SAN JUAN DIEGO, COLUI CHE EBBE LE APPARIZIONI DELLA MADONNA DI GUADALUPE

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San Juan Diego di Guadalupe, 1531

OGGI, 9 DICEMBRE, È LA FESTA DI SAN JUAN DIEGO, COLUI CHE EBBE LE APPARIZIONI DELLA MADONNA DI GUADALUPE.

Sembra il prolungamento dell’Immacolata festeggiata ieri. La Vergine di Guadalupe è venerata nel santuario più visitato al mondo, a Città del Messico, con circa 20 milioni di pellegrini all’anno. Ma fin dall’inizio fu uno spettacolo: nei nove anni che seguirono le apparizioni del 1531, nove milioni di indios aderirono alla fede cristiana, alla media di 3.000 al giorno!

Seguo:

1. NELLA PRIMA PARTE racconto gli STRAORDINARI AVVENIMENTI accaduti circa 500 anni fa

2. NELLA SECONDA PARTE SINTETIZZO LE ECCEZIONALI SCOPERTE SCIENTIFICHE FATTE STUDIANDO LA “TILMA”, OVVERO IL MANTELLO DI JUAN DIEGO. Solo la Sindone di Torino ha riservato altrettante sorprese. Propongo ampi stralci di un testo di Dom Antoine Marie OSB ed EVIDENZIO COL MAIUSCOLO ALCUNE PARTI SALIENTI.

I fatti

Cuauhtlatoazin (poi Juan Diego) era nato nel 1474, dunque ben prima della scoperta dell’America. I sacerdoti Atzechi praticavano i sacrifici umani, al fine di garantire – così credevano – la fecondità della terra, irrorata da sangue umano.

Il film “Apocalypto” di Mel Gibson ne ha dato una pallida idea: alla consacrazione del gran Tempio di Tenochtitlán, nel 1487, vennero sacrificate 80.000 persone in quattro giorni e un fiume di sangue colò lungo i gradoni di quel tempio che oggi è attrazione turistica per tanti visitatori che nulla sanno di quanto qui accadeva (e magari sono favorevoli alla “cancel culture”…).

Nel 1524 giunsero dodici missionari francescani e Cuauhtlatoazin si convertì, prendendo il nome di Juan Diego.

«Il 9 dicembre 1531, come sempre il sabato, egli parte prestissimo la mattina per assistere alla Messa celebrata in onore della Santa Vergine, presso i Frati francescani, vicino a Città del Messico. Passa ai piedi della collina di Tepeyac. Improvvisamente, sente un canto dolce e sonoro che gli sembra provenga da una gran moltitudine di uccelli. Alzando gli occhi verso la cima della collina, vede una nuvola bianca e sfavillante. Guarda intorno a sé e si chiede se non stia sognando. Improvvisamente, il canto tace ed una voce di donna, dolce e delicata, lo chiama: «Juanito! Juan Dieguito!» S’inerpica rapidamente sulla collina e si trova davanti ad una giovane bellissima, le cui vesti brillano come il sole.

Rivolgendosi a lui in nahuatl, la sua lingua materna, gli dice:

Figlio mio, Juanito, dove vai?

-Nobile Signora, mia Regina, vado a Messa a Città del Messico per apprendervi le cose divine che ci insegna il sacerdote.

Voglio che tu sappia con certezza, caro figlio, che io sono la perfetta e sempre Vergine Maria, Madre del vero Dio da cui proviene ogni vita, il Signore di tutte le cose, Creatore del cielo e della terra. Ho un grandissimo desiderio: che si costruisca, in mio onore, un tempio in cui manifesterò il mio amore, la mia compassione e la mia protezione. Sono vostra Madre, piena di pietà e d’amore per voi e per tutti coloro che mi amano, hanno fiducia in me e a me ricorrono.

Ascolterò le loro lamentele e lenirò la loro afflizione e le loro sofferenze. Perché possa manifestare tutto il mio amore, va’ ora dal Vescovo, a Città del Messico, e digli che ti mando da lui per fargli conoscere il grande desiderio che provo di veder costruire, qui, un tempio a me consacrato.

Juan Diego si reca immediatamente al vescovado. Monsignor Zumárraga, religioso francescano, primo vescovo di Città del Messico, è un uomo pio e pieno di zelo, il cui cuore trabocca di bontà per gli indios; ascolta attentamente il pover’uomo, ma, temendo un’illusione, non gli dà credito.

