LA GOSPA FERMERÀ ARMAGEDDON? Secondo Padre Livio Fanzaga, già avvenne una volta. Approfondimenti nell’articolo. Risposte nel video.

Michail Gorbačëv e Ronald Reagan l’8 Dicembre 1987, con scadenza 1 Agosto 2019 firmano il Trattato INF (Intermediate-Range Nuclear Forces Treaty) per la riduzione degli armamenti atomici in Europa.

Chi è la Gospa? Cos’è Armageddon? Gospa, in croato, significa Signora, titolo con il quale la Beata Vergine si farebbe chiamare nelle apparizioni di Medjugorje fin dagli inizi. Armageddon è la battaglia escatologica tra bene e male di cui non solo è protagonista Satana, con le sue schiere, ma la Signora coronata di dodici stelle.

I veggenti di Medjugodje sono dei santi? Oppure sono fantasiosi opportunisti che si arricchiscono alle spalle della Signora?

Quale relazione tra l’attuale situazione geopolitica e bellica e il tempo dei “segreti”?

Ieri, 22 Aprile 2024, poi, ne la Lettura cristiana della cronaca e della storia, Padre Livio Fanzaga, oltre che rispndere alle precedenti domande, ha letto un interessante articolo del 20 APRILE 2024  tratto dal Corriere della Sera a firma di Elena Tebano.

Lungi dal disegnare un quadro apocalittico fantasioso, la giornalista, anche sulla scorta di quanto avvenne tra Reagan e Gorbačëv nel 1987, e delle vicende presidenziali legate al film The Day After, ben informata sulle condizioni di una guerra nucleare oggi, ci fa capire l’insensatezza e le conseguenze di una eventuale conflitto tra le attuali potenze.

Un articolo che fa pensare!

Per la Redazione, Marcello Giuliano

La guerra nucleare e gli ultimi 72 minuti prima della fine del mondo

di Elena Tebano – Corriere della sera 20 Aprile 2024

Con il conflitto in Ucraina e tra Israele e Iran, torna centrale la paura delle armi nucleari, oggi ci sono nove potenze che le posseggono. Rischi e paura di un tempo incerto: ne parla il libro di Annie Jacobson

«La guerra nucleare è una follia. Se un’arma nucleare venisse lanciata contro gli Stati Uniti, anche da una nazione canaglia dotata di armi nucleari come la Corea del Nord, la politica americana impone un contrattacco nucleare. Questa risposta darebbe quasi certamente il via a una serie di eventi che andrebbero rapidamente fuori controllo. “Il mondo potrebbe finire nelle prossime due ore”, mi ha detto in un’intervista il generale Robert Kehler, ex comandante del Comando strategico degli Stati Uniti». Annie Jacobson, giornalista investigativa americana, già finalista per il premio Pulitzer, in un intervento sul sito Mother Jones descrive così i rischi delle armi nucleari. L’articolo è un estratto del suo nuovo libro, appena pubblicato negli Stati Uniti e in Germania, Nuclear War: A Scenario («Guerra nucleare. Uno scenario». Il titolo tedesco, 72 minuti all’annientamento, è più inquietante) e ha dato vita a un ampio dibattito sui rischi della deterrenza nucleare. Cioè di quella strategia militare che «consiste nel predisporre misure tali per cui il nemico, in vista delle conseguenze di un suo attacco, sia dissuaso dal metterlo in opera. In tal senso essa si lega alla corsa agli armamenti iniziata nel secondo dopoguerra, e ne costituisce l’impalcatura concettuale e la giustificazione ideologica» (la definizione è della Treccani).

Negli anni 80, quando si è registrato il picco di 70.481 armi nucleari al mondo, i rischi di una guerra atomica erano ben presenti e ampiamente discussi dall’opinione pubblica. Con la fine della guerra fredda, il disgelo e la riduzione degli armamenti (oggi al mondo ci sono circa 12.500 armi nucleari divise tra nove Paesi) il pericolo di un conflitto nucleare è iniziato a sembrare sempre più remoto. Oggi non è più così: la guerra russa in Europa contro l’Ucraina e la minaccia di un conflitto tra Israele e Iran hanno reso quel rischio tremendamente più attuale. Anche se finora la deterrenza ha funzionato contro la Russia.

