capi della società. Parola e idea esotica.

Del come una libreria laica sia in realtà una libreria anti-cattolica. Un giro alla Libreria Ubik di corso 3 Novembre a Trento

Lo confesso: a volte, benché sempre più di rado col progredire dell’età e dell’assennatezza, cedo alla tentazione di fare una capatina in quell’alienante e impersonale supermercato del libro che è la Libreria Ubik (ex Rizzoli) di corso 3 Novembre a Trento. L’ho fatto anche recentemente, traendo dalla breve visita tra gli affollati quanto anodini scaffali un insegnamento che non reputo del tutto inutile condividere con i lettori di questo sito.
La nostra è una società sempre più clericalizzata, dove i preti dettano legge e in cui è negato alla cultura laica uno spazio di espressione libero da “ingerenze” e “censure”. Questo l’ossessionante leit-motiv che dalle cattedre universitarie alla rubrica di letterine dell’Adige viene da qualche tempo ripetuto.
Parrebbe trattarsi di un problema di scottante attualità. Perché non dare un’occhiata, allora, a puro scopo di verifica, proprio nel settore Attualità della nostra Libreria Ubik? Che le cose stiano davvero nei termini predetti, un mero elenco dei volumi offerti alla sete di sapere del pubblico potrà confermarlo o smentirlo.
Ignoriamo dunque copertine e titoli a sfondo sessuale campeggianti in vetrina, scendiamo le scale, viriamo a sinistra e concentriamoci sul settore preso in esame.
Et voilà un elenco significativo dei volumi messi in evidenza dai responsabili della Libreria Ubik nel settore Attualità, addì 10 o 12 giugno 2008 circa:
Richard Dawkins, L’illusione di Dio. Le ragioni per non credere, Mondadori;
Sam Harris, Lettera a una nazione cristiana (con prefazione di Richard Dawkins), Nuovi Mondi (dal retro di copertina: “Ateismo è una parola che non dovrebbe esistere. Nessuno ha bisogno di qualificarsi come non-astrologo o non-alchimista“);
Christopher Hitchens, Dio non è grande. Come la religione avvelena ogni cosa, Einaudi (dello stesso autore è presente anche l’indispensabile Consigli a un giovane ribelle, sempre Einaudi);
Tony Braschi, Il libro nero del Vaticano, Edizioni Libreria Croce;
Jacopo Fo – Sergio Tomat – Laura Malucelli, Il libro nero del cristianesimo. Duemila anni di crimini in nome di Dio, Nuovi Mondi;
(immancabile) Piergiorgio Odifreddi, Perché non possiamo essere cristiani (e meno che mai cattolici), Longanesi;
Michel Onfray, Trattato di Ateologia, Fazi (del grande ateologo Onfray è presente nella sezione Filosofia praticamente l’opera omnia);
Telmo Pievani, Creazione senza Dio, Einaudi;
Hemant Metha, Ho venduto l’anima su E-Bay. La religione agli occhi di un ateo, Baldini Castoldi Dalai.
Ohibò! Nessuna traccia è dato ravvisare, almeno tra i libri posti in evidenza, dell’arrembante offensiva culturale clerico-fascista lamentata ad ogni piè sospinto da intellettuali, politici e giornalisti del Bel Paese. Già, poiché l’unico titolo lontanamente riconducibile a una prospettiva cattolica (dico lontanamente) è nientepopodimenoché Enzo Bianchi, La differenza cristiana, Einaudi. Si direbbe piuttosto che, se offensiva esiste, questa sia condotta in direzione esattamente contraria.
Ma diamo velocemente una scorsa ai libri riposti negli scaffali. Tra essi, nessuna traccia dei soliti, onnipresenti autoracci cattointegralisti e fanatistoidi. Invece, in tema religioso, ecco che abbiamo:
Ferruccio Pinotti, Opus Dei segreta. Frusta, cilicio e alta finanza: per la prima volta parlano i testimoni, Rizzoli;
Carlo Falconi, Il pentagono vaticano, Kaos Edizioni;
Francesco Remotti, Contro natura. Una lettera al Papa, Laterza;
Carlo Augusto Viano, Laici in ginocchio, Laterza.
Questi laici non si direbbero davvero “in ginocchio”, come recita il titolo di Viano citato. Anzi, sembrerebbero padroni incontrastati della più grande e frequentata libreria di Trento. Ma sorge un ultimo dubbio: che i cristianacci fondamentalisti e retrivi si celino nel settore Religione?
Proseguiamo lungo il corridoio e rendiamoci conto della situazione.
Fatti pochi passi, la situazione è che il settore Religione è stato inopinatamente collocato accanto al settore Esoterismo. Forse i commessi della Ubik pensano che le due materie abbiano qualcosa in comune. E in effetti, frugando nel settore Religione, pare proprio così: vi si trova infatti, quasi esclusivamente, materiale su Cabala, Talmud, testi gnostici, vangeli apocrifi. Inevitabile la presenza del cosiddetto Vangelo di Giuda nell’edizione della massonica National Geographic Society. Non fanno difetto, certamente, testi di interesse più propriamente religioso (su tutti l’interessante L’eros nell’ebraismo), ma facendosi largo tra l’Inchiesta su Gesù di Augias e Pesce e titoli come Gesù Profeta Rivoluzionario o Gesù non l’ha mai detto non è dato constatare una particolare ricchezza di materiale serio. Non sono assenti, nemmeno qui, vari libri di Enzo Bianchi (un titolo per dare l’idea: Dio, dove sei?, Rizzoli), qualche librone di Hans K?ng, alcuni indispensabili testi della Kaos Edizioni e uno del fantateologo Vito Mancuso, personaggio peraltro molto amato dalle signore-bene. Libri cattolici? Le Ipotesi su Gesù di Messori (meno male), l’autobiografia del Card. Biffi, qualche volumetto di Socci e della principessa Borghese. Almeno per quantità, nulla di preoccupante.
Se a qualcuno è negato uno spazio di espressione, alla Ubik (e non solo) non è certo al mondo laico.

