“Porrò inimicizia tra la tua stirpe e la stirpe della donna”

Colletta

O Dio, sorgente di ogni bene,
ispiraci propositi giusti e santi
e donaci il tuo aiuto,
perché possiamo attuarli nella nostra vita.

Commento artistico-spirituale alla Prima Lettura della X settimana, DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO B

Di don Tarcisio Tironi, Direttore M.A.C.S. (Museo di Arte e Cultura Sacra) di Romano di Lombardia-Bg

Colore Liturgico Verde.


«[Dopo che l’uomo ebbe mangiato del frutto dell’albero,] il Signore Dio lo chiamò e gli disse: “Dove sei?”. Rispose: “Ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto”. Riprese: “Chi ti ha fatto sapere che sei nudo? Hai forse mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?”. Rispose l’uomo: “La donna che tu mi hai posta accanto mi ha dato dell’albero e io ne ho mangiato”. Il Signore Dio disse alla donna: “Che hai fatto?”. Rispose la donna: “Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato”. Allora il Signore Dio disse al serpente: “Poiché hai fatto questo, maledetto tu fra tutto il bestiame e fra tutti gli animali selvatici! Sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita. Io porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno”» (Gènesi 3,9-15)

Il brano della Genesi, denominato «protovangelo» perché contiene l’annuncio del Messia, dopo la narrazione della tentazione e della caduta, presenta le conseguenze del peccato descritte nel secondo racconto della creazione. I nostri progenitori si presentano come creature che, nel vivere la grandezza e il limite, esercitano responsabilmente la libertà di scegliere tra il male e il bene, accettandone le conseguenze. Quando si trovano infatti davanti a Dio, sono chiamati a rispondere di ciò che hanno compiuto. La serie di domande riguarda solo l’uomo e la donna mentre il serpente non è interrogato perché la sua colpa è evidente. Il peccato pone inevitabilmente l’uno contro l’altra, invece di attivare una vicendevole solidarietà.
La «Madonna dei palafrenieri», detta anche «Madonna della Serpe», realizzata da Caravaggio nel 1606, mostra Maria e il figlio Gesù nell’atto di schiacciare la testa del serpente del peccato originale, alla presenza di sant’Anna. Il dipinto a olio su tela, conservato nella Galleria Borghese di Roma, era stato commissionato per essere collocato in una cappella nella parte destra del transetto della basilica di S. Pietro. Non essendo stato gradito, vi rimase meno di un mese per poi essere trasferito nella vicina chiesa di S. Anna dei Palafrenieri. L’interpretazione di Caravaggio che ha creato problemi – Maria, ritratta mentre schiaccia con l’aiuto di Gesù un serpente ai suoi piedi, simbolo del peccato – rende visibile l’autenticità del testo biblico dove è non la donna, ma la discendenza della donna, quindi il suo Figlio, a vincere il serpente.
In «Rinascita (o Quotidianità)» Giacomo Parimbelli rammenta che la speranza riesce ad illuminare il buio:

«Con le ossa

nel grado

più ultimo

della notte

mi trovo

oltre

a strappare

bagliori alla luce».


don Tarcisio Tironi
direttore M.A.C.S.

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Autore: Libertà e Persona

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