DAL SOLSTIZIO D’ESTATE A SAN GIOVANNI IL BATTISTA. La fede attraverso l’arte

San Miniato al Monte, Firenze

Dal Diario Facebook del 21 Giugno 2023

Oggi è il solstizio d’estate. SOL-STIZIO: il SOL cessa di alzarsi rispetto all’equatore celeste e “sta”(-STIZIO), si ferma.

È il giorno più lungo dell’anno, col sole allo zenith, ovvero nel punto più “verticale” possibile, rispetto al TROPICO DEL CANCRO.

Anche quest’anno, il 21 giugno il mio pensiero corre verso SAN MINIATO AL MONTE, sopra Firenze, per

due buoni motivi.

Primo motivo

Oggi, alle 13:53, il raggio di sole illumina il segno del cancro nel grande zodiaco marmoreo scolpito nel corridoio centrale della navata.

Zodiaco marmoreo, 1207, San Miniato al Monte, Firenze
Fonte propria

La lama di luce entra dentro la chiesa attraverso la terza monofora meridionale, e colpisce appunto il SEGNO zodiacale DEL CANCRO che inizia oggi. Fra i 12 segni scolpiti nel pavimento di San Miniato, questo è L’UNICO RACCHIUSO IN UN CERCHIO.

Tutto il corridoio è concepito come un merletto di marmo imperniato su questa grande ruota dello zodiaco, scolpito nel 1207: può essere dunque considerato la più antica meridiana solstiziale monumentale ancora funzionante sul territorio europeo.

Tempo ed eterno

La gnomonica antica – la scienza delle meridiane – ci parla di uomini che guardavano il tempo in dialogo con l’Eterno, e su questo fondamento edificavano lo spazio sacro ben definito, tanto delle pievi di campagna quanto delle grandi basiliche, nella prospettiva dell’Infinito. Si radica qui la “densità dell’istante”, esattamente l’opposto dell’attimo malinconicamente fuggente.

Il solstizio d’estate simboleggia l’apogeo della vittoria della LUCE sulle tenebre, nel ciclo della natura che è il grande paradigma pedagogico del ciclo dell’anno liturgico. Il solstizio cade nei giorni della Natività di san Giovanni Battista, patrono di Firenze, il 24 giugno: egli è l’uomo mandato da Dio per rendere testimonianza alla LUCE.

In quel lontano 1207 quasi nessuno sapeva che l’anno prima, nel 1206, era radicalmente cambiata la vita di Francesco d’Assisi, a cui il Crocifisso aveva detto “Va’ e ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina”: va e ripara la piccola chiesa di san Damiano e la Chiesa tutta. E in soli vent’anni attraverso il carisma donato a Francesco la fede era tornata ad affascinare tanti e la Chiesa era tornata a risplendere.

Secondo motivo

Perché oggi vorrei essere a San Miniato al Monte? Per ammirarne la FACCIATA, ovvero per guardarla in FACCIA, una vera faccia con due occhi, il naso e la bocca. Giotto quando dipinge Francesco morto abbracciato il cinque ottobre 1226 da santa Chiara e dalle altre clarisse di fronte alla chiesa di San Damiano, dà a questa umile chiesetta l’aspetto di san Miniato (ha anche l’aquila dei mercatanti di Calimala su in cima), con occhi naso e bocca come la dipingerebbe appunto un bambino.

Vorrei andare oggi a San Miniato a ripetere innanzitutto a me e a farmi ridire dai miei amici il compito: “Va’ e ripara”, va’ e restaura, va e porta ristoro. Da’ tutto, lietamente, perché torni a splendere il volto di questa dimora “semper reformanda”, sempre da restituire alla sorgiva bellezza.

Dal Diario Facebook del 22 Giugno 2023

Da alcuni anni “monìtoro” ciò che accade il giorno del solstizio nella Cattedrale di Bari, dopo le 17.

Cattedrale di BariFonte Fame di sud

Ma oggi parto da Assisi, chiesa di Santa Maria Maggiore (visitatissima anche perché ospita la tomba di Carlo Acutis), dedicata alla Madonna della Neve, 5 agosto. Ero lì al tramonto di questo giorno con Sonja e Caterina e insieme abbiamo seguito in assorto silenzio il sole che entrava dal rosone a otto raggi e andava a proiettarsi sull’abside, procedendo lentamente fino a stamparsi sulla monofora orientale da cui poche ore prima era entrata la prima luce del mattino. All’alba il sole entra da oriente e “orienta” i nostri passi; al tramonto quello stesso “fratello Sole” stampa sull’abside i suoi OTTO raggi e ci parla di Cristo “OTTAVO giorno che non conosce tramonto”, spalancandoci sulla Speranza certa di un’alba nuova che vince la naturale mestizia per il fatto che tutto sembra declinare verso “occidente”.