Lavoro, un capo come Gesù? Lo vuole un impiegato su tre

Carisma, capacità di motivazione, fiducia nel team, il ‘segreto del suo successo’. A seguire nella top ten dei leader storici, ideali manager in ufficio, Gandhi e poi Che Guevara. Al quinto posto la prima donna: Cleopatra
Le qualità del capo ideale? Carisma, capacità di motivazione, fiducia nel team. E un mix di umiltà e fermezza, unite a una certa visione del futuro. Un po’ come Gesù, insomma, che secondo un terzo degli impiegati italiani, è il modello ideale di capo anche sul lavoro. Meglio di condottieri, leader politici e militari, che, da John Fitzgerald Kennedy a Napoleone, da Giulio Cesare a Garibaldi, cedono il passo nella top ten dei leader storici. Al secondo posto il profeta della non violenza Gandhi, che batte il rivoluzionario Che Guevara.
E’ quanto emerge da un’indagine condotta da Accor Services, società che si occupa di soluzioni innovative per coniugare benessere e produttività in azienda (dai famosi Ticket Restaurant ai Compliments fino al maggiordomo in ufficio) nell’ambito di un’iniziativa chiamata ”Il segreto del successo”, che ha coinvolto oltre 20.000 dipendenti italiani, maschi e femmine, appartenenti a settori aziendali differenti, per eleggere il capo ideale.
A sorpresa, Gesù ha letteralmente sbaragliato gli avversari, raccogliendo ben il 35% delle preferenze (in pratica una su tre) e distaccando notevolmente il secondo posto di Gandhi, fermo al 22,2%, e il terzo di Che Guevara (9,1%). Insomma tre diversi tipi di rivoluzionari guidano la classifica dei leader più amati. Insomma, anche in ufficio Gesù è senza dubbio il capo ideale. Curiosamente, nella classifica stilata da Accor Services non figura nessun guru dell’economia o del mondo delle imprese, e scarseggiano anche i leader politici veri e propri. Non solo: il ruolo di capo, ancora oggi sembra essere appannaggio maschile, tanto è vero che ben 7 tra i 10 dei nomi più votati appartengono a uomini, mentre solo tre sono le donne.
Ma quali sono gli altri leader ideali? Al quarto posto di questa particolare top ten c’è Giulio Cesare, decisamente distante dai primi tre col 5,8% di preferenze, che supera di un soffio la prima donna in classifica che, guarda caso, è proprio la sua contemporanea Cleopatra (al quinto posto col 5%) di pochissimo davanti a J.F. Kennedy (4,9%) al sesto posto. Il presidente americano è il primo e unico politico a comparire tra i primi 10. Napoleone si accontenta del settimo posto (4,4%), Giovanna d’Arco, seconda donna in classifica, dell’ottavo (3,2%) e il generale Giuseppe Garibaldi del nono (3%). Sotto la soglia di sbarramento la terza donna più votata: si tratta della regina Elisabetta I (1,5%), favorita forse dalle fattezze cinematografiche di Kate Blanchett.
Milano, 3 feb. (Adnkronos)

Ma Baldo cosa fa ?

Ma Baldo cosa fa? Nessuno che lo sa. Il Baldo Donatello, che tutti abbiamo visto essere stato pesantemente provocato dal ragazzino cui ha cercato di spegnere un sigaro sul viso, pare avere affermato che tanto lui ha un sacco di avvocati pronti a difenderlo (ben otto, manco fosse Berlusconi!). La singolare affermazione mi ha indotto a porre pubblicamente un interrogativo che, peraltro, già da tempo coltivavo tra me e me: ma il prode Baldo, giovanile assai d’aspetto, ma non più giovanissimo d’età, di che vive? Forse, tra un’occupazione e l’altra, ancora studia? Forse invece lavora? E, soprattutto, chi gli paga i suoi otto avvocati? C’è forse qualcuno in grado di soddisfare questa mia curiosità? Se sì, ringrazio anticipatamente.

Rodolfo Borga

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