Il Cieco nato ed il circolo della nuova creazione

Cieco nato, Sant’Angelo in Formis, Capua sec. VI-XII

  Il segno della guarigione del Cieco nato si trova nel quarto Vangelo, il Vangelo secondo Giovanni. Rispetto ai primi tre Vangeli, il quarto è quello maggiormente simbolico. Il «discepolo amato», il Cieco nato,

Lazzaro rappresentano non solo dei personaggi storici, ma anche tutti i cristiani. Maria, la madre di Gesù, è la Chiesa stessa. Questo simbolismo si estende a tante situazioni e persone e se ne deve tener conto per comprendere in profondità la pagina sacra. Anche il computo dei giorni, nei quali Giovanni distribuisce eventi e discorsi, ha significati reconditi, che si riferiscono alla creazione originaria ed alla nuova creazione, resa possibile dalla futura resurrezione del Cristo.

Nell’affresco del ciclo sul Nuovo Testamento, che si trova nell’Abazia di Sant’Angelo in Formis, -nei pressi di Capua-, dedicato al Cieco nato, compaiono numerosi simboli, cari all’iniziazione cristiana. Nell’unica pagina pittorica, sono presentate le due scene del miracolo.

A sinistra di chi guarda, appare Gesù, accompagnato da due discepoli: Giovanni, che dà resoconto del miracolo nel suo Vangelo, imberbe, e Pietro, tra Giovanni e Gesù. L’uno è simbolo del mistero della Chiesa e, l’altro, dell’autorità della Chiesa, che conferma la verità del mistero con i segni della stola bianca, simbolo del sacerdozio, e della mano, con la quale indica il Cristo.

Mentre Giovanni indossa la tunica rossa dell’umanità, ed è rivestito dell’azzurro mantello della divinità, Gesù è vestito della tunica della divinità e supporta il rosso mantello dell’umanità, che ha preso su di sé.

Egli reca con la sinistra il rotolo della Nuova Legge ed alza la destra ad ungere gli occhi del cieco dalla nascita con terra mista ad acqua, cioè, con fango, eco di quel fango con il quale l’uomo fu creato nel sesto giorno, il nostro venerdì.

Questo miracolo (per Giovanni “segno”) si svolge nel quarto vangelo in occasione del quinto giorno. Il primo giorno Gesù è intervenuto alle nozze di Cana, mutando l’acqua in vino; il secondo, ha guarito il paralitico in giorno di sabato (giorno del riposo di Dio, mentre in Giovanni Gesù dice che il Padre opera sempre e anche Lui, quindi anche di sabato); il terzo, ha moltiplicato i pani; il quarto ha camminato sulle acque, mentre il sesto è riservato alla resurrezione di Lazzaro, resurrezione, che, avvenendo il sesto giorno, coincide con il giorno della creazione di Adamo.

Il fatto che il segno del cieco nato e la sua guarigione alla piscina avvengano il quinto giorno, è propedeutico alla resurrezione di Lazzaro, figura della risurrezione di Cristo e dell’uomo. Ciò risulterà più chiaro oltre.

Sia la pericope che l’affresco si giocano tra luce e tenebra, tra visione e cecità, tra fango (terra) e acqua. È intuitivo che l’acqua della piscina si riferisca al battesimo, ma il simbolo prende le mosse da lontano, quando lo Spirito aleggiava sulle acque e la tenebra ricopriva l’abisso (Gn 1, 1). Quello fu il battesimo del creato, secondo i Padri.

Sul lato destro dell’affresco, vediamo il Cieco, che giunge ancora con gli occhi unti dell’antico fango dell’umanità, per lavarsi all’acqua della piscina di Siloe, o, dell’Inviato.

L’appellativo “inviato”, che Giovanni subito annota, è di sapore mistico. Inviato era il nome dato originariamente al canale sotterraneo, che raccoglieva le acque del canale di Gihon, convogliandole e conducendole dentro la città. Al canale era stato dato tale nome con il significato di inviante (il liquido) o, anche, di liquido inviato. Dal canale, il nome si era esteso alla piscina nella quale il canale terminava.

