Il miracolo della moltiplicazione dei pani

Nell’omelia per il Corpus Domini del 23 giugno scorso il Papa ha espressamente parlato della «moltiplicazione dei pani» operata da Gesù. Però ne ha dato questa spiegazione:

 «Sorprendentemente, nel racconto della moltiplicazione dei pani non si parla mai di moltiplicare. Al contrario, i verbi utilizzati sono “spezzare, dare, distribuire” (cfr Lc9,16). Insomma, non si sottolinea la moltiplicazione, ma la con-divisione. È importante: Gesù non fa una magia, non trasforma i cinque pani in cinquemila per poi dire: “Adesso distribuiteli”. No. Gesù prega, benedice quei cinque pani e comincia a spezzarli, fidandosi del Padre. E quei cinque pani non finiscono più. Questa non è magia, è fiducia in Dio e nella sua provvidenza».

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Sacerdozio celibatario e sacerdozio coniugato

Sta per aprirsi il Sinodo sull’Amazzonia e uno dei principali problemi che sarà esaminato sarà quello della scarsità di sacerdoti per queste vaste popolazioni tra le quali Cristo chiama ad una più ampia e migliore diffusione del Vangelo, accuratamente inculturato, tenendo conto delle peculiari qualità umane, religiose  e culturali di questa gente, finora pressoché ignorata dal mondo civile e vissuta ai margini della cultura e della civiltà internazionali; eppure dotata anch’essa da Dio e per suo merito di una sua storia, di sue proprie tradizioni, di una sua concezione della vita e dell’esistenza, e del rapporto dell’uomo con Dio e con la natura, e quindi di proprie ed originali qualità intellettuali e morali, che possono e devono dare il loro contributo all’edificazione della Chiesa e della società mondiale.

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Gesù nel pane o Gesù sotto le apparenze del pane?

Papa Francesco, nell’omelia del 23 giugno 2019 per il Corpus Domini ha pronunciato, fra l’altro, le seguenti parole: 

«Davanti all’Eucaristia, a Gesù fattosi Pane, a questo Pane umile che racchiude il tutto della Chiesa, impariamo a benedire ciò che abbiamo, a lodare Dio, a benedire e a non maledire il nostro passato, a donare parole buone agli altri. […]lì c’è Dio racchiuso in un pezzetto di pane».

Possiamo porci alcune domande: Gesù si trasforma in pane? Gesù diventa pane? Che cosa intende dire il Papa? Di quale pane si tratta? Evidentemente non può trattarsi di ciò che noi comunemente chiamiamo «pane», del pane del fornaio e del pane delle nostre tavole, che mangiamo tutti i giorni. Nella celebrazione della S.Messa il pane è già sull’altare. Alle parole della consacrazione Gesù non diventa ciò che c’è già sull’altare. Ma è questo pane che diventa il Corpo di Cristo, si transustanzia in questo Corpo; ossia, come dice il Concilio di Trento, tutta la sostanza del pane si converte nella sostanza del Corpo di Cristo. 

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Sacerdozio celibatario e sacerdozio coniugato

Sta per aprirsi il Sinodo sull’Amazzonia e uno dei principali problemi che sarà esaminato sarà quello della scarsità di sacerdoti per queste vaste popolazioni tra le quali Cristo chiama ad una più ampia e migliore diffusione del Vangelo, accuratamente inculturato, tenendo conto delle peculiari qualità umane, religiose  e culturali di questa gente, finora pressoché ignorata dal mondo civile e vissuta ai margini della cultura e della civiltà internazionali; eppure dotata anch’essa da Dio e per suo merito di una sua storia, di sue proprie tradizioni, di una sua concezione della vita e dell’esistenza, e del rapporto dell’uomo con Dio e con la natura, e quindi di proprie ed originali qualità intellettuali e morali, che possono e devono dare il loro contributo all’edificazione della Chiesa e della società mondiale.

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Come si salvano gli embrioni?

