“Preferisco dare la vita prima di cambiare la legge sul celibato” (Paolo VI)

Papa Francesco, il 28 gennaio 2019, tornando da Panama, ha citato questa nobile affermazione di Paolo VI e la ha fatta propria. Aggiungendo: “Questo mi è venuto in mente e voglio dirlo perché è una frase coraggiosa, la disse nel 1968-1970, in un momento più difficile di quello attuale”.

Eppure vanno aumentando, e non solo in Germania, i teologi del dissenso anti-celibatario. In Italia, un’ottima sintesi delle (false) argomentazioni anti-celibatarie l’ha offerta il teologo Giannino Piana, scrivendo un articolo sul sito della celebre rivista Il Mulino (25.3.2022).

Ci limiteremo a citare e commentare, perché non c’è nulla di nuovo che non ci fosse al tempo di Paolo VI. E Paolo VI vi rispose magnificamente con l’enciclica Sacerdotalis coelibatus (1967).

Prima citeremo tra virgolette il teologo Giannino Piana e poi, umilmente, proporremo un nostro commento.

“La questione del celibato dei preti ritorna da tempo con insistenza nell’ambito dell’opinione pubblica cattolica (e non solo) come un nodo critico non facilmente scioglibile”. Falso. L’opinione pubblica cattolica, almeno in Europa, è in tutt’altre faccende affaccendata. Con una frequenza minima di partecipazione alla messa, la questione del celibato interessa ad alcuni teologi del dissenso, non ai fedeli. Non è un nodo critico, ma un pregio e un onore, sempre più raro, del sacerdozio cattolico

“Le posizioni presenti nell’ambito della gerarchia della Chiesa risultano al riguardo – come si può constatare dai documenti redatti in tali circostanze – assai variegate”. Falso. La Chiesa ha parlato chiaro sia nel pre-Concilio, sia nel Concilio, sia nel magistero successivo, fino a papa Francesco incluso. Le differenze possono essere di accenti, non di sostanza. Eccezion fatta per i teologi del dissenso: ma costoro non rappresentano, in nessun modo, il pensiero della Chiesa.

“A sollecitare un cambio dell’attuale disciplina vi è senz’altro la scarsità di clero a disposizione delle chiese locali. In passato la richiesta di questo cambio veniva soprattutto dagli episcopati del Terzo mondo, dove più consistente era tale scarsità; oggi essa viene anche dagli episcopati occidentali a causa della drastica riduzione, negli ultimi decenni, delle vocazioni sacerdotali”. Falso. Per secoli e secoli varie porzioni dell’Orbe sono sopravvissute con una percentuale di sacerdoti più piccola di quella presente oggi in Italia. La diminuzione del clero europeo e americano – ma non africano, asiatico o polacco – è un serio problema. Ma non c’entra con il celibato. Anzi, le chiese luterane del Nord, che ammettono da decenni un clero sposato, sono ancora più in crisi delle chiese cattoliche di quei paesi.

“Al di là di questa motivazione (…) non potrebbe essere questa l’occasione per restituire ai laici le funzioni che loro competono dilatando gli spazi della partecipazione ecclesiale?”. Falso. I laici cattolici, seguendo le indicazioni del Magistero, hanno sempre avuto un ruolo importante nella Chiesa. Si pensi alla Gioventù cattolica da Pio IX in qua, all’Azione cattolica, alle confraternite, ai terz’ordini, alle associazioni di carità e di apostolato, al giornalismo cattolico etc. Dopo il Concilio questi spazi sono cresciuti a dismisura (si pensi ai catechisti e alle catechiste, ai docenti di religione, ai collaboratori dei parroci). E i laici cattolici non cercano alcuna funzione da farsi restituire, come se il clero o la Gerarchia gliela avesse sottratta.

“Una riflessione attorno al tema si era aperta già durante la celebrazione del Vaticano II (1962-1965), ma il dibattito (acceso) che iniziava a svilupparsi si è interrotto a seguito dell’intervento di papa Paolo VI che avocava a sé la questione, promettendo di intervenire come peraltro è avvenuto con la pubblicazione della Sacerdotalis coelibatus, la quale non fa che confermare la dottrina tradizionale della Chiesa cattolica latina”. Vero. E proprio per questo si dovrebbe tacere prima di parlare e di scrivere. Specie se lo si fa, come l’autore, in nome del Concilio. Sarebbe come se in nome della Bibbia si volesse legittimare l’aborto o il divorzio: si cerchino altre pezze d’appoggio e si farà più bella figura.

“È senz’altro migliore la situazione di chi esercita il ministero sacerdotale in una condizione di stabilità affettiva come quella matrimoniale rispetto alla situazione di chi ha scelto il ministero, perché sente di poter offrire questo servizio alla comunità cristiana, e si trova costretto per accedervi a dare il proprio consenso al celibato, vivendo spesso con frustrazione tale condizione con evidenti ricadute negative anche sull’esercizio del ministero stesso”. Falso. Parlare, specie oggi, di “stabilità affettiva” a proposito del matrimonio è romantico e irrealistico, quasi da libro Cuore. Ma è una scusa. Dopo aver destabilizzato il matrimonio con la legittimazione del divorzio, della contraccezione, della pornografia e del libero amore, ora i teologi del dissenso vorrebbero desacralizzare anche il sacerdozio, dandogli il colpo di grazia. Nessuno del resto, contrariamente a quanto fa capire l’autore, è costretto al celibato. Se uno si sente chiamato da Dio al suo servizio, ha mille possibilità sia nel matrimonio che nel sacerdozio, nel laicato attivo e nella vita religiosa. Le regole però si rispettano. Non si abbandona la moglie se si è stufi, né se ne cerca una se si è preti, frati, vescovi o monaci.

