Leonardo Eulero: matematico, filosofo (in lotta con Voltaire)

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Considerato tra i più grandi matematici di ogni tempo, senza dubbio il più grande del Settecento, Leonardo Eulero è stato dimenticato per quanto riguarda la sua produzione filosofica. Il motivo? Le sue idee non andavano a genio ai brillanti divulgatori contemporanei, come Voltaire, Condorcet, Diderot… che conoscevano Eulero molto bene. E non si capacitavano come colui che era riconosciuto da tutti come il massimo ingegno scientifico del tempo, non condividesse la loro filosofia e traesse dai suoi studi e dalla vita conclusioni teologiche ben diverse dalle loro.

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Il misticismo dei matematici

Il legame tra matematica e misticismo data dalle origini della matematica stessa.

Il matematico e logico ateo Bertrand Russell nella sua Storia della filosofia occidentale, parlando di Pitagora ricorda: “La matematica… comincia con lui e in lui è strettamente connessa con una particolare forma di misticismo… L’ideale contemplativo, dal momento che portò alla creazione della matematica pura, fu l’origine di una attività utile… La matematica è, credo, ciò su cui sostanzialmente poggia la fede in una eterna ed esatta verità, nonché in un mondo intelliggibile al di sopra dei sensi. La geometria tratta di cerchi esatti, ma nessun oggetto sensibile è esattamente circolare… Anche le dottrine mistiche sul rapporto del tempo con l’eternità sono rafforzate dalla matematica pura, dato che gli oggetti matematici, come i numeri, anche se del tutto reali, sono eterni e fuori del tempo. Tali eterni oggetti si possono concepire come pensieri di Dio. Di qui la dottrina platonicache Dio sia geometra… Non so di nessun altro uomo che abbia avuto altrettanta influenza nella sfera del pensiero. Lo dico, perché ciò che appare come platonismo, si trova già, se analizzato, nell’essenza del pitagorismo. L’intera concezione di un mondo eterno rivelato all’intelletto, ma non ai sensi, deriva da lui”1.

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Ecologismo o ideologia del nulla?

89-greta-thunberg-cropped-91È davvero stupefacente come il potere abbia ancora i mezzi per creare ex nihilo un movimento di ‘protesta’ che raduni milioni di giovani superficiali, da Roma a Parigi, da Amsterdam a Stoccolma.

Simbolo del nuovo movimento catastrofista e complottista è la sedicenne svedese Greta Thunberg puro prodotto incosciente (e inconsistente) di interessi e giochi di potere che non è in grado, probabilmente, neppure di immaginare.

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Perché la scienza funziona?

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di Giovanni Strafellini

Il metodo scientifico funziona. Da quando Galileo ha spiegato al mondo come studiare la natura, l’uomo ha imparato a usare le informazioni ottenute per sviluppare sempre nuove tecnologie che hanno permesso un meraviglioso progresso umano e sociale. Il divulgatore scientifico Piero Angela ha spiegato come l’invenzione della lavatrice abbia permesso l’emancipazione della donna più di ogni altra cosa. E un premio Nobel per la medicina ha affermato come l’invenzione del frigorifero abbia fatto bene alla salute degli uomini più di ogni medicina. Sono solo due esempi tra i tantissimi che si potrebbero fare. Dunque, il metodo scientifico – per nostra fortuna – funziona. Ma perché?

Galileo e gli altri grandi ‘padri della scienza’ non avevano dubbi. Funziona perché il mondo – con le sue leggi – è stato creato in modo razionale da Dio. E l’uomo, fatto a immagine e somiglianza di Dio, è capace di intendere e usare tali leggi. Anzi, possiamo dire che è stata questa sicurezza a spingere i padri della scienza a interrogare la natura per scoprirne le leggi. Ma oggi, vale ancora questa risposta? E’ lecito avanzare grossi dubbi… Almeno dai tempi di Charles Darwin, l’umanità sembra aver progressivamente abbandonato l’idea di Dio come garante del mondo e delle sue leggi.

In ‘Indagine sulla Scienza’ sono partito dalla banale convinzione che il metodo scientifico funziona perché poggia su fondamenta molto solide. Ma l’indagine ha rivelato che questo non è vero: i pilastri che sorreggono la scienza non appaiono robusti come vorremmo. Ciò significa, con ogni evidenza, che qualcosa o qualcuno li rende adeguatamente robusti, così da far funzionare il metodo scientifico come sappiamo. La domanda allora diventa: cos’è che rende adeguatamente robusti i pilastri della scienza?

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Il mistero della vita

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Al punto attuale delle nostre conoscenze esiste qualche spiegazione scientifica soddisfacente per le misteriose “coincidenze” fra i valori numerici dei parametri usciti dal Big Bang e quelli necessari all’emergere della vita nell’universo?

Una spiegazione dell’enigma potrebbe contribuire a dare qualche risposta indiziale sulla presenza della vita ed a chiarire il posto che noi umani occupiamo sul palcoscenico cosmico.

