Autore: Francesco Agnoli
Laureato in Lettere classiche, insegna Filosofia e Storia presso i Licei di Trento, Storia della stampa e dell’editoria alla Trentino Art Academy. Collabora con UPRA, ateneo pontificio romano, sui temi della scienza. Scrive su Avvenire, Il Foglio, La Verità, l’Adige, Il Timone, La Nuova Bussola Quotidiano. Autore di numerosi saggi su storia, scienza e Fede, ha ricevuto nel 2013 il premio Una penna per la vita dalla facoltà di Bioetica dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, in collaborazione tra gli altri con la FNSI (Federazione Nazionale Stampa Italiana) e l’Ucsi (Unione Cattolica Stampa Italiana). Annovera interviste a scienziati come Federico Faggin, Enrico Bombieri, Piero Benvenuti. Segnaliamo l’ultima pubblicazione: L’anima c’è e si vede. 18 prove che l’uomo non è solo materia, ED. Il Timone, 2023.
Storia del Novecento (2): le cause politiche e filosofiche
La “conversione” di Robert Oppenheimer
Siamo a New York, nella primavera del 1963, e Robert Oppenheimer, il “padre” della bomba atomica, tiene un dicorso ititolato: The Added Cubit (“Il cubito aggiunto”). Di cosa si tratta? Di un’ espressione tratta dal Vangelo di san Matteo: “E chi di voi può, con la sua preoccupazione, aggiungere un solo cubito alla sua vita?”.
Cosa è accaduto al cinico ed ambizioso scienziato, che aveva rinnegato le sue radici religiose ebraiche, preferendo il materialismo socialista e la passione per le filosofie orientali?
Per capirlo bisogna tornare un po’ indietro, agli anni posteriori al 1945. Subito dopo lo scoppio delle due bombe, Oppenheimer esulta, e va all’incasso: crescono gli onori, la fama, i guadagni.
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