“Se poi si ripercorrono le tappe attraverso le quali si è pervenuti alla disciplina canonica tuttora vigente, che è stata autorevolmente sancita dal Tridentino (1545-1563), ci si rende conto che la motivazione pastorale fa spesso da copertura ad altre motivazioni non esplicitate, ma che godono nei fatti di una consistente rilevanza”. Falso. Si dà ad intendere che il celibato nasce con il Concilio di Trento ma essendo una sciocchezza abnorme è inutile rispondere. Il celibato sacro, la fuga mundi e l’astinenza dalla sessualità sono antichi quanto il cristianesimo, pur nei cambiamenti e negli sviluppi a livello canonico e giuridico.

“La prima (e forse la più importante) [tappa che portò al celibato sacerdotale] è legata alla visione negativa della sessualità, che è venuta affermandosi nel periodo della patristica”. Falso. Visione negativa della sessualità è troppo ambiguo e fa credere che i Padri della Chiesa, vescovi del calibro di Agostino, Ambrogio, Gregorio Magno o Giovanni Crisostomo hanno sbagliato. Se così fosse, figuriamoci i nanetti che siamo noi sulle loro spalle! Si criticava la sessualità al di fuori del matrimonio (il che, per il Catechismo che costoro snobbano è ancora peccato). O perfino all’interno di esso, se veniva prima dei beni dello spirito. E questa critica non inizia con la patristica, ma con il Vangelo e con Gesù di Nazareth. Ma questo lo si tace, per far credere che i Padri tradirono il Vangelo e che noi dipendiamo ancora dai loro errori. E così la soluzione sarebbe di tornare al Vangelo, rinnegando i Padri e secoli di dottrina cattolica. Ma ciò è assurdo e antistorico.

“La secondamotivazione [che portò al celibato] è di natura strettamente economica, e consiste nella volontà di conservare intatto il patrimonio dei beni ecclesiastici, preservandolo dal rischio della trasmissione ai figli o ai nipoti qualora il prete avesse una sua famiglia”. Falso. Gesù visse da celibe (senza conto in banca) e così fecero Giovanni Battista e i primi eremiti. La povertà era un ideale del cristianesimo delle origini, come lo era il sacrificio della famiglia e della discendenza. I teologi del dissenso vogliono moglie (ma sarebbe meglio usare il plurale…), figli, soldi e benessere. Non difendano e insultino la santa povertà, se seguono la logica del mondo.

“Di qui la richiesta di una revisione della disciplina ecclesiastica sull’obbligatorietà del celibato, la quale è ritenuta peraltro da molti fedeli come una disciplina anacronistica”. Falso. La richiesta non è di molti fedeli o pastori, ma di molti teologi del dissenso, il che non è la stessa cosa.

“Ma questo [la presenza del clero celibatario] non esclude la plausibilità della presenza di un sacerdozio uxorato, che ha, a sua volta, notevoli chances anche dal punto di vista pastorale: si pensi soltanto a quanto è importante l’esperienza familiare per affrontare, in modo efficace, questioni di vita quotidiana che coinvolgono la maggior parte dei fedeli”. Falso. Si creerebbero due cleri, giocoforza in contrasto. Dire poi che il fatto di avere famiglia e figli darebbe più efficacia all’azione del clero la dice lunga. Poveri Gesù, san Benedetto, san Francesco, don Bosco, padre Pio e Giovanni Paolo II che non hanno avuto la chance di affrontare in modo efficace i problemi dei fedeli!

“L’abbandono dell’attuale disciplina celibataria, lungi dal dover essere pertanto considerato come un cedimento allo «spirito del tempo», diventerebbe l’occasione per un vero e proprio arricchimento dell’azione pastorale della Chiesa”. Falso. I teologi del dissenso vogliono una Chiesa in osmosi con il mondo, una comunità elastica che si fonda nel mondo e nella vita di oggi. Il matrimonio dei preti è solo il primo passo, come accaduto dagli anglicani e altre chiese riformate (a cui Paolo VI sconsigliò il clero uxorato). Dopo ci sarebbe, secondo i loro auspici detti sotto voce, il sacerdozio femminile, il clero gay, il matrimonio tra sacerdoti e tra suore, e tutte le altre conquiste dei nostri giorni. L’obiettivo ultimo? Fare in modo che la Chiesa perda la maiuscola e si trasformi in una delle tante agenzie al servizio del progresso e dell’umanità. 

Fabrizio Cannone

Print Friendly, PDF & Email
Se questo articolo ti è piaciuto, condividilo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

16 − 11 =