La cosa interessante e spaventosa del libro di Jacobsen è che mostra che basterebbe la decisione di una singola persona per scatenare l’apocalisse nucleare, non importa se è un dittatore imprevedibile e paranoico come Kim Jong-un, o dedito alle prove di forza come Vladimir Putin, o un presidente democraticamente eletto. È un fatto ben not0 agli addetti ai lavori: «Durante la crisi del Watergate, il Segretario alla Difesa James Schlesinger, preoccupato che un Richard Nixon ubriaco e pensieroso potesse decidere di lanciare un attacco nucleare, avrebbe detto ai dirigenti del Pentagono di consultare lui o il Segretario di Stato Henry Kissinger prima di seguire una direttiva della Casa Bianca» ricorda il New York Times nella sua recensione del libro. Jacobsen dal canto suo è convinta che molti esperti militari le abbiano parlato perché pensano che l’opinione pubblica debba sapere che una cosa del genere può accadere.

«Gli Stati Uniti mantengono una politica di lancio nucleare chiamata “Launch on Warning”. Ciò significa che se un satellite militare indica che la nazione è sotto attacco nucleare e un secondo radar di preallarme conferma tale informazione, il presidente lancia missili nucleari in risposta. L’ex segretario alla Difesa William Perry mi ha detto: “Una volta che siamo avvertiti di un attacco nucleare, ci prepariamo a lanciare. Questa è la politica. Non aspettiamo”. Il Presidente degli Stati Uniti ha l’autorità esclusiva di lanciare armi nucleari. Non chiede il permesso a nessuno. Né il segretario alla Difesa, né il presidente del capo di stato maggiore congiunto, né il Congresso degli Stati Uniti», spiega Jacobsen in un intervento su The New Scientist. 

«Quando il Presidente viene a sapere che deve rispondere a un attacco nucleare, ha solo 6 minuti per farlo. Sei minuti sono un tempo irrazionale per “decidere se scatenare l’Armageddon”, lamentava il presidente Ronald Reagan nelle sue memorie. “Sei minuti per decidere come rispondere a un segnale di disturbo su un radar… Come si può applicare la ragione in un momento come quello?”. Eppure, il Presidente deve rispondere. Perché un missile balistico intercontinentale impiega circa 30 minuti per arrivare da una rampa di lancio in Russia, Corea del Nord o Cina a qualsiasi città degli Stati Uniti, e viceversa. I sottomarini con armamento nucleare possono ridurre il tempo di lancio al bersaglio a 10 minuti o meno. Oggi ci sono nove potenze nucleari, con un totale di oltre 12.500 armi nucleari pronte per essere utilizzate. Gli Stati Uniti e la Russia hanno circa 1.700 armi nucleari ciascuno: armi che possono essere lanciate in pochi secondi o minuti dopo che i rispettivi presidenti hanno dato il comando», dice ancora Jacobsen. Gli Stati Uniti però hanno solo 44 missili per intercettare e far esplodere le testate nemiche. E il prossimo presidente americano potrebbe essere Donald Trump.

«Ho fatto una serie di interviste con il fisico Richard Garwin, che ora ha 95 anni. È probabilmente la persona più esperta di armi nucleari del pianeta, e probabilmente ne sa di più sulla politica nel lungo arco della storia, perché aveva 23 o 24 anni quando progettò la prima bomba termonucleare. Nel test “Ivy Mike”, la bomba esplose con una potenza di 10,4 megatoni, circa 1.000 Hiroshima. Garwin mi disse che la sua più grande paura era , ed era sempre stata, la teoria del pazzo. Ha usato l’espressione francese Après moi, le déluge – dopo di me, il diluvio – riferendosi all’idea che un leader pazzo, maniacale, egoista e narcisista possa lanciare un’arma nucleare per ragioni che nessuno potrà mai conoscere» dice ancora Jacobsen a Mother Jones. 

