IL BRANCO DI STUPRATORI. Uomini o animali?

Fonte Wikipedìa da noi modificata

Non passa giorno che la cronaca non accenni a disagi nel mondo dei giovani e nei più svariati aspetti: alcolismo, sex addiction, internet addiction, dipendenze affettive, baby gangs ecc. Un disagio che, il più delle volte, sfocia in estremi atti che si configurano come reati penali. Reati che ledono la dignità dell’altro.

Reati e senso del vuoto

A voler discutere di questi reati, da psicologo, da uomo, da genitore trovo difficoltà, ma ancora più faticoso è scorgere dietro questa estrema violenza il senso di vuoto; la nullità per la vita. Di certo per tali atteggiamenti,

ci pensa la giurisprudenza a dare il giusto parametro di valutazione. Ma come uomo, come cristiano cattolico, come psicologo, non posso che fare delle riflessioni su chi è l’uomo del terzo millennio. Un uomo, a mio modo di vedere, che ha perso il suo centro, che non riesce a trovare in sé l’equilibrio interno, che ha perduto perché ha smarrito la strada per Dio, per i valori, per il rispetto della persona1.

Con fatica, parto dalla riflessione di quello che è successo a Palermo qualche mese fa, e riportato nei giorni a seguire dai rotocalchi e telegiornali, e ormai di dominio pubblico. È lo stupro dei sette ragazzi, appena maggiorenni, a danno di una diciannovenne. Uno stupro, stando alle cronache, meditato con una logica perversa e malata. Una logica che mal tollera la donna, l’altro come essere umano, che, invece, è visto solo come “oggetto” di sfogo delle proprie animalesche pulsioni. Eppure, tutta la legge delle sacre Scritture di Gesù si imperna sul rispetto, sull’amore del prossimo, sul dare lo stesso valore a sé stessi e all’altro: «Ama il prossimo tuo come te stesso» (Gv 13,34), e a pensare che questo comandamento è il più importante in assoluto perché da questo dipende ogni altra cosa: «Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti» (Mt 22,37-40).

È l’amore, il bene per l’altro che non tradisce mai2 eppure, basta leggere che uno degli stupratori, come riportato dai media, le era amico; quell’amico che l’ha tradita e che ha fatto da esca, come Giuda per Gesù (Mt 26:14-46).

La storia insegna?

Mi viene da chiedermi se la storia, al di là dell’essere credente o meno, insegni ancora qualcosa. Se ha ancora un potere educativo. Probabilmente no! surclassata dai social e da internet dove con facilità si accede, di giorno e di notte, ad immagini e video di masturbazione mentale, che deviano la crescita e la mente umana: dal porno alla pedofilia. Ma certo, io che appartengo alla categoria dei “boomer” (neologismo semantico, che indica una persona nata negli anni del cosiddetto “baby boom”, e cioè nel periodo di forte incremento demografico che ha interessato diversi paesi occidentali al termine del secondo conflitto mondiale, tra il 1946 e il 1964. Un appellativo ironico e spregiativo, attribuito a chi mostra comportamenti e modi di pensare ritenuti ormai superati dalle nuove generazioni). Ma le nuove generazioni hanno rispetto del boomer che è figlio di chi ha vissuto il dopoguerra ed ha lottato per la sopravvivenza? E vede nei valori dell’amore e dell’amicizia un’ancora di salvezza? Perché, come dice Aristotele, senza amicizia nessuno sceglierebbe di vivere.

Quale amicizia e relazione oggi

Ma di quale amicizia si parla oggi? In quest’epoca di crollo dei valori, l’amicizia è solo una sorda parola senza senso. In una società dalle mille sfaccettature, dai mille cambiamenti, dalle continue trasformazioni economiche e politiche, le tradizioni e i valori si perdono nella mentalità della globalizzazione. Viviamo in un’epoca di assenza di valori. Eppure, lo psichiatra Viktor Frankl, ideatore della terza scuola viennese di psicoterapia dopo Freud e Adler, e a me caro per la personale conoscenza, li ha posti come base di orientamento per la cura mentale perché assicurano la giusta direzione dei comportamenti. L’uomo senza valori non ha tradizioni, non sa da che parte stare, né dove andare; vive il vuoto esistenziale. L’uomo vuoto è sempre in balia dei propri istinti, delle proprie pulsioni animalesche.

L’affermazione squallida e perversa di uno dei ragazzi, “Falla ubriacare, poi ci pensiamo noi”, tradisce il sopravvento della mentalità perversa, del cinismo, della non relazione perché di certo abusare di una persona, per di più non in sé a causa di alcool, di sicuro non può essere mai relazione.

La relazione è qualcosa che lega, che mette insieme per un processo di compartecipazione; è una comunione di vita nel senso più spirituale del termine. Condividere, mettere in comune per il benessere di entrambi. In una società narcisa e individualista, dove l’egoismo e l’egocentrismo la fanno da padrona non vi può essere rispetto per l’altro. L’altro diventa l’oggetto di conferma al proprio narcisismo. Lo si vede e lo si tocca con mano quando la persona social si inebria di visualizzazioni che riceve ai propri post, o quando si nutre di like ricevuti per foto postate sulla propria vita psicologica e fisica.

Soggetti al proprio Io

Chi è governato dal proprio Io non può creare relazione perché non è padrone dei propri atti. Lo diceva Freud: “L’Io non è padrone in casa propria”3 stando a significare come le forze istintuali governano l’Io.

Il governo di sé stessi richiede maturità e la maturità è la capacità di sottomettere alla ragione impulsi e istinti al fine del bene comune e non del piacere egoico4 . Chi vive di piacere egoico vive la mercificazione dei rapporti che trovano espressione nell’atteggiamento patologico sessuale. Patologico perché l’altro è nient’altro che lo sfogo animalesco dei propri istinti sessuali.

