PUTIN NON È SAN VLADIMIR. La parola alla moglie di Aleksej Naval’nyj

Aleksej Naval’nyj e la moglie Julija Naval’naja Fonte DiLei

Morte naturale o sospetta? Ancora non si hanno informazioni certe e intanto il Capo intelligence ucraino gela tutti: “mi spiace deludervi: morto per coagulo di sangue” … Ecco il video …

In questi casi non si sa facilmente quale possa essere la verità e le speculazioni si moltiplicano. Ma se da un lato abbiamo il parere del Capo della sicurezza ucraina e dall’altro quello della moglie, occorre non attribuire responsabilità senza dati certi. Al di là di ciò, però, sembra che le morti sospette da ascrivere a Putin non siano poche e, soprattutto, purtroppo una cosa è certa: l’uso strumentale della Fede, della religione come instrumentum regni, da parte dell’ex Capo del KGB.

Discorso di Yulia Navalnaya al Parlamento Europeo dal Corriere della sera del 29 Febbraio 2024

[…] «Per sconfiggere Putin occorre diventare innovatori. Basta dichiarazioni di protesta, date la caccia ai suoi soci mafiosi nei vostri Paesi. Decine di milioni di russi sono contro di lui: non bisogna perseguitarli, ma occorre lavorare con loro»

Signora Presidente, signore e signori,
Vi ringrazio per l’occasione concessami di essere qui oggi. Dopo il primo tentativo di assassinio di Aleksei, per mano di Putin, siamo vissuti per diversi mesi nel sud della Germania. Aleksei si stava riprendendo dall’avvelenamentoimparando di nuovo a camminare e a scrivere. Facevamo lunghe camminate, talvolta dei brevi viaggi. Nel corso di uno di questi, abbiamo visitato Strasburgo con i nostri ragazzi. È una delle nostre città preferite, mia e di Aleksei. Ci eravamo stati diverse volte noi due, e poi, tre anni fa, abbiamo deciso di farla conoscere ai nostri figli. Oggi mio marito non c’è più. Mi ritrovo ancora una volta a Strasburgo, ma non vado più a spasso con la mia famiglia. Sono qui davanti a voi, mi rivolgo a voi, e attraverso le vostre persone mi rivolgo all’Europa intera.

Padre Livio, nella Lettura Cristiana della Cronaca e della Storia di Giovedì 29 Febbraio 20245 dà voce alla moglie di Aleksej Naval’nyj, Julija Naval’naja

Ero convinta che nei dodici giorni intercorsi dalla morte di Aleksei avrei avuto il tempo di preparare questo discorso. Ma innanzitutto c’è voluta una settimana per riavere il corpo di Aleksei e organizzare il suo funerale. Poi ho scelto io il cimitero e il feretro. Il funerale si terrà domani e non so dire se sarà una cerimonia tranquilla o se la polizia interverrà per arrestare coloro che si presenteranno per dare l’ultimo saluto ad Aleksei.

Ad ogni modo, oggi sono qui davanti a voi perché i vostri elettori hanno una domanda importante da fare. A voi chiedono una risposta, e voi stessi la chiedete a me. La domanda è questa: «Come possiamo aiutarvi nella vostra battaglia?».

Sabato scorso ha marcato il secondo anniversario dall’inizio della guerra di aggressione che Putin ha scatenato contro l’Ucraina. Una guerra perfida e brutale. Il mondo intero è accorso in aiuto all’Ucraina. Ma sono trascorsi già due anni, tra lo sfinimento generale, nel sangue e nella delusione, e Putin non ha raggiunto i suoi scopi. Tutto è già stato messo in campo: armi, denaro, sanzioni… nulla ha funzionato. Ed è accaduto il peggio: ci siamo abituati alla guerra. La gente ha cominciato a dire: «Ebbene, bisognerà scendere a patti con lui…».

E poi Putin ha ucciso mio marito, Aleksei Navalny . Dietro suo ordine, Aleksei è stato torturato per tre anni: costretto a patire la fame rinchiuso in una minuscola cella di pietra, tagliato fuori dal mondo esterno, privato di qualsiasi contatto umano, telefonate, e persino lettere. E poi lo hanno ucciso. E anche dopo, hanno dissacrato il suo corpo e tormentato sua madre.

Se da un lato questo omicidio del regime ha ancora una volta dimostrato a tutti che Putin è capace di qualunque cosa e che è impossibile negoziare con lui, dall’altro capisco benissimo fino a che punto tutti siano rimasti sconvolti e addolorati. Molti pensano che Putin non potrà mai essere sconfitto e nella loro disperazione mi chiedono: «Che cosa possiamo fare per aiutarti?».