Verso sera, Juan Diego prende la via del ritorno. In cima alla collina di Tepeyac, ha la felice sorpresa di ritrovare l’Apparizione; rende conto della sua missione, poi aggiunge:

– Vi supplico di affidare il vostro messaggio a qualcuno più noto e rispettato, affinché possa essere creduto. Io sono solo un modesto indiano che avete mandato da una persona altolocata in qualità di messaggero. Perciò, non sono stato creduto ed ho potuto soltanto causarvi una gran delusione.

Figlio carissimo, devi capire che vi sono persone molto più nobili cui avrei potuto affidare il mio messaggio, e tuttavia è grazie a te che il mio progetto si realizzerà.

Torna domani dal Vescovo… digli che sono io in persona, la Santa Vergine Maria, Madre di Dio, che ti manda.

La domenica mattina, dopo la Messa, Juan Diego si reca dal vescovo. Il prelato gli fa molte domande, poi chiede un segno tangibile della realtà dell’apparizione. Quando Juan Diego se ne torna a casa, il Vescovo lo fa seguire discretamente da due domestici.

Sul ponte di Tepeyac, Juan Diego scompare ai loro occhi, e, malgrado tutte le ricerche effettuate sulla collina e nei dintorni, essi non lo ritrovano più. Furenti, dichiarano al vescovo che egli è un impostore e che non bisogna assolutamente credergli.

Durante il medesimo tempo, Juan Diego riferisce alla bella Signora, che lo aspettava sulla collina, il nuovo colloquio avuto con il vescovo: «Torna domattina a prendere il segno che reclama», risponde l’Apparizione.

Tornando a casa, l’Indiano trova lo zio malato e il giorno seguente deve rimanere al suo capezzale per curarlo. Poiché la malattia si aggrava, lo zio chiede al nipote di andare a cercare un sacerdote. All’alba, il martedì 12 dicembre, Juan Diego si avvia verso la città. Quando si avvicina alla collina di Tepeyac, giudica preferibile fare una deviazione per non incontrare la Signora. Ma, improvvisamente, la vede venirgli incontro. Tutto confuso, le espone la situazione e promette di tornare non appena avrà trovato un sacerdote per dare l’olio santo allo zio.

«Figliolo caro, replica l’Apparizione, non affliggerti per la malattia di tuo zio, perché egli non morirà. Ti assicuro che guarirà… Va’ fin in cima alla collina, cogli i fiori che ci vedrai e portameli».

ARRIVATO IN CIMA, L’INDIANO È STUPEFATTO DI TROVARVI UN GRAN NUMERO DI FIORI SBOCCIATI, ROSE DI CASTIGLIA, CHE SPANDONO UN PROFUMO QUANTO MAI SOAVE. IN QUESTA STAGIONE INVERNALE, INFATTI, IL FREDDO NON LASCIA SUSSISTERE NULLA, ED IL LUOGO È TROPPO ARIDO PER PERMETTERE LA COLTURA DEI FIORI.

JUAN DIEGO COGLIE LE ROSE, LE DEPOSITA NEL MANTELLO, O TILMA, POI RIDISCENDE DALLA COLLINA.

«Figlio caro, dice la Signora, questi fiori sono il segno che darai al vescovo… Questo lo disporrà a costruire il tempio che gli ho chiesto».

Juan Diego corre al vescovado. Quando arriva, i domestici lo fanno aspettare per lunghe ore. Stupiti che sia tanto paziente, e incuriositi da quel che porta nella tilma, finiscono per avvertire il vescovo, il quale, malgrado si trovi in compagnia di parecchie persone, lo fa entrare immediatamente.

L’INDIANO RACCONTA LA SUA AVVENTURA, APRE LA TILMA E LASCIA SPARPAGLIARSI PER TERRA I FIORI ANCORA BRILLANTI DI RUGIADA. CON LE LACRIME AGLI OCCHI, MONSIGNOR ZUMÁRRAGA CADE IN GINOCCHIO, AMMIRANDO LE ROSE DEL SUO PAESE. AD UN TRATTO, SCORGE, SULLA TILMA, IL RITRATTO DI NOSTRA SIGNORA. VI È MARIA, COME IMPRESSA SUL MANTELLO, BELLISSIMA E PIENA DI DOLCEZZA.

I dubbi del vescovo lasciano il posto ad una solida fede e ad una speranza incantata. Prende la tilma e le rose, e le deposita rispettosamente nel suo oratorio privato. Il giorno dopo, si reca con Juan Diego sulla collina delle apparizioni. Dopo aver esaminato i luoghi, lascia che il veggente torni dallo zio. Juan Bernardino è effettivamente guarito. La guarigione si è prodotta all’ora stessa in cui Nostra Signora appariva a suo nipote.