Il rosone a 16 petali del Duomo di Bari Fonte propria

A Bari vedo di anno in anno sempre più la ressa, la spettacolarizzazione, la ballerina evocante la Magna Grecia o magari Salomé, tra musica, fumi e profumi d’incenso. Molta emozione, molto sentimento che dovrebbe avvicinare all’esperienza del vedere l’essenziale, ma temo che invece “dis-tragga” (amici che magari eravate lì, ditemi che mi sbaglio…).

E l’essenziale è che i raggi del sole attraverso i 16 petali del rosone in facciata sono andati a BACIARE (“ad-orare”) i 16 petali del rosone musivo presente sul pavimento. La maggior parte degli antichi rosoni è a 8 o a 12 petali. Questo di Bari invece ne ha 16. Al centro del rosone (chissà se è stato notato) sta il “crismon”, o “cristogramma”: il monogramma costantiniano di Cristo costituito dalle prime due lettere greche di “XRistòs”, la “Chi” e la “rò”. Da questo “chirò”, che a noi sembra un “X” tagliata dalla “I”, s’irradiano 16 raggi. Mi tornano in mente, nella Basilica di San Marco a Venezia, le 16 finestre della cupola della Pentecoste tra le quali sono raffigurati i 16 popoli – esattamente 16 – ai quali giunge l’annuncio della resurrezione nel racconto degli Atti degli Apostoli: “Erano stupefatti e fuori di sé per lo stupore dicevano: «Costoro che parlano non sono forse tutti Galilei? E com’è che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamìti e abitanti della Mesopotamia, della Giudea, della Cappadòcia, del Ponto e dell’Asia, della Frigia e della Panfilia, dell’Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène, stranieri di Roma, Ebrei e prosèliti, Cretesi e Arabi e li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio»”.

Ecco: Cristo è la LUCE, in greco “safès”; è lui la Santa SOFÌA di Dio che scende dal cielo e va a COMBACIARE sull’identico rosone in terra (di nuovo il “chirò” e i16 petali).

Questo mi è accaduto di guardare. Non ho la presunzione di concludere e definire, ma solo di pro-vocare ad ulteriori approfondimenti, soprattutto i tanti amici pugliesi. La (pro)vocazione accaduta a me è un richiamo alla missione: essere il riverbero di questa gran luce, inconsapevolmente attesa da tutti i popoli della terra.

P.S. leggo il titolo di uno dei video:

“Solstizio d’estate 2023, nella Cattedrale di Bari si ripete la magia delle luci”.

Solo magia, o mistero da guardare in assorto silenzio?

Dal Diario Facebook del 23 Giugno 2023

Battistero del Duomo di Firenze, Fonte Wikipedìa

Come Dante anch’io sono “a casa” NEL MIO BEL SAN GIOVANNI (Inf. XIX, 17), il Battistero di Firenze.

Domani è la grande festa della Natività di San Giovanni Battista e ne ripercorreremo la storia squadernata in questi splendidi mosaici fiorentini. Oggi diamo uno sguardo panoramico all’edificio romanico; quindi con timore e tremore varchiamo la soglia e alziamo lo sguardo sull’abbagliante/ammaliante splendore di questi mosaici “immaginati” da Coppo di Marcovaldo e Cimabue.

Una casa, un edificio ottagonale, una cupola compartita in otto spicchi: su in alto è raffigurato il Creatore che il sesto giorno plasmò Adamo ed Eva (era venerdì) e il settimo giorno riposò (era sabato, la festa degli ebrei). Più giù ammiriamo Gesù che è risorto “il primo giorno dopo il sabato”: il primo dopo il settimo è L’OTTAVO GIORNO, la nostra DOMENICA, la festa del DOMINUS risorto. BATTEZZATI in Gesù risorto abbiamo ricevuto in dono la speranza certa che anche noi risorgeremo. Tutto questo oro che allaga il nostro sguardo simboleggia l’Infinito e l’Eterno. Il Signore eterno si è fatto uomo e ci ha redento. Qui ne pregustiamo la seconda venuta, Lui Alfa e Omega, Lui che si è fatto trafiggere la mano destra aperta sul paradiso e la sinistra chiusa sull’inferno (un repellente inferno di cui si ricorderà il fiorentino Giotto nel capolavoro di Padova). L’Eterno ha ai lati i Cherubini e i Serafini; poi nei rimanenti sette spicchi le altre gerarchie angeliche, ciascuna col proprio nome: possiamo quasi auscultare il canto dei nove cori angelici.

Ecco: in questo battistero io sono “a casa”, come quando da bambino sentivo mia mamma che cantava lavando i piatti. Grazie al Battesimo (che grazia!) inizia una vita che canta, e una festa per gli occhi.

P.S. A chi vuole approfondire suggerisco questa presentazione regalataci del grande prof. Giuseppe Nifosì, che mi onora della sua amicizia in Artesvelata, QUI

Dal Diario Facebook del 24 Giugno 2023

Dal mio profilo Facebook del 24 Giugno 2023

Oggi è San Giovanni Battista, il solo santo del calendario liturgico del quale si celebra sia la nascita (oggi) sia il martirio (29 agosto).

