Ricordo di un giornalista

di Marino Poerio

Giorgio Bocca è morto quattro giorni fa, il 25 dicembre 2011. Aveva 91 anni.
Fu un grande giornalista, cioè un abile sofisticatore di verità, un efficace tagliatore di concetti – che con rara foga troncava in due senza sofismi.
Fu sommo artigiano di una parola lapidaria e semidefinitiva, che lui scagliava contundente con quella forza disumana che solo chi ha molto peccato riesce a imprimere alle proprie traiettorie, quasi a voler colpire ed annientare – oltre il bersaglio – anche ciò che quel bersaglio rivela del lapidatore.
Dopo averci vissuto, combattuto e creduto con abnegazione e orgoglio dichiaratemente ariano fino all’armistizio del ’42, passò di colpo dal nero fascismo mussoliniano a quello rosso sangue dei tribunali del Popolo.
Fu poi antifascista assoluto – in senso quasi mistico -, incapace di quei distinguo che lo avrebbero forse costretto a dolorosi conti con se stesso e il proprio passato.
Fu molte cose e il loro esatto contrario: craxiano e odiatore di Craxi, volto Fininvest e sprezzante nemico di Berlusconi (sic et simpliciter “un maiale”), mai rinunciando ad una furia in qualche modo emendatoria, che la sua prosa asciutta e allo stesso tempo mai avara – come il nebbiolo d’antan che da langarolo tanto amava – rendeva sempre memorabile.
Criticò la Lega, ma non nascose mai, su libri e giornali, un fastidio quasi epidermico verso i meridionali.
Fu, nelle sue drammatiche contraddizioni, un uomo vero.
E fu di sicuro un uomo libero – forse troppo, forse eccessivamente fedele solo al suo manicheismo morale.
Non fu un Grande Uomo.
Gli mancò sempre la magnanimità di chi sa staccarsi dal racconto – vero o presunto – della propria vicenda personale per indicare ad altri una strada migliore, magari grazie anche ai trabocchetti e agli agguati in cui si è caduti, segnalandoli senza infingimenti nella mappa della propria vita morale, affinché ad altri non accada lo stesso.
Non mostrò neppure un percorso possibile -con le sue parole o l’esempio della sua bella e travagliata vita -, che andasse in direzione diversa dal fiero scontro senza ritorno con i propri avversari, nulla concedendo alle ragioni altrui. Per questo non fu un Maestro.
Che Dio gli doni in eterno quella pace e quella serenità che tanto mancavano alla sua ardente e appassionata prosa. da: Cato Maior

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Autore: Libertà e Persona

La nostra redazione si avvale della collaborazione di studiosi attenti alla promozione di un pensiero libero e rispettoso della persona umana, grazie ad uno sguardo vigile sulle dinamiche del presente e disponibile al confronto. Nel tempo “Libertà e Persona” ha acquisito, articolo dopo articolo, un significativo pubblico di lettori e ha coinvolto docenti, esperti, ricercatori che a vario titolo danno il proprio contributo alla nostra rivista online. Gli articoli firmati "Libertà e Persona" sono a cura dei redattori.

11 pensieri riguardo “Ricordo di un giornalista”

  1. salve
    uno squallido opportunista. Un pagliaccio…
    saluti
    Piero e famiglia

  2. Splendida miscela di malafede,sicumera ed ignoranza.Che armistizio ci fu nel 1942?

  3. salve
    alle 20.37 odierne scopro che esistono esseri umani infallibili, tal Ruggero Romani…se lo tengo l’esempio di coerenza e di virtù G.Bocca
    saluti
    Piero e famiglia

  4. Quando un individuo decide di scrivere un articolo deve prima documentarsi. Svarioni come quello dell’autore provano la assoluta deficienza di tale preparazione,inutilmente surrogata da abbondanti dosi di malafede.

  5. Già.A molti di voi sarebbe piaciuto che Bocca (e tutti gli italiani) fossero rimasti a cantare “Una maschia gioventù,con romana volontà combatterà”!!

  6. salve a tutti
    tra le virtù che ammiro c’è la coerenza, questo, però, non vieta a nessuno di cambiare idea ma…c’è modo e modo di farlo!
    Nicola Bombacci, amico di Mussolini, romagnolo come lui; durante il Fascismo rimane socialista e sposa l’idea sovietica, emigra in URSS (mentre il Duce gli mantiene la famiglia…leggere di A.Petacco: Il Comunista in Camicia Nera) e diventa dirigente. Dopo anni capisce l’errore e, in modo avventuroso, torna in Italia nel 1944, sposa la RSI e viene fucilato a Dongo come “supertraditore” dai comunisti (aveva contribuito con Bordiga, Gramsci e altri a fondare il PCI a Livorno negli anni venti). Bombacci ha canbiato idea con il PCUS al vertice, al potere ben saldamente; la sua scelta di cambiare idea non è stata dettata dal’opportunismo di chi salta sul carro dei vincitori…lo stesso discorso, a parti invertite si può fare con Pietro Ingrao che, fascista convinto, nel 1939 non si riconosce più nel PNF e nelle sua politica e diventa comunista…non ha cambiato bandiera a fascismo morto e sconfitto ma, invece, con il fascismo all’apice.
    Questi sono UOMINI…non buffoni come il Giorgio Bocca, l’Eugenio Scalfari e mille altri voltagabbana per convenienza ed opportunismo.
    esempi da NON seguire.
    ONORE a Bombacci ed Ingrao
    saluti e Buon Anno a tutti
    Piero e famiglia

  7. Fallacia accidentis, specie in cui eccelle il solito gnostico da strapazzo
    politicamente corretto che periodicamente ci ammmannisce la sua vomitevole
    morale d’accatto secondo r€pubblica.

  8. Caro ago86, mi ha tolto la parola di bocca.
    Inoltre se il nostro collocutore pensasse davvero
    che non v’è differenza ontologica tra l’uomo e il topo di fogna o la mosca tze-tze
    (come peraltro vorrebbe l’UNESCO) perché darsi tanta pena ad intervenire qui?
    Gli animali bruti, soddisfatti i bisogni “materiali” (cibo, tana, etc.), s’acquietano:
    non pensano, non fanno propaganda, non scrivono blog
    e non operano sottili distinzioni tra il “tu” e il “lei”.
    Evidentemente, come diceva qualcuno, non si crede a tutto ciò che si dice.

  9. Caro signor Romani,
    leggo solo ora la sua chiosa sul mio articolo.
    Non capisco la sua convinzione circa la mia malafede. Ho espresso un giudizio su un grande giornalista. Non è stato certo lusinghiero, ma non mi è parso di aver scritto nulla di falso nel merito o infame nei modi,
    La ringrazio invece di aver segnalato quello il mio lapsus calami. A furia di tagli e correzioni a volte rimangono nero su bianco le cose sbagliate. Non c’è stato ovviamente nessun armistizio nel’42. Ma che non si tratti di una mia personale ignoranza ma appunto di una disattenzione nella revisione del pezzo può, credo, essere facilmente testimoniato dal fatto che suu Wikipedia il ‘ravveddimento’ di Bocca è datato infatti proprio all’armistizio dell’8 settembre del 43, cui io facevo riferimento.
    Una data che, non a caso, per molti studiosi di cose italiche rappresenta un tragico spartiacque. Sintomatico che ufficialmente compaia anche come l’inizio di una nuova vita di un prestigioso antifascista italiano.
    Spero che almeno l’accusa di ignoranza possa cadere. Quanto alla malefede, magari se leggerà il mio blog potrà cambiare idea. Chissà.
    Cordialmente
    Marino Poerio

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