Commento artistico-spirituale al Vangelo della XVI Domenica del Tempo ordinario – ANNO C – 18 Giugno 2022
A cura di Di don Tarcisio Tironi, Direttore M.A.C.S. (Museo di Arte e Cultura Sacra) di Romano di Lombardia-Bg
Colletta
O Padre,
nella casa di Betania tuo Figlio Gesù
ha conosciuto il premuroso servizio di Marta
e l’adorante silenzio di Maria:
fa’ che nulla anteponiamo all’ascolto della sua parola.
Sulla strada da Gerico a Gerusalemme, Gesù «entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi» (Luca 10,38-42). Le due sorelle manifestano qualità e caratteristiche anche nella comune preoccupazione di ben accogliere l’ospite.
Maria rivela una disponibilità ad ascoltare e una predisposizione al raccoglimento dichiarata anche nella posizione tipica del discepolo, ma inusuale per una donna, che sceglie il maestro, mettendosi ai suoi piedi. Marta è la donna dinamica e attenta alle faccende casalinghe che, sentendosi forse gravata dalla preparazione di un pranzo impegnativo, si fa avanti e dice: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». È un quadretto di vita familiare che tuttora si ripete come cosa normale. Di certo Marta s’aspettava da Gesù un richiamo alla sorella perché l’aiutasse e invece si sente spiazzata dalle sorprendenti affermazioni del Maestro che, chiamandola due volte per nome in segno d’affetto, le risponde: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta». Come a dire: è necessario vigilare affinché le cure materiali non prendano il sopravvento perché l’essenziale è sempre l’ascolto della Parola. Quindi nessuna contrapposizione tra Maria e Marta, tra l’ascolto e il servizio: ambedue sono necessari.
Dedichiamo ora la nostra attenzione e non solo quella visiva, all’opera dipinta dal ventunenne Diego Velázquez nel 1620, dal titolo «Cristo in casa di Marta e Maria». L’olio su tela, attualmente alla National Gallery di Londra, è dipinto con la tecnica del «Bodegón» (da «Bodega», cioè locanda, cantina) che in Spagna designa, dal XVII secolo, la pittura di genere (scene di bettola, cucina, mercato) e, in particolare, la natura morta. Soprattutto Velázquez si è servito di tale modalità pittorica per evidenziare – come in questo quadro – il collegamento dei fatti e temi biblici con quelli della vita d’ogni giorno.
Siamo all’interno di una cucina. La donna più giovane, verosimilmente la domestica, intenta a pestare l’aglio in un mortaio, dal rossore delle gote appare affaticata per aver preparato da mangiare. Nel modo misterioso «dipinto nel dipinto», altre volte utilizzato dall’artista per sollecitare la capacità interpretativa di chi guarda, la donna anziana con il dito sembra indicare alla giovane, e a noi, la perenne attualità della scena evangelica, che compare nel dipinto appeso in cucina.
Prendiamo in considerazione quanto afferma Roberto Vinco: «Il Vangelo non ci chiede di scegliere tra azione e contemplazione, ci invita invece a coniugare il nostro “agire” con il nostro “ascoltare”».