In questo frangente, penso a come Aleksei avrebbe risposto alla domanda. Proverò io a rispondere, ma per farlo dovrò prima spiegarvi com’era fatto lui.

Aleksei era un innovatore. Escogitava in continuazione nuove idee su qualunque argomento, ma soprattutto in politica.

Le vostre elezioni sono previste per i primi di giugno. Molti di voi saranno impegnati in campagne elettorali, a incontrare il pubblico, a rilasciare interviste, a girare spot elettorali. Immaginate per un attimo che tutto questo vi sia negato. Nessuna rete televisiva vi offrirà un’intervista. Non c’è denaro al mondo che contribuirà a realizzare i vostri spot elettorali. E tutti i sostenitori che si presenteranno ai comizi verranno arrestati, assieme al candidato.

Benvenuti nella Russia di Putin. Eppure, Aleksei Navalny è riuscito a diventare il politico più famoso nel suo Paese, capace di infiammare gli animi di milioni di persone con le sue idee.

Come ha fatto? Non smetteva mai di congetturare, immaginare e sperimentare. Non ti vogliono in televisione? Impariamo a girare i video su YouTube, in modo da farci conoscere dal Paese intero. Non ti permettono di votare? Escogitiamo una strategia di voto tattico per sottrarre seggi al partito al potere. Persino nel gulag di Putin, Aleksei era riuscito a trasmettere le sue idee su progetti che avrebbero gettato nel panico il Cremlino. Aleksei era l’antitesi della noia e della mediocrità.

Ecco la risposta alla vostra domanda. Se volete davvero sconfiggere Putin, occorre diventare innovatori. E smetterla di accontentarsi della banalità.Putin non verrà scalfito da un’ennesima risoluzione né da un nuovo pacchetto di sanzioni, indistinte dalle precedenti. Non verrà sconfitto se continuiamo a considerarlo un uomo di principi e regole morali.

Non è fatto così, e Aleksei lo aveva capito sin dall’inizio. Non abbiamo a che fare con un politico, bensì con un mafioso sanguinario. Putin è il capo di una vera e propria organizzazione criminale, che include assassini e avvelenatori. Ma costoro sono soltanto sicari e burattini. I veri responsabili appartengono alla cerchia più vicina a Putin: sono i suoi amici, i suoi soci, e gli amministratori dei soldi della mafia.

Voi dovete stanare questa organizzazione criminale, assieme a tutti noi. E l’innovazione politica in questo caso consiste nell’attivare i metodi più efficaci per combattere il crimine organizzato, non la concorrenza politica. Mettiamo da parte le note diplomatiche, e andiamo a indagare sulle macchinazioni finanziarie. Basta con le dichiarazioni di protesta, e diamo la caccia ai suoi soci mafiosi nei vostri Paesi, gli avvocati e i finanzieri che lavorano nell’ombra per aiutare Putin e i suoi amici a nascondere le loro fortune.

In questa lotta potrete contare su alleati fedeli: decine di milioni di russi sono contro Putin, contro la guerra, contro il male da lui causato. Non bisogna perseguitarli, al contrario, occorre lavorare con loro. Con tutti noi.

Putin dovrà rispondere di quello che ha fatto al mio Paese. Putin dovrà rispondere di quello che ha fatto a una nazione vicina e pacifica. E Putin dovrà rispondere di tutto quello che ha fatto ad Aleksei.

Mio marito non vedrà la Russia del futuro, ma noi sì. E io farò tutto il possibile per realizzare il suo sogno, per accelerare la caduta del male e spianare la strada a un domani luminoso.

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Autore: Marcello Giuliano

Nato a Brescia nel 1957, vive a Romano di Lombardia (BG). Dopo aver conseguito il Baccelierato in Teologia nel 1984 presso il Pontificio Ateneo Antonianum di Roma e il Diploma di Educatore Professionale nel 2001, ha lavorato numerosi anni nel sociale. Insegnante di Religione Cattolica nella Scuola Primaria in Provincia e Diocesi di Bergamo, collabora ai cammini di discernimento per persone separate, divorziate, risposate ed è formatore per gli Insegnanti di religione Cattolica per conto della stessa Diocesi. Scrive sulle riviste online Libertà & Persona e Agorà Irc prevalentemente con articoli inerenti la lettura simbolica dell’arte ed il campo educativo. Per Mimep-Docete ha pubblicato Dalla vita alla fede, dalla fede alla vita. Camminando con le famiglie ferite (2017); In collaborazione con Padre Gianmarco Arrigoni, O.F.M.Conv., ha curato il libro Mio Signore e mio Dio! (Gv 20, 28). La forza del dolore salvifico. Percorsi nella Santità e nell’arte, (2020). Di prossima uscita Gesù è veramente risorto?