Dalle icone della scuola cretese alla Riforma cattolica e molto oltre. Questa la parabola artistica di El Greco, in mostra a Milano. Fino all’11 febbraio 2024

El Greco, Dormizione della Vergine, ante 1567

Da il sussiadiario.it

Pubblicazione: 26.10.2023 di Alfredo Tradigo

Domenikos Theotokopulos, detto El Greco. Così lo chiamavano in Italia e poi in Spagna per le sue origini: l’isola di Creta dove era nato a Candia nell’anno 1542 e dove in gioventù dipingeva icone alla maniera greca, appunto. Un’arte sacra, tipica della Chiesa greco-ortodossa, un’arte antica che da Bisanzio aveva trovato il suo centro spirituale nei monasteri del Monte Athos, affacciato sull’Egeo. La scuola cretese, cui

Domenico apparteneva, ne era una prestigiosa filiazione. A 26 anni però, come tanti altri pittori cretesi della sua generazione, El Greco (d’ora in poi lo chiameremo così) abbandonò la sua isola e partì alla volta di Venezia, dove rinnovò la sua tavolozza a contatto con i grandi protagonisti della scuola veneta: Tiziano, Tintoretto, Veronese, Bassano. Così sostituì la tecnica tradizionale delle icone (tempera e uovo) con la pittura a olio che dava infinite possibilità creative. Sette anni a Venezia, e poi altri sette a Roma, a contatto con il manierismo e lo spregiudicato realismo di Caravaggio, … (Articolo completo QUI. Puibbicato anche sul Blog di Alfredo Tradigo QUI)

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Autore: Libertà e Persona

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