“ARRIVEDERCI MAESTRO!”

Cesare Cavalleri, Fondatore e Direttore Edizoni Ares

“Giornalista, autore, critico letterario ed esperto di musica, temuto per le sue stroncature, era firma di spicco di Avvenire fin dal primo numero, ma è stato anche collaboratore del Corriere della sera e di Famiglia cristiana, con raffinati reportages dal Festival di San Remo. Dal 1966 era direttore delle Edizioni Ares, che aveva reso realtà di punta nel panorama editoriale italiano per il contributo di idee e di riflessione che, per oltre mezzo secolo, attraverso il mensile Studi cattolici e un catalogo sempre vario e originale, ha saputo investire tutti gli ambiti dello scibile facendosi promotore di una cultura capace in ogni situazione di riflettere l’ispirazione e la visione cristiana fondative.” (QUI)

Così scrive oggi, su Famiglia Cristiana, Riccardo Caniato, suo estimatore. Già negli ultimi mesi, Avvenire

aveva testimoniato lo spirito con il quale Cesare Cavalleri era vissuto, pubblicandone la lettera da Lui inviata al Direttore, Marco Tarquinio:

“Carissimo Direttore, i medici mi hanno graziosamente comunicato che mi restano 9 settimane di vita. Non immaginavo simile conclusione, ma prendo volentieri atto e mi tuffo nella preparazione immediata al grande salto”.

In questo tempo egli si è preparato proprio al passaggio fondamentale della vita nello spirito della Speranza cristiana e non nello sconforto. Lo vogliamo ricordare con due testi: alcune intense righe del suo collaboratore Alessandro Rivali, su Facebook, e il penultimo “post” dello stesso Cavalleri, datato 2 Novembre 2022.

“Arrivederci maestro”.

Sono le prime parole che mi sono venute in mente quando questa sera un amico mi ha telefonato dicendo che Cesare Cavalleri era appena andato in Cielo. Cesare aveva annunciato la sua grave malattia lo scorso 23 novembre, qualche giorno dopo il suo compleanno, con una toccante lettera al direttore di “Avvenire” e nelle settimane successive ha dato l’ennesima testimonianza della sua fede vivissima.

Era sereno e completamente abbandonato in Dio. La vigilia di Natale è uscita per “Avvenire” la sua ultima intervista, un testamento spirituale. Due passi mi hanno particolarmente colpito e li ho meditati più volte in queste ore:

“Quali sono i suoi pensieri in questi giorni?” “Sto pensando agli angeli, naturalmente non me ne faccio un’immagine antropomorfa, non penso a esseri con le ali. Ma in me aumenta la curiosità su cosa sarà dopo. Questo è bello”.

“Che idea si è fatto su “cosa sarà dopo”?”

“Non ho nessuna idea precisa, posso solo considerare la gloria di Dio e la sua misericordia. Siamo nelle sue mani, perché il Signore ci vuole bene, da sempre. E quindi non c’è da temere nulla, perché ha in serbo per noi le cose più belle che si possano desiderare”.

Cesare si era aggravato negli ultimi due giorni. Ero stato a trovarlo il pomeriggio di Natale. Era molto affaticato, ma sempre lucido e sereno. Aveva inarcato il sopracciglio con un sorriso, un suo gesto tipico, al racconto di alcune belle novità in Ares: le ultime recensioni arrivate sull’eco della stampa, i dati incoraggianti sui libri appena usciti.

Ho fatto in tempo a mostrargli sul mio smartphone la sua ultima bellissima intervista rilasciata a Francesco Ognibene per “Avvenire”, con quei due passi sopra citati.

Quando me ne sono andato, stava recitando l’Ave Maria in latino.

Per me Cesare è stato un secondo padre. Mi ha insegnato tutto dal punto di vista professionale. Ricordo anche quante volte mi fece riscrivere il primo articolo, ormai tanti anni fa… Cesare era molto esigente. È lui che mi ha fatto scoprire Pound e Saint John Perse e tantissimi altri. È lui che mi aveva indicato lo scaffale della sua libreria dove leggere la dedica che gli aveva fatto Ungaretti con il suo inconfondibile inchiostro verde…

Alessandro Rivali

Questa veloce recensione, pubblicata sul profilo Facebook di Cesare Cavalleri il 2 Novembre c.a., suo penultimo “post”, stigmatizza un libro, con severità, ma anche con giustizia e rispetto, senza parole e inutili infingimenti, fedele al suo modo di essere: Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno (Mt 5, 37).

