La Comece e l’UE: troppa moderazione non giova!

Nella foto il presidente Macron (alleato di PD e Italia Viva di Renzi)

Nei 27 paesi dell’Unione europea si voterà, tra il 6 e il 9 giugno, per eleggere 720 deputati del Parlamento di Strasburgo. Nessuno può negare l’importanza di queste elezioni anche perché, secondo molti osservatori, i gruppi conservatori, identitari, nazionalisti ed euroscettici, pur divisi al loro interno in vari raggruppamenti – e ben lungi dall’essere “campioni dell’ordine morale” – potrebbero superare il blocco progressista e sfidare i popolari.

In certi Stati infatti i partiti di destra prendono più voti dei partiti di sinistra: si pensi all’Italia, all’Olanda, all’Ungheria, ma anche alla Francia e al Portogallo. Il Sole 24 ore scriveva che secondo uno studio «commissionato dallo European Council on Foreign Relations», l’Europa «mette la freccia a destra» e i populisti arriverebbero «primi in 9 paesi».

In questo quadro, la Comece ovvero la «Commissione delle Conferenze Episcopali dell’Unione Europea», ha appena pubblicato una dichiarazione (2024-03-13-EU-Elections-Statement-IT.pdf (comece.eu) «in vista delle prossime elezioni del Parlamento europeo».

Dichiarazione tutto sommato sobria, in cui si cerca di collocare al “centro” la voce ufficiale della Chiesa, senza entrare a gamba tesa nel dibattito tra conservatori e progressisti, euroscettici ed euroentusiasti.

I presuli invitano «tutti i cittadini, in particolare i cattolici», ad informarsi per «votare alle prossime elezioni», sostenendo il «progetto europeo». Fin dai tempi di Pio XII e dell’immediato dopoguerra infatti, la Chiesa incoraggiò la formazione di «un’Europa unita nella diversità, forte, democratica, libera, pacifica, prospera e giusta».

E questo, per superare definitivamente le «terribili guerre che hanno devastato il nostro continente nel secolo scorso» causando tra il 1914 e il 1945, «grandi dolori, morti e distruzioni».

Il problema di fondo, ben noto ai vescovi ma a volte (prudentemente) celato, è che gli ideali forti di Alcide de Gasperi, Konrad Adenauer, Robert Schuman e degli altri padri nobili dell’Europa unita, non ci sono più. Anzi, sono stati via via rimpiazzati dal relativismo etico, la “cultura di morte” come la chiamava Giovanni Paolo II e le “colonizzazioni ideologiche” spesso denunciate da papa Francesco.

Fanno bene quindi i successori degli apostoli a ribadire l’urgenza di avere «responsabili politici coraggiosi e competenti», i quali «perseguano onestamente il bene comune».

Ma questo bene comune di cosa è fatto e come si caratterizza nel 2024?

I valori richiamati dai presuli sono «il rispetto e la promozione della dignità di ogni persona umana, la solidarietà, l’uguaglianza, la famiglia e la sacralità della vita, la democrazia, la libertà, la sussidiarietà, la cura della nostra casa comune». Un osservatore malizioso potrebbe dire che qui c’è un assemblaggio equo di parole e richiami usati per metà dal centro destra e dai conservatori, per metà dal centro sinistra e i progressisti…

Ma allora come regolarsi? Nessun partito rifiuta la democrazia come sistema elettorale, né l’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge. Spaventano però certe ideologie nichiliste che minacciano il tessuto europeo, sabotando il modello tradizionale di famiglia, di chiara ispirazione evangelica, e persino facendosi beffe della sacralità della vita.

Quest’ultimo valore non può essere, se ci pensa anche pochi secondi, un valore secondario, subordinato ad altri. Eppure, un leader del progressismo europeo come Emmanuel Macron, dopo aver fatto costituzionalizzare l’aborto in Francia, vorrebbe farlo inserire nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. Cancellando d’un sol colpo le sue radici cristiane, umanistiche e scientifiche.

Ma se questa folle idea, con il sostegno dei progressisti e di quel centro che guarda a sinistra, dovesse trionfare a Strasburgo, cosa ne sarebbe degli stessi principi di uguaglianza, solidarietà e del «rispetto della dignità di ogni persona umana»?

Notano i vescovi della Comece che «l’Unione europea non è perfetta» e che «molte delle sue proposte politiche e giuridiche non sono in linea con i valori cristiani».

E’ quindi giunto il momento di fare scelte sulla base di criteri etici di fondo. Anche perché, come disse una volta lo scrittore Michel Houellebecq, la politica europea è divisa da «due visioni del mondo» che generano «due antropologie radicalmente antagoniste».

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