Nemmeno la Chiesa esce incolume dall’infelice suddivisione del mondo tra “destra” e “sinistra”, categorie che gli studiosi della politica reputano defunte da oltre un decennio ma che continuano, come se nulla fosse, a contaminare il lessico comune.
Accade così che alcuni preti siano tutt’ora accreditati come comunisti ed altri come fascisti, quasi che il Vangelo possa essere guardato, a seconda di chi lo predica, come un inserto speciale dell’”Unità” o de "Il Giornale”.
Ora, si da il caso che il sacerdote più gradito negli ambienti di sinistra sia quel don Lorenzo Milani passato alla storia come il priore di Barbiana.
Non è mia intenzione deludere nessuno, né tanto meno pronunciarmi sull’appartenenza politica reale o presunta di Milani.
Reputo invece utile lasciare la parola a quest’ultimo che, in una lettera indirizzata all’avvocato Corrado Bacci scritta il 27 dicembre del 1961, a proposito del mondo politico di sinistra annotava:”Nelle Case del Popolo si vedono camerieri in giacca bianca che servono ai tavolini. E negli incontri sindacali non si riesce dai vestiti né dalla maniere a capire quali sono gli oppressori e quali gli oppressi[…] ho visto una foto di Togliatti all’Opera in smoking con dama ingioiellata accanto”.
In un’altra lettera spedita a Alessandro Mazzarelli, che col priore di Barbiana intrattenne una fitta corrispondenza, possiamo leggere:”Il comunismo è la mediazione e l’organizzazione politica di ogni male, al fine di consentire ad una classe dirigente parassitaria e brutale la gestione di ogni forma di potere sulle spalle degli ultimi”.
Ancora:”Gli intellettuali comunisti, quasi tutti borghesi, soni i nostri nemici. Sono loro che vogliono quel laido “compromesso” fra gli sfruttati e gli sfruttatori. Lo vogliono in nome di Cristo e di Marx. Sono proprio dei figli di puttana […] i capi del comunismo affermano che la loro ideologia viene da lontano e andrà lontano. Non è vero. Il comunismo viene da pochi decenni di storia e va avanti strisciano e speculando tra le innumerevoli miseri della terra”.
Niente male, per un prete “comunista”.
Accade così che alcuni preti siano tutt’ora accreditati come comunisti ed altri come fascisti, quasi che il Vangelo possa essere guardato, a seconda di chi lo predica, come un inserto speciale dell’”Unità” o de "Il Giornale”.
Ora, si da il caso che il sacerdote più gradito negli ambienti di sinistra sia quel don Lorenzo Milani passato alla storia come il priore di Barbiana.
Non è mia intenzione deludere nessuno, né tanto meno pronunciarmi sull’appartenenza politica reale o presunta di Milani.
Reputo invece utile lasciare la parola a quest’ultimo che, in una lettera indirizzata all’avvocato Corrado Bacci scritta il 27 dicembre del 1961, a proposito del mondo politico di sinistra annotava:”Nelle Case del Popolo si vedono camerieri in giacca bianca che servono ai tavolini. E negli incontri sindacali non si riesce dai vestiti né dalla maniere a capire quali sono gli oppressori e quali gli oppressi[…] ho visto una foto di Togliatti all’Opera in smoking con dama ingioiellata accanto”.
In un’altra lettera spedita a Alessandro Mazzarelli, che col priore di Barbiana intrattenne una fitta corrispondenza, possiamo leggere:”Il comunismo è la mediazione e l’organizzazione politica di ogni male, al fine di consentire ad una classe dirigente parassitaria e brutale la gestione di ogni forma di potere sulle spalle degli ultimi”.
Ancora:”Gli intellettuali comunisti, quasi tutti borghesi, soni i nostri nemici. Sono loro che vogliono quel laido “compromesso” fra gli sfruttati e gli sfruttatori. Lo vogliono in nome di Cristo e di Marx. Sono proprio dei figli di puttana […] i capi del comunismo affermano che la loro ideologia viene da lontano e andrà lontano. Non è vero. Il comunismo viene da pochi decenni di storia e va avanti strisciano e speculando tra le innumerevoli miseri della terra”.
Niente male, per un prete “comunista”.