La sua vicenda è narrata nel Battistero di Firenze in ben quindici scene. Suggerisco di goderne la profonda eloquenza (anche per verificare se le comprendiamo ad una ad una), poi eventualmente di integrarne la comprensione leggendo queste mie righe di essenzialissimo commento:

1. L’arcangelo Gabriele annuncia a Zaccaria che questo figlio “sarà grande davanti al Signore… sarà pieno di Spirito Santo fin dal grembo di sua madre; convertirà al Signore molti figli d’Israele; avrà lo spirito e la potenza di Elia, per preparare al Signore un popolo ben disposto (cfr. Lc 1,15-16). QUI

2. Zaccaria sorprendendo tutti stabilisce che il bambino si chiamerà Giovanni, che significa “Dio fa misericordia”. QUI

3. Il ragazzino “visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele” (Lc 1,80). QUI

4. Come dice il cartiglio, egli è “voce di uno che grida nel deserto: preparate la via del Signore”. QUI

5. Comincia a battezzare le folle, ai piedi di una ubertosa palma da datteri. QUI

6. Con una mano indica Gesù e ci suggerisce di gioire (indice e mignolo protesi significano appunto questo); con l’altra mano regge il cartiglio in cui è scritto che quell’uomo lassù (a sua volta benedicente) è l’Agnello di Dio, colui che toglie i peccati del mondo. Fra gli astanti che si assiepano possiamo immaginare Giovanni e Andrea, che di lì a poco le seguiranno, obbedienti al perenne metodo del “Vieni e vedi”. QUI

7. Battesimo di Gesù. Straordinaria l’acqua del Giordano che ci viene incontro e lascia trasparire il corpo di Cristo. Ai suoi piedi, a destra e a sinistra, anche i pesci ammirano l’evento. QUI

8. Giovanni punta il dito contro Erode Antipa per la sua relazione adultera con la cognata Erodiade. QUI

9. Erode fa incarcerare Giovanni nel castello di Macheronte. Sembra che il Battista sia rimasto in prigione oltre un anno. QUI

10. Il Santo, in carcere, è assalito da un dubbio: egli si chiede se questo Gesù che lui ha riconosciuto tanti mesi prima e del quale adesso tutti parlano, sia veramente il salvatore atteso, poiché i comportamenti di lui non gli sembrano conformi alle aspettative. Allora invia due discepoli a chiederlo a Gesù stesso: QUI

11. “Sei tu colui che viene o dobbiamo aspettare un altro? In quello stesso momento Gesù guarì molti da malattie, da infermità, da spiriti cattivi e donò la vista a molti ciechi. Poi diede loro questa risposta: Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito” (Lc 7,20-22). Il perenne metodo si approfondisce: fare carnale esperienza, vedere, udire, toccare con mano; paragonate tutto col proprio “cuore”; poi riferire al Battista (e in seguito dirlo a tutti). QUI

12. Banchetto di Erode, con Salomé che danza vezzosamente. QUI

13. Decollazione del Battista, sotto gli occhi di Salomé. QUI

14. Salomé porta ad Erodiade la testa del Battista posata in un vassoio. QUI

15. I discepoli danno degna sepoltura al Battista, col capo insanguinato riunito al corpo. QUI

Con una sedicesima immagine mostro la “corrispondenza verticale” tra le tre scene che concludono la vita di Cristo (Crocifissione, Deposizione, Resurrezione) e queste ultime tre scene del dramma di Giovanni Battista: dramma e non tragedia. Infatti la sua storia “confina” con l’attiguo Paradiso: Giovanni viene subito accolto nel grembo di Abramo. QUI

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Autore: Roberto Filippetti

Ha insegnato Lettere nelle scuole superiori e Iconologia e iconografia cristiana presso l’Università europea di Roma. Da anni percorre l’Italia per introdurre bambini, giovani e adulti all’incontro con la grande arte, letteraria e pittorica, e risvegliare il desiderio della Bellezza. Da tale opera divulgativa sono nati i suoi libri, editi da Itaca, attraverso i quali ha raccontato la grande pittura: L’Avvenimento secondo Giotto, Il Vangelo secondo GiottoCaravaggio. L’urlo e la luceVan Gogh. Si dedica anche alla poesia e alla narrativa: Il per-corso e i per-corsi. Schede di revisione di letteratura italiana ed europeaLeopardi e Manzoni. Il viaggio verso l’infinitoEducare con le fiabe. Andersen, Collodi, Saint-Exupéry, LewisL’io spezzato e la domanda di assoluto. Percorso di letteratura italiana ed europea (2012). A dicembre del 2022 è uscito il suo ultimo libro: Il desiderio e l’allodola. Etimologiel’attrattiva delle parole. Per conoscere le sue opere ed essere aggiornati sulle sue conferenze www.filippetti.eu

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