Rilancio una notizia, in merito ad una tra le tante follie green: ridurre le coltivazioni con una motivazione che esprime tutta l’inflessibilità dell’utopia green a discapito del buon senso e della realtà (vedi qui misura in linea con direttive UE).
L’ennesimo stravagante diktat è: fermare il più possibile i trattori nelle campagne. Non per dare più produttività ai terreni come stop annuale
nell’ambito di un ciclo di rotazioni pluriennali, ma permanentemente (venti anni di sospensione!), per contenere le emissioni di CO2 che le lavorazioni agricole comportano.
CONTRIBUTI AGLI AGRICOLTORI PER NON COLTIVARE
In sostanza, seguendo le indicazioni degli esperti della transizione green, l’Europa sarebbe disposta a pagare gli agricoltori per smettere di coltivare i campi. E magari per convertire le colture attuali in seminagioni di pannelli solari. O in allevamenti di grilli. O per sostituire le stalle per vitelli in stalle sintetiche, cioè laboratori asettici dove si possono clonare e assemblare tessuti animali destinati alle catene McDonald’s e ai supermercati.
Ai politici che verranno eletti alle prossime elezioni europee che insisteranno a voler dare contributi agli agricoltori per non coltivare, proporrei invece di prendere loro quegli stessi sussidi purché smettano di fare i politici. Quindi, tradotto in soldoni, invece di dare, per ipotesi, duemila o tremila euro al mese netti all’agricoltore che non coltiva si dia la stessa cifra al burocrate UE che se ne stia a casa sua.
È evidente, ormai, che certi politici nullafacenti fanno molto meno danni dell’agricoltore che diventa collega in quella stessa inattività.
FINO A CHE GRADO POSSIAMO ARRIVARE?
Ci chiedono di non mangiare carne, di andare a trenta all’ora, di usare auto elettriche, addirittura di non coltivare troppo la terra. Tutto questo in aggiunta a sempre più asfissianti misure per contenere le insostenibili emissioni ad effetto serra. Poi però gli stessi governanti mandano centinaia di miliardi (di euro e di dollari) per sostenere la guerra in Ucraina o per scatenarla da altre parti.
Ma le emissioni delle bombe, degli esplosivi, delle forniture belliche (per non parlare delle esercitazioni militari della Nato o dei loro caccia che sempre più solcano i cieli, anche in territori non belligeranti) sono forse salutari per l’ambiente? C’è maggior pericolo nell’escalation della temperatura media del Pianeta di un grado in più nel 2050 o in quella molto più concreta ed imminente che possono comportare deflagrazioni atomiche?
GREEN WASHING: A VOLTE SI BUTTA VIA UN AMBIENTE SPORCO CON LE PERSONE DENTRO
Lo so che lo sapete già, non è certo una novità. Io ho scoperto circa dieci anni fa, in un dossier de Il Sole 24 Ore che ho conservato, intitolato ‘Mercanteggiando alla Borsa del clima’ (oggi introvabile in internet), che esiste un meccanismo finanziario di riciclaggio del CO2 ‘sporco’, analogo a quello mafioso del denaro sporco. È una tecnica subdola che consente di ripulire un’immagine aziendale davanti agli eco-burocrati o agli eco-attivisti. In sostanza, ci sono aziende che sforano i tetti imposti dalle leggi per le emissioni di CO2 e, per continuare ad operare (magari emettendo ancora di più gas ad effetto serra), ricorrono al mercato acquistando crediti di carbonio da aziende considerate virtuose.
C’è dunque un fiorente mercato di certificati verdi, cioè di diritti ad emettere tonnellate di biossido di carbonio a fronte dell’acquisto di quote, il cui valore è regolamentato su mercati finanziari. Quel che è peggio poi è che le certificazioni sono controllate da enti privati e gestite a vantaggio di multinazionali, oligarchi e speculatori di ogni risma.
Ad esempio, l’azienda Tesla, che produce veicoli elettrici, ed è considerato modello da seguire in tema di sostenibilità industriale, viene ricompensata con crediti green di valore spropositato, che vengono poi messi all’asta, magari per sostenere l’avvio di centrali alimentate con carburanti fossili (vedi questa notizia).
In questo squallido ed opaco mercato, chi è amico dei potenti che lo gestiscono può ammantarsi della patente di rispettoso dell’ambiente pur permettendosi iniziative ciniche e sfrontate, che di verde hanno ben poco. Come quella che vi segnalo in questo articolo (QUI). Dove emerge che la presunta tutela dell’ambiente non è a vantaggio delle persone o delle generazioni presenti o future, ma è finalizzata a beneficio… dell’ambiente. Eh, sì: leggere l’articolo per credere!
Riassumendo, abbiamo due multinazionali che, per rifarsi una verginità eco-green-sostenibile (o, in altri termini, per agevolare una transizione da nero a verde, perché loro si percepiscono così), ‘pretendono di sviluppare progetti green sottraendo la terra a chi ci vive da sempre’. Cioè, vogliono riqualificare quel territorio africano con una riforestazione che spazzi via non solo le capanne ma anche un intero popolo, sfrattato perché è di troppo. Gli alberi acchiappa-carbonio vengono prima delle persone. Eppure quelle persone, che hanno a cuore le loro terre ben più che i filantropi occidentali, come rileva l’articolo ‘non tagliano gli alberi ma li salvaguardano con saggezza e amore’ mantenendo inalterato l’ecosistema come è sempre stato da secoli e secoli.
FUMUS VERITATIS
Tutte queste situazioni traggono origine da una scellerata e indimostrata teoria che ossessivamente batte lo stesso tasto arrivando sempre alle stesse conclusioni: troppe variazioni climatiche (come se il tempo dovesse obbedire alle nostre necessità o non fosse mai cambiato bruscamente in passato), troppa CO2 e, infine, tutta colpa di troppe persone che la producono.
La fissazione di chi ci manovra sta proprio qui: il problema non è l’eccesso di anidride carbonica, ma l’eccesso di persone. E l’eugenetica, la limitazione dell’uomo (neo-malthusianesimo) o il superamento dei suoi limiti (transumanesimo) sono le soluzioni.
Sempre più persone sono consapevoli della disumanità di certa ideologia green e sanno che la verità è ben altra. Ma non basta sapere: occorre far sapere.
Se la propaganda di oggi insiste nel seguire gli insegnamenti di Goebbels per addomesticare l’opinione pubblica, anche chi si oppone, pur svantaggiato nella cassa di risonanza, può utilizzare la stessa strategia. Prendi una verità, una di quelle soffocate, censurate ovvero spacciate come menzogna. Ripetila cento, mille, centomila volte: diventerà una falsa menzogna. Cioè ridiventerà una verità, ripulita da ogni mistificazione.
Ma chi sta dalla parte della verità ha un grande vantaggio. La verità prima o poi si afferma. La menzogna è buio che cerca di coprire la luce. Ma la luce è più forte: bastano pochi raggi a sconfiggere la marea di buio che avvolge una stanza. La menzogna non può chiudere tutti i varchi dai quali può penetrare la verità.
E poi, come dice Simenon nel romanzo ‘Maigret ha un dubbio’ la verità è come il profumo del mare: lo si respira ancor prima di vederlo.