“Uno nato da te sarà tuo erede”

Sieger Köder, pittore e sacerdote, Abramo.

Colletta

O Dio, nostro creatore e Padre,
tu hai voluto che il tuo Figlio crescesse in sapienza,
età e grazia nella famiglia di Nazaret;
ravviva in noi la venerazione
per il dono e il mistero della vita,
perché diventiamo partecipi della fecondità del tuo amore.

Commento artistico-spirituale alla Prima Lettura della DOMENICA FRA L’OTTAVA DI NATALE – FESTA DELLA SACRA FAMIGLIA – ANNO B – 31 Dicembre 2023

Di don Tarcisio Tironi, Direttore M.A.C.S. (Museo di Arte e Cultura Sacra) di Romano di Lombardia-Bg


«In quei giorni, fu rivolta ad Abram, in visione, questa parola del Signore: “Non temere, Abram. Io sono il tuo scudo; la tua ricompensa sarà molto grande”. Rispose Abram: “Signore Dio, che cosa mi darai? Io me ne vado senza figli e l’erede della mia casa è Elièzer di Damasco”. Soggiunse Abram: “Ecco, a me non hai dato discendenza e un mio domestico sarà mio erede”. Ed ecco, gli fu rivolta questa parola dal Signore: “Non sarà costui il tuo erede, ma uno nato da te sarà il tuo erede”. Poi lo condusse fuori e gli disse: “Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle” e soggiunse: “Tale sarà la tua discendenza”. Egli credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia. Il Signore visitò Sara, come aveva detto, e fece a Sara come aveva promesso. Sara concepì e partorì ad Abramo un figlio nella vecchiaia, nel tempo che Dio aveva fissato. Abramo chiamò Isacco il figlio che gli era nato, che Sara gli aveva partorito» (Genesi 15,1-6; 21,1-3).

L’autore sacro narra di come, probabilmente all’inizio del secondo millennio a.C., la coppia di anziani, Abramo e Sara, riceve da Dio il dono misterioso della discendenza nel figlio Isacco, in premio della propria fede. Dopo un intenso dialogo, Dio conduce Abramo all’aperto dicendogli: «Guarda in cielo e conta le stelle», promettendogli: «Tale sarà la tua discendenza». L’invito del Signore ad imparare a guardare la vita alzando gli occhi e a contare le stelle in cielo, aiuta Abramo a non dimenticare mai l’onnipotenza divina e la sua opera creatrice, cioè che c’è un cielo sopra la terra. E siccome le stelle si vedono bene là dove il buio è più profondo, lo sposo di Sara si sente rassicurato nel cuore e si fida di Dio: «Egli credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia».
Il patriarca «Abramo», dipinto da Sieger Köder nell’atto di guidare il popolo ebraico nel deserto, campeggia al centro vestito di verde, il colore della speranza e con il capo coperto con il «tallit», lo scialle che gli ebrei indossano durante la preghiera, come segno della fedeltà a Dio. Il capostipite del popolo ebreo e di quello arabo, con la bocca socchiusa ad esprimere meraviglia, sta guardando in alto, a Dio che si manifesta nella luce intensa e avvolgente. Nel blu del cielo, Abramo ritrova le stelle a conferma della numerosa discendenza, promessa dal Signore al quale s’affida completamente come esprimono le grandi mani spalancate.
Giovanni Vannucci (1913- 1984), sacerdote dell’Ordine dei Servi di Maria, commenta:

«La preghiera ci renda pazienti servitori dei cieli,

amici misericordiosi di chi attende,

consapevole o no, che tutto acquisti senso,

pienezza e consistenza,

che tutto si accenda della tua presenza».

don Tarcisio Tironi
direttore M.A.C.S.

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Autore: Libertà e Persona

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