“Noi la vigna del Signore”

Colletta

Padre giusto e misericordioso,
che non abbandoni mai la tua Chiesa,
vigna che la tua destra ha piantato,
custodisci e proteggi ogni suo tralcio,
perché, innestato in Cristo, vite vera,
porti frutti buoni nel tempo e nell’eternità.

Commento artistico-spirituale al Vangelo della XXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO A – 10 Ottobre 2023

Di don Tarcisio Tironi, Direttore M.A.C.S. (Museo di Arte e Cultura Sacra) di Romano di Lombardia-Bg

«Voglio cantare per il mio diletto il mio cantico d’amore per la sua vigna. Il mio diletto possedeva una vigna sopra un fertile colle. Egli l’aveva dissodata e sgombrata dai sassi e vi aveva piantato viti pregiate; in mezzo vi aveva costruito una torre e scavato anche un tino. Egli aspettò che producesse uva; essa produsse, invece, acini acerbi.

E ora, abitanti di Gerusalemme e uomini di Giuda, siate voi giudici fra me e la mia vigna. Che cosa dovevo fare ancora alla mia vigna che io non abbia fatto? Perché, mentre attendevo che producesse uva, essa ha prodotto acini acerbi? Ora voglio farvi conoscere ciò che sto per fare alla mia vigna: toglierò la sua siepe e si trasformerà in pascolo; demolirò il suo muro di cinta e verrà calpestata. La renderò un deserto, non sarà potata né vangata e vi cresceranno rovi e pruni; alle nubi comanderò di non mandarvi la pioggia.

Ebbene, la vigna del Signore degli eserciti è la casa d’Israele; gli abitanti di Giuda sono la sua piantagione preferita. Egli si aspettava giustizia ed ecco spargimento di sangue, attendeva rettitudine ed ecco grida di oppressi» (Isaia 5,1-7).

Nell’annuale festa della Festa dei Tabernacoli (Gerusalemme 725 a.C.), anche Isaia partecipa con il canto. Solo alla fine di questo capolavoro, gli Israeliti, dopo aver sentito raccontare dei rapporti di un agricoltore con la vigna e quelli di uno sposo con la sposa, constatano d’essere i veri destinatari del cantico. Fuor di metafora, il canto d’amore della vigna conferma che, nonostante gli innumerevoli doni ricevuti da Dio, il popolo infedele attraverso la minaccia della condanna, riceve un richiamo alla conversione.

Van Gogh comunica al fratello Theo: «[sto] lavorando in una vigna, tutta viola e gialla… Ma se tu fossi stato con noi domenica! Abbiamo visto una vigna rossa, tutta rossa come il vino rosso. In lontananza divenne gialla, e poi un cielo verde con un sole, campi viola e gialli scintillanti qua e là e poi la pioggia in cui si rifletteva il sole al tramonto». L’artista sta descrivendo il dipinto «La vigna rossa» (ora al Pushkin-Mosca) dove raffigura le lavoratrici che vendemmiano (Arles novembre 1888). «La tavolozza d’oggi – alla sorella Wilhelmina – è assolutamente colorata: celeste, arancione, rosa, vermiglio, giallo vivissimo, verde chiaro, il rosso trasparente del vino, violetto. Ma, pur giocando con tutti questi colori, si finisce con il creare la calma, l’armonia».

Lo scrittore Julien Green, scrive: «Dio ci segue. Ci sono delle volte in cui arrivi a dirgli che se ne vada, ma egli si allontana un momento ma poi ritorna di nuovo. Certi giorni non riesco a sopportalo ed esco a mandarlo via. Ma Egli non va via. È abituato agli insulti».

don Tarciso Tironi

direttore M.A.C.S.

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Autore: Libertà e Persona

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