Due testimonianze concordanti

di Jean Madiran, pubblicato su “Présent” del 13/04/2012 (nostra traduzione)

Nella post-modernità che ha introdotto le democrazie occidentali, la prospettiva modernista non è più quella di fare della Chiesa un MASDU.

Il MASDU, Movimento d’animazione spirituale della democrazia universale, è il nome creato dall’abbé Georges de Nantes per descrivere la mentalità della democrazia cristiana all’inizio della seconda metà del XX secolo. Dal momento che questa espressione era diventata, più o meno di uso corrente.

Ma la democrazia cristiana s’è persa nelle sabbie del laicismo, molto di ciò che è sopravvissuto si è dissolto nel Partito Socialista, secondo l’esempio canonizzato da Jacques Delors, “incarnazione delle opzioni del Vaticano II”.

Così la Chiesa ha perso ogni influenza nella maggior parte delle democrazie occidentali.

Il laicismo quindi non cerca più di sedurre o annettere il cattolicesimo, i tempi sembrano maturi per dare alla Chiesa Cattolica il colpo di grazia per la distruzione sociologica delle due istituzioni che ancora sopravvivono: sacerdozio e matrimonio.

Trasformare la Chiesa Cattolica in un MASDU non interessa quasi più a nessuno perchè la democrazia universale non cerca più un’anima spirituale, la sua ispirazione ideologica è ormai quella di combattere apertamente ciò che sussiste ancora di spirituale. Di qui la constatazione fatta, nella rivista Catholica, dal suo direttore Bernard Dumont:

“La società post-moderna non solo è poco accogliente, ma va oltre l’indifferenza delle masse verso la religione, particolarmente nei paesi europei di antica cristianità. Si trova in uno stato di guerra culturale con le armi dei discorsi sofistici, le manipolazioni semantiche, le intimidazioni, la corruzione morale, l’esclusione, tuttavia senza oltrepassare la legalità”

A ciò si aggiunge che tutto questo è permanentemente messo in opera con la potenza massiccia di una Educazione nazionale e di una televisione che fabbricano generazioni sempre più apatiche, irreligiose e illetterate.

Il Concilio Vaticano II (1962-1965) è stato universalmente compreso nella Chiesa –  a torto o a ragione, è un’altra questione – come un incitamento a mettersi in ascolto delle democrazie occidentali e delle loro intenzioni di stabilire con l’ONU una democrazia universale.

Noi abbiamo su questo punto, in questa primavera 2012, due testimonianze formali, e concordanti, quella del Cardinale Arcivescovo di New York e quella del Cardinale Arcivescovo di Parigi, l’uno e l’altro presidenti delle loro conferenze episcopali.

Il Cardinale Arcivescovo di Parigi, nella prospettiva delle celebrazioni del 50° anniversario dell’apertura del Vaticano II, ha dichiarato ne “La Croix” del 26 marzo scorso: “Il Concilio ci ha chiamato ad una relazione di dialogo con il mondo, e non più di condanna del mondo”.

Ora, questo mondo democratico è quello del gigantesco genocidio degli aborti di massa; è quello della promozione morale e giuridica dell’omosessualità e dell’insegnamento ai bambini di una uguale leggittimità di tutti gli orientamenti sessuali. Quindi avere una relazione di dialogo e non di condanna con “il mondo” così com’è oggi significa instaurare una relazione di non condanna severa, ma di dialogo rispettoso con il genocidio, con la promozione dell’omosessualità e con la depravazione scolare dei bambini. Veramente pericoloso.

Il cardinale arcivescovo di New York, ancora più chiaramente, ha dichiarato al Wall Street Journal il 31 marzo 2012: “Verso la metà degli anni sessanta noi abbiamo avuto il sentimento che quello che il Concilio ha insegnato, soprattutto e innanzitutto, è che noi dobbiamo essere amici del mondo e che la miglior cosa che la Chiesa poteva fare era di divenire  più simile a tutti gli altri”.

Divenire come tutto il mondo democratico della depravazione scolare dei bambini, della promozione omosessuale e del gigantesco genocidio!

Mezzo secolo di questo dettato conciliare, post-conciliare e iperconciliante non è servito né alla Chiesa, né al mondo democratico.

Questo mondo democratico non ha fermato il suo genocidio, non ha sospesa la sua promozione dell’omosessualità, né diminuito la sua depravazione morale e la sua mutilazione intellettuale dei bambini. La Chiesa, dal canto suo, ha conosciuto la caduta catastrofica del numero dei suoi preti, della pratica dei suoi fedeli, il peso della sua influenza nella società.

Converrebbe davvero concentrare qui la propria attenzione, prima di girare pagina senza aver tratto alcuna lezione.

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Autore: Libertà e Persona

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2 pensieri riguardo “Due testimonianze concordanti”

  1. C’è del vero in questa analisi. A forza di dialogare e di non condannare gli errori per molti anni la Chiesa ora fatica a fermare la deriva laicista, nonostante il tentativo fatto in questo senso dagli ultimi papi (in particolare da Benedetto XVI) e da alcuni (non troppi purtroppo) vescovi e cardinali. Certamente il CVII può essere letto in continuità con il Magistero precedente, come ben spiega il Santo Padre, ma forse per troppi anni le gerarchie e i semplici preti si sono dimenticati di dirlo e ora la situazione è difficile.
    Due obiezioni all’articolo:
    1) Il cardinale arcivescovo di New York qui criticato è Timoty Dolan? Perché se è lui non concordo con il giudizio negtivo: al di là della dichiarazione in questione, il vescovo Dolan è uno che non si piega certo ai dictat laicisti del mondo, basti vedere come sta affrontando le sciagurate riforme pro aborto del pessimo presidente Obama.
    2) Sicuramente il Vaticano II ha fatto degli errori, sicuramente di comunicazione e anche di chiarezza (qualche documento presente indubbiamente alcuni passaggi ambigui, poco chiari che il Papa infatti sta cercando di puntualizzare) però il germe del modernismo c’era già nella Chiesa prima del CVII. E’ vero che molti sacerdoti hanno abbandonato dopo il CVII, ma è anche vero che molti preti, teologi e modernisti che hanno causato lo sfascio post conciliare si sono formati nella Chiesa pre Conciliare per cui i problemi c’erano già prima e non per colpa del CVII che, semmai, porta la responsabilità di non averli arginarati (su questo concorda pure il prof. De Mattei che pure sul CVII è assai severo nel suo ultimo libro)

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