Come sappiamo dal Catechismo, «la grande misericordia di Dio, che vuol salvi tutti gli uomini, e la tenerezza di Gesù verso i bambini, che gli ha fatto dire: “lasciate che i bambini vengano a me e non glie lo impedite” (Mc 10,14), ci consentono di sperare che vi sia una via di salvezza per i bambini morti senza il Battesimo» (n.1261).

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L’ascetica e la mistica nella vita cristiana

Un trattato da recuperare

A partire soprattutto dalla Riforma Tridentina sorse, in ripresa della più antica tradizione cristiana risalente ai Padri del deserto, un trattato specifico di morale per la formazione sacerdotale e per la guida delle anime, soprattutto religiose e sacerdotali, ad una più alta perfezione ed alla santità, sotto il titolo di «teologia ascetica e mistica», in risposta all’etica luterana, che, sotto pretesto che ogni credente, laico o ministro, è guidato soltanto e direttamente dallo Spirito Santo, respingeva, come condizioni per salvarsi, la mediazione della Chiesa e dei sacramenti, l’esercizio nelle buone opere e lo sforzo metodico, per dominare le passioni, elementi da lui visti come inutili fonti di scrupoli e di presunzione, nonchè pretesa di sentirsi giusti e di meritare davanti a Dio.

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La pratica della castità nelle coppie anziane

Un tema poco trattato

Trattare della castità dei coniugi anziani è cosa piuttosto insolita e può sembrare cosa inutile, perché si suppone che per loro non sia più un problema, dato che, così almeno si crede, i bollori giovanili sono passati, e la loro vitalità sessuale sarebbe pressochè estinta.

In particolare non appare che interesse possa avere per la formazione dei giovani alla castità, che si trovano in ben altra situazione psicologica rispetto a quella delle coppie anziane. Alcuni vedono addirittura con ripugnanza o compatimento il rapporto sessuale fra anziani, quasi fosse una cosa ripugnante, innaturale e magari ridicola. Ma si tratta di un brutto pregiudizio che qui voglio sfatare. Leggi tutto “La pratica della castità nelle coppie anziane”

La conquista della castità

Un ideale da recuperare

Conservati casto

I Tm 5,22

Certamente uno dei bisogni più urgenti della società e della Chiesa del nostro tempo, soprattutto nella formazione dei giovani, ma anche in ordine alla salvaguardia della famiglia, della vita religiosa e del comune buon costume, è quello ripristinare la stima e la pratica della temperanza sessuale sulla base di una giusta etica sessuale.

Un tempo si parlava di «purezza». Ma la purezza deve qualificare ogni virtù in quanto tale, e non può essere predicata in modo specifico o per antonomasia della temperanza sessuale. Da qualche tempo nel linguaggio della Chiesa si è diffuso il termine «castità», che con più chiarezza e precisione rimanda il pensiero alla moderazione dell’attività  sessuale. In passato, per la verità, questo termine veniva spesso preso nel senso di un’astinenza totale da questa attività, propria, per esempio, del voto religioso. Così oggi ormai si parla comunemente non solo di castità consacrata o religiosa, ma anche di una castità matrimoniale, una castità giovanile, una castità vedovile e via dicendo.

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Il concetto di castità in Evagrio Pontico

Una visione rigorista benché associata a un forte bisogno di contemplazione

Evagrio Pontico[1] è stato un grande maestro di vita monastica e fecondo scrittore ascetico del sec.IV. Egli ha esercitato un influsso enorme per molti secoli e fu apprezzato anche da Santi, come per esempio S.Basilio. Ma purtroppo, grande ammiratore di Platone, seppe assumere gli aspetti più sublimi, ma restò ingannato dal rigorismo platonico. Ci limitiamo qui ad esaminare brevemente il tema della castità.

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Il casto matrimonio tra Giuseppe e Maria

La Sacra Famiglia

Ritroviamo il valore del matrimonio

Un bisogno del nostro tempo è la rivalutazione del matrimonio cristiano non solo in riferimento alla condizione presente della natura umana decaduta e redenta, ma allargando lo sguardo, come fece S.Giovanni Paolo II nelle sue catechesi sul matrimonio, alle condizioni proto logiche e a quelle escatologiche della coppia umana.

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