Adorazione eucaristica: un approccio adeguatamente ‘gattolico’

Fonte Aleteia

Mattina del 12 gennaio 2023 presso il Monastero delle Suore del Terzo Ordine Regolare della Penitenza di San Francesco di Assisi a Montello (Bg)

In ginocchio, davanti all’Eucaristia esposta, cerco di trovare il modo migliore per mettermi in sintonia con il mio Dio. È un colloquio nel quale vorrei esprimere la mia vicinanza e riconoscenza in maniera spontanea, diretta. Non sempre mi è facile.

Ed ecco che affiora alla mente il mio gatto che ha voluto salutarmi anche questa mattina, come tutte le

mattine. Accucciato vicino a me davanti alla stufa, mi guardava con le pupille dilatate, abbassando e alzando lentamente le palpebre con una specie di sorriso gattesco. Il segnale di affetto veniva poi accompagnato dal gradito dono delle strusciate contro le mie gambe; e sostenuto ancora di più dalle fusa, le sue vibrazioni di gratitudine, espresse con discrezione.

Fonte Etsy

A me sembrano una forma di preghiera del gatto al suo padrone. Certo, non sempre queste “preghiere” sono disinteressate. A volte sono un po’ opportunistiche perché mi sollecitano a riempire la scodella di cibo. Ma anche noi cristiani, quando preghiamo, siamo un po’ opportunisti perché chiediamo sempre. Del resto, il nostro Dio non disprezza di ascoltarci, anche se sa quello di cui abbiamo bisogno, prima che glielo chiediamo.

E allora ho pensato: questo atteggiamento, che mi insegna il mio gatto, è un magnifico modo per incontrare e salutare qualcuno che si ama. Che bello se anch’io riuscissi a fare le fusa al mio Signore, a sentire le sue carezze e il suo abbraccio mentre mi struscio su di Lui!

Anche un cane, poi, avrebbe qualcosa da suggerirci, in merito a come manifestare devozione e fedeltà. E che dire della sua incrollabile fiducia nelle provvidenziali cure che il padrone non gli farà mancare?

Antonio Rotta (1828-1903) – Il cacciatore ferito –
Fonte “Nel futuro” Web magazine di informazione e cultura

Ma non è il caso di addentrarsi troppo in queste disquisizioni, poco opportune quando si parla di un aspetto della fede, che richiama il rispetto reverenziale. Lo so, non sono considerazioni di fine teologia e mi vergogno un po’ a confessarle. Non è certo mia intenzione rappresentare Dio come padrone né l’uomo come servo umiliato. A me basta cogliere nelle fusa e nello scodinzolare il segno della gioia più pura e cercare di offrire al mio Dio qualcosa di simile, nel modo in cui un uomo sa più pienamente riconoscersi mendicante di amore, mendicante di Grazia.

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Autore: Roberto Allieri

Nato a Pavia nel 1962, sposato e padre di quattro figli, risiede in provincia di Bergamo. Una formazione di stampo razionalista: liceo scientifico, laurea in giurisprudenza all’Università di Pavia e impiego per oltre trent’anni in primario istituto bancario. L’assidua frequentazione di templi del pensiero pragmatico e utilitarista ha favorito l’esigenza di porre la ragione al servizio della ragionevolezza e della verità. Da qui sono seguite esperienze nel volontariato pro-life, promozione di opere di culto, studi di materie in ambito bioetico, etc. Collabora al Blog Oltre il giardino QUI  Vedi tutti gli articoli di Roberto Allieri

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