L’Evangelista, che vola alle altezze dell’aquila, suo simbolo, ama pensare a Gesù come al soprannaturale liquido inviato, e il Cieco dovrà togliersi quella vecchia umanità, che gli impedisce di vedere, perché corrotta dal peccato. Infatti, non si avrà, in seguito, il Suo sangue, il cui posto, nel battesimo, è tenuto dall’acqua? In quel liquido, sangue-acqua, deve lavarsi l’intero genere umano privo di luce, cieco, come il Cieco nato. Dalla nascita siamo privi di luce e viviamo nella tenebra. Come il Cieco dalla nascita dovette lavarsi alla piscina di Siloe, così noi nel battesimo. In ambedue i casi, il risultato sarà il medesimo: la visione.

Il cieco del quinto segno, del quinto giorno, non accede ancora al vero Battesimo, la cui acqua sarà pregna dell’acqua sgorgata dal cuore di Cristo. L’acqua di Siloe non zampilla ancora per la vita eterna perché non è ancora congiunta allo Spirito, che Gesù non ha dato, ma che darà solo sulla croce, nelle apparizioni del Cenacolo e nella Pentecoste.

Da Cana al Cieco nato. Va notato un collegamento profondo tra il segno di Cana e questo segno. A Cana vi erano sei idrie di pietra che contenevano circa seicento litri d’acqua. Il segno è caratterizzato dal numero sei, che ricorda il giorno della creazione di Adamo. Anche nell’affresco di Sant’Angelo in Formis, che rappresenta il quinto segno, e quinto giorno, si riscontra il numero sei nella forma della piscina, d’aspetto esagonale-circolare. Perché questa piscina non ha otto lati, come i battisteri cristiani coevi dell’affresco? Perché, appunto, questa purificazione è ancora all’interno dell’economia dell’Antico Testamento, è imperfetta. Sarà portata a compimento dal sacrificio di Cristo sulla Croce. Allora, dal cuore di Cristo sgorgheranno sangue ed acqua, Egli darà lo Spirito, grazia dei sette sacramenti e sgorgante da Colui che è costituito Cristo, Signore, colui che nel battistero è l’ottavo lato, l’ottavo giorno, il primo dopo il sabato (il sabato è settimo per gli ebrei), quello della risurrezione, dell’uomo nuovo, ormai completamente fuori dall’abisso, dalle tenebre della cecità. E il cerchio dalla prima alla nuova creazione si chiude qui, ma non ancora con il cieco nato, che ora ha occhi per vedere, ma imperfetti, come si comprende dal dialogo che dopo avrà con Gesù.

 

 

 

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Autore: Marcello Giuliano

Nato a Brescia nel 1957, vive a Romano di Lombardia (BG). Dopo aver conseguito il Baccelierato in Teologia nel 1984 presso il Pontificio Ateneo Antonianum di Roma e il Diploma di Educatore Professionale nel 2001, ha lavorato numerosi anni nel sociale. Insegnante di Religione Cattolica nella Scuola Primaria in Provincia e Diocesi di Bergamo, collabora ai cammini di discernimento per persone separate, divorziate, risposate ed è formatore per gli Insegnanti di religione Cattolica per conto della stessa Diocesi. Scrive sulle riviste online Libertà & Persona e Agorà Irc prevalentemente con articoli inerenti la lettura simbolica dell’arte ed il campo educativo. Per Mimep-Docete ha pubblicato Dalla vita alla fede, dalla fede alla vita. Camminando con le famiglie ferite (2017); In collaborazione con Padre Gianmarco Arrigoni, O.F.M.Conv., ha curato il libro Mio Signore e mio Dio! (Gv 20, 28). La forza del dolore salvifico. Percorsi nella Santità e nell’arte, (2020). Di prossima uscita Gesù è veramente risorto?

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