Chi è l’uomo di oggi? Viene da chiedersi. È un uomo che, al pari dell’animale, ha gli istinti e le pulsioni, ma in più all’animale dovrebbe avere la ragione per sottometterli. Invece, non ha più capacità di logica e di sentimenti; risponde, come il Professore Massimo Ammaniti, neuropsichiatra infantile, -ha commentato sull’accaduto di Palermo-, soltanto a delle spinte irrazionali e inconsce per cui una ragazza è la preda.

Di fatti del genere, ahimè, se ne scorgono diversi riportati dalle cronache. Dalle violenze fisiche a quelle psicologiche, c’è sempre una preda. Oggi, utilizziamo le cose e le persone, gli oggetti e le relazioni non per consapevole esperienza interiore, ma solo per provare il picco dell’esperienza del piacere ed ecco che si propone una incontrastata verità: più ci si abbandona al piacere fine a sé stesso, più l’uomo si sente infelice e insoddisfatto poiché il piacere non ha mai fine.

Educazione e responsabilità

Quando accadono fatti del genere, soprattutto nel caso di giovani, abbiamo l’obbligo di capire e interrogarci. Sfugge agli adulti che il benessere e la salute passano per l’educare al rispetto di sé, degli altri e del prossimo5 .

Non è educativo l’invito della madre di uno degli indagati stupratori, che, in una intercettazione telefonica, riteneva “più utile – scrive la Procura -, suggerire ai ragazzi di tratteggiare agli inquirenti la ragazza come una “poco di buono”.

Infine, la donna condivideva la sua decisione di tenere nascosti i telefoni. Un bell’invito all’irresponsabilità rispetto alle proprie azioni, ai comportamenti antisociali, ai comportamenti menzogneri, al non rispetto dell’altro e tanto meno dell’autorità. Un frutto lo si riconosce dall’albero. Un albero buono, o cattivo si vede dal frutto: ogni albero buono fa frutti buoni, un albero cattivo fa frutti cattivi, non può essere differentemente (cf Matteo 7:18; Giacomo 3:12).

Questa è la nostra cultura, questi sono i principi educativi della non coerenza. Se questi sono gli alberi quali frutti posso crescere?

La persona come modello

Secondo lo psicologo canadese Albert Bandura, l’apprendimento non implica solo l’esperienza diretta con gli oggetti o le persone, ma è anche un processo indiretto attraverso l’osservazione di altre persone che fungono da modello. Se Lo psicologo Bandura lo evidenziò negli anni 70, è nella cultura biblica che si ravvisa l’importanza del modello educativo, in 2 Maccabei, nell’Antico Testamento della Bibbia. Al capitolo 6, si legge:

“Un tale Eleazaro, uno degli scribi più stimati, uomo già avanti negli anni e molto dignitoso nell’aspetto della persona, veniva costretto ad aprire la bocca e ad ingoiare carne suina. Ma egli, preferendo una morte gloriosa a una vita ignominiosa, s’incamminò volontariamente al supplizio, sputando il boccone e comportandosi come conviene a coloro che sono pronti ad allontanarsi da quanto non è lecito gustare per brama di sopravvivere”.

Da queste parole si nota un uomo che tiene fede ai suoi principi e per essi lotta con tutto sé stesso in coerenza. Ed ecco che Eleazaro così risponde a chi lo obbliga a fare qualcosa contro il proprio volere:

«Non è affatto degno della nostra età fingere, con il pericolo che molti giovani, pensando che a novant’anni Eleàzaro sia passato agli usi stranieri, a loro volta, per colpa della mia finzione, durante pochi e brevissimi giorni di vita, si perdano per causa mia e io procuri così disonore e macchia alla mia vecchiaia…. Perciò, abbandonando ora da forte questa vita, mi mostrerò degno della mia età e lascerò ai giovani nobile esempio, perché sappiano affrontare la morte prontamente e generosamente per le sante e venerande leggi». Dette queste parole, si avviò prontamente al supplizio”.

Nelle affermazioni del vecchio Eleàzaro si coglie un grosso principio educativo. Un grosso esempio, che forse dovrà far riflettere molti adulti quando moralizzano sui giovani e ragazzi, quando si industriano a parlare loro di droghe, di dipendenze e di condotte devianti e quant’altro, mentre loro stessi difettano di coerenza e autenticità.

Ipocrita, avrebbe detto Gesù, come ipocrita si dovrebbe dire alla madre del giovane che consiglia di infangare ancora di più la dignità della ragazza per favorire l’animalesca istintualità del branco.

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1 Riccardi P., L’equilibrio interno perduto, come ritrovarlo, D’Ettoris, Crotone 2023.

2 Riccardi P., La dimensione amorosa tra intimità e spiritualità, D’Ettoris, Crotone 2022.

3 Freud S., Al di là del principio di piacere, Bollati Boringhieri, Torino 1986.

4 Riccardi P., La dimensione amorosa op. cit,

5 Riccardi P., Ogni vita è una vocazione per un ritrovato benessere, Cittadella, Assisi 2014.

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Autore: Pasquale Riccardi

Psicologo-Psicoterapeuta Docente Asl per la Seconda Università di Napoli Federico II, Formatore psicoterapeuta per centro Logos (Ce), riconoscimento M.I.U.R. Fra le sue più recenti pubblicazioni: La dimensione amorosa tra intimità e spiritualità, D’Ettoris, Catanzaro 2021; Psicoterapia del cuore e Beatitudini , Cittadella, Assisi 2018; Parole che trasformano. Psicoterapia dal vangelo. Cittadella, Assisi 2016

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