Nel testo è riportata una sintetica panoramica delle principali ipotesi proposte dalla cosmologia moderna. Viene messo in evidenza come spesso queste ipotesi hanno carattere speculativo o sconfinano nella metafisica. Sono pertanto condivisibili soltanto tramite un atto di fede. Ad oggi, per la Scienza la vita rimane il fenomeno più affascinante e misterioso che regna in natura, un fenomeno da studiate senza pregiudizi per il quale nessuna spiegazione può essere esclusa.

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Al Cern, dove si indaga il mistero dell’origine

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L’anno è il 1989: sta per cadere il muro di Berlino, e con esso, la cortina di ferro. Interi paesi, tutti quelli sotto il tallone comunista, intravedono la libertà, che si rivelerà più faticosa e difficile del previsto.

In questo stesso anno nasce il WEB, il World Wide Web cioè la “rete di grandezza mondiale” che abbatterà molti “muri” costituiti dalla distanza fisica, spaziale.

Il luogo in cui questo accade è il CERN di Ginevra, in una zona di confine tra Svizzera a Francia.

E’ grazie a questa invenzione che posso permettermi il lusso di intervistare un “mostro” della scienza contemporanea, il professor Lucio Rossi, via Skype: io seduto nel mio studio, lui nel suo, a Ginevra appunto.

Rossi è un fisico italiano già responsabile dei magneti superconduttori del mitico acceleratore di particelle detto Large Hadron Collider (LHC) del Cern: è dunque uno dei protagonisti della scoperta del Bosone di Higgs, noto al grande pubblico con un’espressione impropria, più mediatica che scientifica, cioè “la particella di Dio”. Ora dirige il progetto LHC ad Alta Luminosità, volto a aumentare considerevolmente le prestazioni di LHC. Abbiamo voluto chiedergli alcune delucidazioni sul Cern ed alcune opinioni personali.

Professore, come è nato il suo interesse per la fisica?

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Ayala e Boncinelli: due darwinismi molto diversi.

In libreria mi sono trovato dinanzi a due libri sul darwinismo. Il primo, intitolato “Perché non possiamo non dirci darwinisti” di Edoardo Boncinelli, il secondo, “L’evoluzione”, di Francisco J. Ayala, definito dal Times “l’uomo della rinascita dell’evoluzione”.

Nella scelta tra i due ho deciso di scartare il primo, per due motivi. Anzitutto perchè il professor Boncinelli non può aver nulla di nuovo da dire, sul piano scientifico, rispetto al suo recentissimo “Le forme della vita” (Einaudi), in cui a pagina 139 si può leggere: “Fin dall’inizio si è chiarito che questa teoria (neodarwiniana, ndr) spiega benissimo certe cose, meno bene certe altre e pochissimo altre ancora. Quello che è successo prima della cosiddetta esplosione del Cambiano e gli eventi che hanno portato all’evoluzione della specie umana esulano un po’ da ciò che la teoria spiega bene”. Leggi tutto “Ayala e Boncinelli: due darwinismi molto diversi.”

La filosofia e la teologia di Faraday

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Michael Faraday è stato uno dei più grandi fisici della storia. Ancora oggi portano il suo nome le Leggi di Faraday, la gabbia di Faraday, l’effetto Faraday e l’unità di misura detta farad

Nato nel 1791 in un sobborgo di Londra, in una famiglia oriunda irlandese, povera e molto religiosa, egli appartiene per tutta la vita, sempre con grande entusiasmo, a una setta protestante cristiana, la chiesa sandemaniana, che interpreta letteralmente la Bibbia (ci sono rimasti gli appunti di alcuni suoi sermoni).

Faraday è un uomo di fede, in tutti i sensi. Un uomo fiducioso, curioso, mentalmente vivace. I suoi studi da ragazzo sono molto carenti, e di mestiere fa l’apprendista legatore artigianale: prende le pagine da una stampatrice, le cuce, le ordina, le rilega. Eppure, appena può, corre a sentire lezioni pubbliche di fisica, o a leggere tutto ciò che può sugli argomenti scientifici di cui si discute ai suoi tempi.

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A cinquantanni dal primo Natale sulla luna

1968:  The lunar orbital plan profile for the manned Apollo 8 shuttle - its proposed trajectory around the moon to assess potential landing sites for future Apollo missions.  (Photo by MPI/Getty Images)

di Mirko Erspan

La vigilia di Natale di quest’anno è ricorso il 50° anniversario di Apollo 8, una delle missioni chiave del programma spaziale americano fortemente voluto da John F. Kennedy, tappa propedeutica allo sbarco sulla luna che sarebbe avvenuto sette mesi più tardi.

Quei primi goffi passi di un essere umano sul suolo del nostro satellite il 20 luglio 1969 hanno celebrato forse uno dei momenti più alti dell’intelletto umano nel campo scientifico. Ma cosa ha spinto l’uomo a investire così tante risorse per raggiungere il nostro satellite, in una sfida così difficile e rischiosa ma che fin dalla notte dei tempi, ha suscitato un’attrazione e un fascino così irresistibile cullano il sogno di poterla un giorno toccare?

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