Nel 1983 gli Stati Uniti hanno fatto una simulazione dei possibili scenari di guerra in un gioco chiamato Proud Prophet, a cui hanno partecipato vari esperti. Tra questi c’era un professore di Yale Paul Bracken che, racconta Jacobsen, è stato autorizzato a parlarne in termini generali: «Ha scritto nel suo libro che tutti se ne sono andati molto depressi, perché non importa come inizia lo scenario nucleare — se la Nato è coinvolta o meno, se la Cina è coinvolta o meno — finisce sempre allo stesso modo, il modo più terribile, perché l’America ha una politica di “lancio su allarme”. Non aspettiamo di assorbire un colpo nucleare. Una volta che un missile è in arrivo e c’è una conferma secondaria dai radar di terra, al presidente viene chiesto di lanciare un contrattacco». 

Il punto è che non è possibile sapere se il missile contiene una testata nucleare. Ma il presidente deve comunque decidere subito se rispondere. E se decide di farlo con le testate nucleari l’apocalisse atomica diventa inevitabile. Partendo da questo assunto Nuclear War: A Scenario racconta nel dettaglio e momento per momento cosa succederebbe se la Corea del Nord lanciasse un missile contro gli Stati Uniti.

«Il libro lascia aperta la questione di cosa abbia spinto la Corea del Nord a commettere questo atto di follia. Il dittatore Kim Jong-un sarebbe davvero così pazzo da attaccare gli Stati Uniti? Sta forse immaginando di sopravvivere all’inevitabile contrattacco? Secondo i servizi segreti americani, la Corea del Nord ha costruito per decenni il più grande sistema di bunker sotterranei del mondo. Si presume che la leadership del Paese abbia cibo, acqua e medicine sufficienti per trincerarsi sottoterra per anni. Oppure è solo un malinteso, un terribile incidente? Si tratta di un test missilistico sfuggito al controllo? In questo scenario fittizio, non è chiaro perché il missile sia stato lanciato. Pyongyang rimane in silenzio, proprio come nella realtà. Tra il gennaio 2022 e il maggio 2023, la Corea del Nord ha effettuato circa 100 test missilistici. Il Paese non ne ha annunciato nemmeno uno in anticipo. La cosa sconvolgente: per il resto dello scenario, non importa se il lancio sia stato intenzionale o accidentale» nota lo Spiegel.

Uno dei punti più problematici è che i leader hanno solo pochi minuti di tempo per decidere in caso che venga rilevato un potenziale attacco. È una responsabilità così gravosa che sia George W. Bush, che Barack Obama, che Joe Biden volevano cambiare la politica di «lancio su allarme». Ma non lo hanno fatto perché nessuno ha mai trovato un’alternativa alla politica di deterrenza nucleare. Un altro elemento problematico è il «sistema di allerta precoce» russo che è «inaffidabile»: secondo gli esperti americani c’è il pericolo che segnali come reali attacchi inesistenti, innescando una reazione a catena (un problema aggravato dal fatto che i presidenti degli Stati Uniti e la Russia attualmente non comunicano).

