“Un viaggio che cambia la vita”

«Arca dei Re Magi», Reliquiario nel Duomo di Colonia

Colletta

O Dio, che in questo giorno,
con la guida della stella,
hai rivelato alle genti il tuo Figlio unigenito,
conduci benigno anche noi,
che già ti abbiamo conosciuto per la fede,
a contemplare la bellezza della tua gloria.

Commento artistico-spirituale al Vangelo nella DOMENICA DELLA SOLENNITÀ DELL’ EPIFANIA DEL SIGNORE – MESSA DEL GIORNO – 6 Gennaio 2022

Di don Tarcisio Tironi, Direttore M.A.C.S. (Museo di Arte e Cultura Sacra) di Romano di Lombardia-Bg

Lo stemma della città di Colonia, si distingue per due simboli: nella parte inferiore, su fondo bianco, undici moscature in nero, interpretate come fiammelle o lacrime, richiamano il martirio di sant’Orsola e delle dieci vergini compagne e, nella banda alta di fondo rosso, tre corone dorate ricordano dal 1288 la presenza nel Duomo

delle spoglie dei Magi. Dopo aver conquistato Milano (1162), Federico I di Svevia, detto Barbarossa, donò all’Arcivescovo di Colonia quale bottino di guerra, le ossa dei Magi, trasferite poi nel Duomo. Con la Giornata Mondiale della Gioventù (2005), dal titolo «Siamo venuti per adorarlo», voluta da Benedetto XVI proprio a Colonia, sono ripresi i pellegrinaggi in questa città. Con un gruppo di persone, io pure qualche mese fa ci sono stato e, dopo aver concelebrato una solenne Eucaristia, per gentile concessione del Prevosto ci è stato dato di contemplare da vicino l’«Arca dei Re Magi». Il Reliquiario – iniziato (1181) da Nicolas de Verdun e terminato nel 1230, pesante 300 kg, alto più di un metro e mezzo, lungo più di due – è a forma di basilica, in legno ricoperto di argento dorato, decorato con altorilievi e impreziosito con smalti, filigrane, cammei e gemme. Nella fascia inferiore, sono rappresentati su un lato sei Profeti con al centro Davide e dall’altro attorno a Salomone altri sei; nella parte superiore il Cristo Pantocratore è circondato dagli Apostoli; nella parte posteriore compaiono la Flagellazione e la Crocifissione e, sopra, Cristo nell’atto di coronare i martiri Felice e Nabore, le cui reliquie furono trafugate dal Barbarossa con quelle dei Magi. La parte frontale, l’unica lavorata in oro puro, rappresenta il racconto evangelico: «entrati nella casa, [i Magi] videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono» (Matteo 2,1-12). Al centro, il Cristo, seduto in grembo a Maria guarda, come la Madre, ai Magi – affiancati dal re Ottone – che da sinistra stanno offrendo i doni; sulla destra il Battesimo di Gesù (seconda epifania); sopra, il Cristo sul trono affiancato da due angeli.
Gustiamo, a conclusione, quanto lo scrittore ateo André Gide confessava nelle prose intitolate «Numquid et tu?» (1922): «Penso che non si tratti di credere alle parole del Cristo perché il Cristo è figlio di Dio, quanto di comprendere che egli è figlio di Dio perché la sua parola è divina e infinitamente più alta di tutto ciò che l’arte e la saggezza degli uomini possono proporci. Signore, non perché mi sia stato detto che tu eri il figlio di Dio ascolto la tua parola; ma la tua parola è bella al di sopra di ogni parola umana, e da questo io riconosco che sei il figlio di Dio».

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Autore: Libertà e Persona

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