Il grande Alberto Savinio sonnecchia commentando l’Utopia di Tommaso Moro. Ma la stessa Utopia induce la sonnolenza. Oggi, mercoledì 2 novembre, su Avvenire: Leggere, rileggere Le topiche di Savinio sull’Utopia di Moro

Ho sempre apprezzato Alberto Savinio (1891-1952), pittore, drammaturgo, fratello minore di Giorgio de Chirico (1888-1978). Narrate uomini la vostra storia e Ascolto il tuo cuore, città sono due capolavori suoi che incoraggiano la rilettura. Le Edizioni Iduna hanno rilanciato il commento che Savinio dedicò nel 1945 all’Utopia di san Tommaso Moro, nella traduzione di Roberto Bartolozzi: ghiotta occasione di curiosità (pagine 212, euro 15,00).

Savinio assicura che Moro certamente meritava la santificazione (grazie) ma si impiglia in giochi di parole come questo: «Il cattolico Moro si rifiuta di riconoscere al protestante Enrico VIII un titolo e un’autorità di carattere squisitamente cattolico, con che lo spirito di esso rifiuto muta la qualità dei due personaggi in parola, e fa sì che il protestante Enrico si comporta effettivamente da cattolico, mentre il cattolico Moro si comporta effettivamente da protestante». E continua, illudendosi di spiegare: «Il cattolicesimo è teocratico, il protestantesimo è tutto umano. Il cattolicesimo deriva tutto da un principio unico e supremo che è Dio, il protestantesimo esclude questo principio e in sostanza esclude Dio». Invero, il “protestante” Moro, nell’Utopia, si riferisce esplicitamente alla trascendenza; i princìpi degli Utopiensi sono i seguenti: «L’anima, nata per bontà di Dio alla felicità è immortale; dopo questa vita, alle virtù e alle buone azioni nostre è assegnato il premio, alle nostre colpe il castigo e le pene». Savinio fa anche di peggio: «Moro non ha capito che, innalzando Dio oltre l’esplicabile, non si restituisce l’uomo a sé stesso, ossia non lo si fa libero. E come avrebbe capito Moro ciò che dopo di lui non capì Voltaire, non capì Schopenhauer, non capiscono oggi gli esistenzialisti? Il problema della libertà è direttamente connesso con l’esistenza di Dio. L’uomo non sarà libero finché Dio esisterà, sia pure in forma di scienza, come in Russia». Questa è un’elefantiaca idiozia che si sottrae al commento: nel linguaggio corrente la parola appropriata per liquidarla avrebbe una doppia «zeta».

Savinio ricalca il punto debole eppur centrale dell’Utopia: l’abolizione della proprietà privata che rende, appunto, utopica tutta la costruzione moreana basata sul possesso in comune degli averi, «nella quale il senso comunista non ha subìto ancora quel “restringimento” al solo fatto economico che più tardi gli farà subire Carlo Marx». Talmente assente è il concetto di proprietà privata, che gli Utopiensi si scambiano di abitazione, tirando a sorte, ogni dieci anni. Conclusione: mai valutare in blocco un autore, neppure Alberto Savinio. Bisogna distinguere le singole opere, qualcuna riuscita, altre meno, altre sbagliate. Del resto, anche al mio amatissimo Dino Buzzati non ho mai perdonato il pasticcio avvilente del Poema a fumetti”.

Cesare Cavalleri

A Cesare Cavalleri il nostro grazie per aver benedetto con il suo esempio la nostra terra e la nostra Chiesa.

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Autore: Marcello Giuliano

Nato a Brescia nel 1957, vive a Romano di Lombardia (BG). Dopo aver conseguito il Baccelierato in Teologia nel 1984 presso il Pontificio Ateneo Antonianum di Roma e il Diploma di Educatore Professionale nel 2001, ha lavorato numerosi anni nel sociale. Insegnante di Religione Cattolica nella Scuola Primaria in Provincia e Diocesi di Bergamo, collabora ai cammini di discernimento per persone separate, divorziate, risposate ed è formatore per gli Insegnanti di religione Cattolica per conto della stessa Diocesi. Scrive sulle riviste online Libertà & Persona e Agorà Irc prevalentemente con articoli inerenti la lettura simbolica dell’arte ed il campo educativo. Per Mimep-Docete ha pubblicato Dalla vita alla fede, dalla fede alla vita. Camminando con le famiglie ferite (2017); In collaborazione con Padre Gianmarco Arrigoni, O.F.M.Conv., ha curato il libro Mio Signore e mio Dio! (Gv 20, 28). La forza del dolore salvifico. Percorsi nella Santità e nell’arte, (2020). Di prossima uscita Gesù è veramente risorto?

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