Racconta: «L’ho vista anch’io. È venuta proprio qui e mi ha parlato. Vuole che le si eriga un tempio sulla collina di Tepeyac e che si chiami il suo ritratto «Santa Maria di Guadalupe». Ma non mi ha spiegato perché».

Il nome di Guadalupe è ben noto agli Spagnoli, poiché esiste nel loro paese un antichissimo santuario consacrato a Nostra Signora di Guadalupe.

Il 25 dicembre seguente, il vescovo consacrò la cattedrale alla Santissima Vergine. Juan Diego morì il 9 dicembre 1548, diciassette anni dopo la prima apparizione. È stato canonizzato da Giovanni Paolo II nel 2002.

La Tilma e le relative scoperte scientifiche

La tilma, vasto grembiule tessuto a mano con fibre di cactus, porta l’Immagine sacra di un’altezza di 1,43 m. Il viso della Vergine è perfettamente ovale e di un color grigio che tende al rosa. Gli occhi hanno un’intensa espressione di purezza e di dolcezza. La bocca sembra sorridere. La bellissima faccia, simile a quella di un’indiana meticcia, è incorniciata da una chioma nera che, vista da vicino, comporta capelli di seta. Un’ampia tunica, di un rosa incarnato che non si è mai potuto riprodurre, la copre fino ai piedi.

Il mantello, azzurro-verde, è bordato di un gallone d’oro e cosparso di stelle. Un sole di vari toni forma uno sfondo magnifico in cui brillano raggi d’oro.

LA CONSERVAZIONE DELLA TILMA, DAL 1531 AD OGGI, RIMANE INSPIEGABILE. IN CAPO A PIÙ DI QUATTRO SECOLI, LA STOFFA, DI QUALITÀ MEDIOCRE, CONSERVA LA STESSA FRESCHEZZA, LA STESSA VIVACITÀ DI TONI CHE AVEVA IN ORIGINE.

In confronto, una copia dell’Immagine di Nostra Signora di Guadalupe, dipinta con gran cura nel secolo XVIII e conservata nelle stesse condizioni climatiche di quella di Juan Diego, si è completamente degradata in pochi anni.

Papa Francesco venera la Madonna nella Tilma

ALL’INIZIO DEL SECOLO XX, PERIODO DOLOROSO DI RIVOLUZIONI PER IL MESSICO, UNA CARICA DI DINAMITE FU DEPOSITATA DA MISCREDENTI SOTTO L’IMMAGINE, IN UN VASO PIENO DI FIORI. L’ESPLOSIONE HA DISTRUTTO I GRADINI DI MARMO DELL’ALTARE MAGGIORE, I CANDELABRI, TUTTI I PORTAFIORI; IL MARMO DELL’ALTARE FU FATTO A PEZZI, IL CRISTO DI OTTONE DEL TABERNACOLO SI PIEGÒ IN DUE. I VETRI DELLA MAGGIOR PARTE DELLE CASE CIRCOSTANTI LA BASILICA SI RUPPERO, MA QUELLO CHE PROTEGGEVA L’IMMAGINE NON FU NEMMENO INCRINATO; L’IMMAGINE RIMASE INTATTA.

NEL 1936, UNO STUDIO REALIZZATO SU DUE FIBRE DELLA TILMA, UNA ROSSA ED UNA GIALLA, GIUNSE A CONCLUSIONI STUPEFACENTI. LE FIBRE NON CONTENGONO NESSUN COLORANTE NOTO. L’OFTALMOLOGIA E L’OTTICA CONFERMANO LA NATURA INSPIEGABILE DELL’IMMAGINE: ESSA ASSOMIGLIA AD UNA DIAPOSITIVA PROIETTATA SUL TESSUTO.

UN ESAME APPROFONDITO MOSTRA CHE NON VI È NESSUNA TRACCIA DI DISEGNO O DI SCHIZZO SOTTO IL COLORE, anche se ritocchi perfettamente riconoscibili sono stati realizzati sull’originale, ritocchi che, del resto, si degradano con l’andar del tempo; inoltre, il supporto non ha ricevuto nessun appretto, il che sembrerebbe inspiegabile se si trattasse veramente di una pittura, poiché, anche su una tela più fine, si mette sempre un rivestimento, non fosse che per evitare che la tela assorba la pittura e che i fili affiorino alla superficie.