La descrizione della reazione a catena della deterrenza nucleare fatta da Jacobsen è così terrificante che Denis Villeneuve, il regista di Dune, ha comprato i diritti per farne un film. Paradossalmente potrebbe essere l’unica buona notizia portata dal libro. Il perché lo racconta Jacobsen, sempre nell’intervista a Mother Jacobsen: ha a che fare con il più famoso film di sempre sull’apocalisse nucleare,The Day After, che —uscito nel 1983, ha fatto capire a tutto il mondo i rischi della guerra nucleare. «Si tratta di una storia fittizia di una guerra nucleare tra l’America e la Russia sovietica, e metà del Paese lo guardò. È interessante notare che, dietro le quinte, la Abc ricevette molte pressioni per non mandarlo in onda — ricorda Jacobsen —. Ebbene, un americano molto importante lo guardò: Reagan assistette a una proiezione privata a Camp David. Il suo capo di gabinetto cercò di suggerirgli di non guardarlo, ma lo fece. Nel suo diario scrisse di essere “molto depresso”, prese il telefono e chiamò l’allora presidente sovietico Mikhail Gorbaciov, e i due leader si parlarono, il che è davvero l’unica soluzione a tutto questo. Grazie a quelle comunicazioni, alla loro conferenza e al trattato, l’arsenale nucleare folle è stato ridotto ai circa 12.500 esemplari attuali, una riduzione considerevole. Il Presidente prima di vedere “The Day After” aveva un approccio molto più duro e aggressivo. Ha cambiato posizione ed è diventato molto più prudente».

Illuminazione delle coscienze nel

tempo dei segreti?

(Dal Blog di Padre Livio 22 Aprile 2024)

Carissimo Padre.         

Secondo alcuni carismatici i segreti debutteranno con un avvertimento o illuminazione delle coscienze, che sarebbe l’ultima ancora di salvezza per i non credenti. Ogni persona vedrà il suo passato come in un film con gli errori e i peccati commessi per poi pentirsi e scegliere se stare con Gesù o con il maligno.

Cito qui alcuni carismatici che hanno annunziato questo evento: Marie Julie Jahenny (Francia 1850-1941)» L’avvertimento sarà come una rivelazione interiore di nostri peccati. La Madonna verrà a risvegliare le coscienze di ciascuno.

Anna Maria Taigi (1769-1837)» L’avvertimento sarà un illuminazione delle coscienze nella quale ciascuno vedrà se stesso come DIO lo vede.

Faustina Kowalska: “Prima di venire come giudice giusto, vengo come re di misericordia. Sarà dato agli uomini questo segno in cielo: si spegnerà ogni luce e ci sarà una grande oscurità su tutta la terra. Allora apparirà il segno della croce e dai fori usciranno grandi luci che per qualche tempo illumineranno la terra.

Garabandal (Concita) “L’avvertimento sarà visibile nel mondo intero. Per tutti sarà come una rivelazione dei nostri peccati, sarà visto e sperimentato dalle genti di ogni religione. Sarà come una purificazione prima del miracolo. 

Padre Livio, mi piacerebbe sapere cosa ne pensa di tutto questo e se ciò sia collegato ai messaggi di Medjugorje.

La saluto con affetto sua devota Lucrezia


Cara Lucrezia,

è molto interessante quello che hai scritto, però non c’è nulla di simile nei messaggi di Medjugorje e di Fatima. Anzi, direi che c’è il contrario.

Infatti, la Madonna esorta a convertirsi ora, che è un tempo di grazia, mentre dopo sarà troppo tardi. Persino in presenza del segno sulla collina delle apparizioni ci saranno quelli che si inginocchieranno, ma non crederanno.

Suor Lucia di Fatima, nel descrivere la catastrofe che si abbatte sul mondo travolgendo uomini e cose, parla di “anime che dormono il sonno della morte”.

La stessa Sacra Scrittura nella descrizione degli ultimi tempi parla di quelli che, nel vedere i prodigi divini, bestemmieranno invece di convertirsi.

Ciò non significa che non vengano date grazie particolari di conversione in quei momenti di “satana sciolto dalle catene”, ma difficilmente saranno efficaci nei cuori induriti dal male e incatenati dal demonio.

La Misericordia divina è infinita, ma nulla può davanti al rifiuto di un cuore arrogante e impenitente.

Stiamo piuttosto attenti che le tenebre non abbiano afferrare anche noi, ha ammonito la Madonna in un messaggio a Mirjana.

Ave Maria

Padre Livio

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Autore: Libertà e Persona

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