“Volti di persone amiche” 

Giotto, Il Profeta Malachia, affresco, Padova, Cappella di Santa Maria della Carità, 1303-1305, prima metà della volta, accanto al Medaglione della Madre di Dio

Colletta

O Dio, creatore e Padre di tutti,
donaci lo Spirito del tuo Figlio Gesù,
venuto tra noi come colui che serve,
affinché riconosciamo in ogni uomo
la dignità di cui lo hai rivestito
e lo serviamo con semplicità di cuore.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.

Commento artistico-spirituale alla Prima Lettura della XXXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO A – 5 Novembre 2023

Di don Tarcisio Tironi, Direttore M.A.C.S. (Museo di Arte e Cultura Sacra) di Romano di Lombardia-Bg

«Io sono un re grande – dice il Signore degli eserciti – e il mio nome è terribile fra le nazioni. Ora a voi questo monito, o sacerdoti. Se non mi ascolterete e non vi darete premura di dare gloria al mio nome, dice il Signore degli eserciti, manderò su voi la maledizione. Voi invece avete deviato dalla retta via e siete stati d’inciampo a molti con il vostro insegnamento; avete distrutto l’alleanza di Levi, dice il Signore degli eserciti. Perciò anche io vi ho reso spregevoli e abietti davanti a tutto il popolo, perché non avete seguito le mie vie e avete usato parzialità nel vostro insegnamento. Non abbiamo forse tutti noi un solo padre? Forse non ci ha creati un unico Dio? Perché dunque agire con perfidia l’uno contro l’altro, profanando l’alleanza dei nostri padri?» (Malachìa 1,14- 2,2.8-10).

La profezia di Malachia (tradotto dall’ebraico: «Messaggero del Signore») si diffonde nel periodo successivo all’esilio babilonese ed è stata scritta nel libro omonimo a metà del quinto secolo a.C. Il brano segue la denuncia della mancanza di fedeltà d’Israele al culto per Dio e critica aspramente il modo di agire dei sacerdoti del Tempio che disprezzano il nome di Dio e non lo riconoscono come padre e signore. Malachia, l’ultimo dei dodici profeti detti minori, a nome di Dio se la prende con i sacerdoti per non avere esercitato il compito fondamentale di istruire il popolo sulle loro responsabilità nell’ambito dell’Alleanza con Dio e nel contempo chiede loro di convertirsi «perché non avete seguito le mie vie e avete usato parzialità nel vostro insegnamento». Il testo di Malachia prepara e introduce il tono di denuncia narrato nel vangelo odierno (Matteo 23,1-12) in cui Gesù critica gli scribi e i farisei.

«Il profeta Malachia» è uno dei medaglioni affrescato attorno al 1303 da Giotto di Bondone, con un tondo sulla volta a botte della navata della Cappella, dedicata a S. Maria della Carità, voluta a Padova da Enrico degli Scrovegni. Dipinto in un clipeo inserito nel cielo punteggiato da stelle a otto punte (simbolo dell’ottavo giorno) e raffigurato come un uomo anziano e con la barba, il profeta compare con l’aureola dorata tipica della rappresentazione iconografica del «santo» mentre tiene nella mano sinistra il cartiglio di un passo del libro profetico evidenziato dal gesto della destra.

Facciamo nostra la riflessione del Vescovo Corrado Sanguineti: «La dimenticanza è perdere la memoria della nostra origine, il Padre, e della nostra condizione di discepoli dell’unico Maestro. Così possiamo riconoscere chi può essere davvero padre e maestro: quei volti di amici e fratelli che rendono trasparente nella vita la presenza del Padre e di Cristo, e c’introducono ad una familiarità sempre più grande con il nostro destino».

don Tarcisio Tironi

direttore M.A.C.S.

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Autore: Libertà e Persona

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