NON SI DISTINGUE NESSUNA PENNELLATA. A SEGUITO DI UN ESAME A RAGGI INFRAROSSI, EFFETTUATO IL 7 MAGGIO 1979, UN PROFESSORE DELLA NASA SCRIVE:

«NON C’È NESSUN MODO DI SPIEGARE LA QUALITÀ DEI PIGMENTI UTILIZZATI PER LA VESTE ROSA, IL VELO AZZURRO, IL VOLTO E LE MANI, NÉ LA PERSISTENZA DEI COLORI, NÉ LA FRESCHEZZA DEI PIGMENTI IN CAPO A PARECCHI SECOLI DURANTE I QUALI AVREBBERO DOVUTO NORMALMENTE DEGRADARSI … L’ESAME DELL’IMMAGINE È STATA L’ESPERIENZA PIÙ SCONVOLGENTE DELLA MIA VITA». GLI ASTRONOMI HANNO CONSTATATO CHE TUTTE LE COSTELLAZIONI PRESENTI NEL CIELO NEL MOMENTO IN CUI JUAN DIEGO APRE LA TILMA DAVANTI AL VESCOVO ZUMÁRRAGA, IL 12 DICEMBRE 1531, SI TROVANO AL LORO POSTO SUL MANTELLO DI MARIA. SI È ANCHE SCOPERTO CHE, APPLICANDO UNA CARTA TOPOGRAFICA DEL MESSICO CENTRALE SULLA VESTE DELLA VERGINE, LE MONTAGNE, I FIUMI ED I LAGHI PRINCIPALI COINCIDONO CON L’ORNAMENTAZIONE DELLA VESTE MEDESIMA. ESAMI OFTALMOLOGICI GIUNGONO ALLA CONCLUSIONE CHE L’OCCHIO DI MARIA È UN OCCHIO UMANO CHE SEMBRA VIVO, IVI INCLUSA LA RETINA IN CUI SI RIFLETTE L’IMMAGINE DI UN UOMO CON LE MANI APERTE: JUAN DIEGO. L’IMMAGINE NELL’OCCHIO UBBIDISCE ALLE LEGGI NOTE DELL’OTTICA, IN PARTICOLARE A QUELLA CHE AFFERMA CHE UN OGGETTO IN PIENA LUCE PUÒ RIFLETTERSI TRE VOLTE NELL’OCCHIO (LEGGE DI PURKINJE-SAMSON). UNO STUDIO POSTERIORE HA PERMESSO DI SCOPRIRE NELL’OCCHIO, OLTRE AL VEGGENTE JUAN DIEGO (CHE HA LE DIMENSIONI DELLA QUARTA PARTE DI UN MILIONESIMO DI MILLIMETRO), MONSIGNOR ZUMÁRRAGA E PARECCHI ALTRI PERSONAGGI, PRESENTI QUANDO L’IMMAGINE DI NOSTRA SIGNORA È APPARSA SULLA TILMA. INFINE, LA RETE VENOSA NORMALE MICROSCOPICA SULLE PALPEBRE E LA CORNEA DEGLI OCCHI DELLA VERGINE È PERFETTAMENTE RICONOSCIBILE.

NESSUN PITTORE UMANO AVREBBE POTUTO RIPRODURRE SIMILI PARTICOLARI».

Dom Antoine Marie OSBAbbazia Saint-Joseph de Clairval 21150 Flavigny-sur-Ozerain Francesaggio ripubblicato da: http://www.parrocchie.it/…/SANTA%20MARIA%20GUADALUPE.htm

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Autore: Roberto Filippetti

Ha insegnato Lettere nelle scuole superiori e Iconologia e iconografia cristiana presso l’Università europea di Roma. Da anni percorre l’Italia per introdurre bambini, giovani e adulti all’incontro con la grande arte, letteraria e pittorica, e risvegliare il desiderio della Bellezza. Da tale opera divulgativa sono nati i suoi libri, editi da Itaca, attraverso i quali ha raccontato la grande pittura: L’Avvenimento secondo Giotto, Il Vangelo secondo GiottoCaravaggio. L’urlo e la luceVan Gogh. Si dedica anche alla poesia e alla narrativa: Il per-corso e i per-corsi. Schede di revisione di letteratura italiana ed europeaLeopardi e Manzoni. Il viaggio verso l’infinitoEducare con le fiabe. Andersen, Collodi, Saint-Exupéry, LewisL’io spezzato e la domanda di assoluto. Percorso di letteratura italiana ed europea (2012). A dicembre del 2022 è uscito il suo ultimo libro: Il desiderio e l’allodola. Etimologiel’attrattiva delle parole. Per conoscere le sue opere ed essere aggiornati sulle sue conferenze www.filippetti.eu

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