Ricordiamo Cormac Mc Carthy vincitore nel 2007 del premio Pulitzer per la narrativa con il romanzo “La strada”

Cormac-McCarthy: 20 luglio 1933 -13 giugno 2023 Fonte La Nuova Bussola Quotidiana

Lo scorso 13 giugno è scomparso all’età di 89 anni  Cormac Mc Carthy, universalmente riconosciuto come  uno dei più grandi scrittori americani contemporanei. Autore di capolavori indiscussi come -per citare i  più conosciuti al grande pubblico-  Sunset Limited,  La strada ,  Trilogia della frontiera, Non è un paese per vecchi -quest’ultimo portato sul grande schermo dai fratelli Cohen nel 2008 e vincitore di tre Oscar.

Mc Carthy, caso più unico che raro nel panorama letterario moderno, è stato un autore che ha parlato solo ed

esclusivamente  con i suoi romanzi, ottenendo un enorme successo di pubblico.

Cormac ha scelto una vita isolata e il più possibile lontana dall’attenzione dei media -si dice che nell’intera sua esistenza abbia  concesso soltanto un’intervista- ed è deceduto poche settimane dopo aver dato alle stampe il suo penultimo romanzo, Il passeggero, al quale seguirà, nel prossimo autunno, anche in Italia, la pubblicazione della sua opera conclusiva Stella maris.

In suo ricordo propongo qui una rilettura de La strada, straordinario romanzo post apocalittico  editato nel  2006 e vincitore nel 2007 del premio Pulitzer per la narrativa.


-Ce la caveremo, vero, papà?
-Sì, ce la caveremo.

-E non succederà niente di male.

-Esatto.

-Perché noi portiamo il fuoco.

-Sì, perché noi portiamo il fuoco.

Un uomo e un bambino viaggiano attraverso un mondo dove esseri umani e natura sono stati sconvolti da una catastrofe imprecisata, ma di devastante entità.

Padre e figlio camminano attraverso un paesaggio lunare e inquietante, nel quale il sole scalda a malapena con i suoi raggi, portando con loro un carrello del supermercato nel quale hanno ammassato qualche scorta di cibo e qualche vestito malridotto, tutto ciò che per vivere è rimasto loro. Sono diretti verso il sud degli Stati Uniti, verso la costa, dove il padre, gravemente ammalato, spera di riuscire ad arrivare per consegnare il figlio in mani sicure.


Sapeva solo che il bambino era la sua garanzia. Disse.

-Se non è lui il verbo di Dio allora Dio non ha mai parlato.
Si incamminarono sull’asfalto in una luce di piombo, strusciando i piedi nella cenere, l’uno il mondo intero dell’altro”

Perché il mondo, intorno a loro, è diventato una giungla feroce, disumana, dove l’imperativo è sopravvivere, a qualsiasi costo. Il padre difende il figlio, anche con la forza delle armi.

Il figlio si aggrappa tenacemente al padre, consegnandogli il suo sguardo bambino, pieno di domande sulla vita e sulla morte, sul bene e sul male, ricco di inesausta fiducia non solo nel genitore, ma anche nella realtà tutta, pur essendo essa così tragicamente compromessa da rendere la speranza un’utopia.

-Non tocca a te preoccuparti di tutto. Il bambino disse qualcosa che l’uomo non capì. 

-Cosa? Disse.
Il bambino alzò gli occhi, il viso sporco e bagnato. 

-Sì, invece, disse. Tocca a me.
-Te lo ricordi quel bambino, papà?

-Sì, me lo ricordo.

-Secondo te sta bene quel bambino?
-Ma certo. Secondo me sta bene.
-Secondo te si era perso?
-No. Non credo che si fosse perso.
-Ho paura che si fosse perso.

-Secondo me sta bene. Ma chi lo troverà se si è perso? Chi lo troverà quel bambino?
-Lo troverà la bontà.  È sempre stato così. E lo sarà ancora.

“Lo troverà la bontà: in un mondo reso cenere e violenza, abitato da sopravvissuti ridotti a belve feroci, rimane la consapevolezza, pur indebolita dal dolore e dalla paura, di un “quid” dentro e il reale che non è soltanto possibilità di morte e  distruzione.
Padre e figlio “portano il fuoco”, cioè, ciò che nella morte apparente di tutto non fa morire. 


-È vero? Il fuoco intendo.
-Sì che è vero. -E dove sta? Io non lo so dove sta.
-Sì che lo sai. È dentro di te. Da sempre. Io lo vedo.


Il viaggio termina in un luogo sicuro, tra braccia accoglienti e fidate. Il padre consegna il figlio alla vita e promette di restare con lui, sempre, pur in un modo diverso: il modo del “respiro di Dio”, che “passa da un uomo all’altro in eterno”. Al figlio è affidato il compito di proseguire il cammino, con lo sguardo su una realtà che, pur segnata tragicamente dal male, vibra instancabilmente di mistero. Buon viaggio verso la Bontà, Cormac Mc Carthy e grazie infinite per averci regalato, con i tuoi romanzi così dolorosi, intensi e per nulla rassicuranti, questo respiro inesausto di eternità. 

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