NEWS DALLA RETE: “Ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti …”

Si può proibire a tre suore di pregare sulla salma di un peccatore e pluriassassino incallito, che si è macchiato anche di altri gravissimi peccati, nonché reati? Condannato a morte dalla malattia, ma se fosse stato condannato a morte da un tribunale civile, in altri tempi, sarebbe stato comunque accompagnato fino alla fine nella speranza di un ultimo pentimento? Naturalmente c’è il problema che in certi casi i funerali di uomini carichi di pesanti colpe legate alla malavita organizzata diventano occasione di un trionfo terreno per affermare il prestigio del Principe di questo mondo. Ciò va impedito, ma senza impedire la preghiera della Chiesa e dei singoli fratelli.

Vediamo il parere di Rino Camilleri …

La Redazione

A tre suore benedettine è stato vietato di pregare sulla salma del boss di mafia appena morto senza sacramenti.

di Rino Cammilleri

Santa Teresina di Lisieux, quand’era ancora ragazzina ma già aveva in animo il chiostro, chiese con insistenza a Dio una grazia speciale. Un rinomato pluriomicida, il criminale più famoso di Francia, catturato dopo anni di efferatezze stava per salire sulla ghigliottina. Teresina pregò fervidamente per diversi giorni, anche perché il condannato aveva rifiutato i conforti religiosi. La piccola futura santa domandava la salvezza di quell’anima perduta. Non aveva detto Cristo che bisognava pregare gli uni per

gli altri? E chi più bisognoso di preghiere di un cattivo conclamato a rischio di dannazione eterna? Seguì dalla finestra l’ascesa del condannato al palco del patibolo. Gli tagliarono il colletto e stavano per distenderlo sull’asse sotto la lama. Come da prassi, un sacerdote lo seguiva brandendo un crocifisso. Ebbene, proprio all’ultimo istante, con un gesto che stupì tutti, il condannato si voltò e con uno scatto inatteso si chinò a baciare fugacemente il crocifisso. Poi la lama calò sul suo collo. Teresina era felice: all’ultimo momento era stata esaudita... fonte: nicolaporro.it QUI l’articolo intero.

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Autore: Libertà e Persona

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