Il perdono di Assisi nel cuore dei Sommi Pontefici

San Francesco a Perugia chiede a Papa Onorio III l’indulgenza del Perdono di Assisi

Dal mezzogiorno del 1º agosto alla mezzanotte del 2 agosto, come da ottocentosette anni accade, potremo celebrare il Perdono di Assisi. Ma e digitate l’espressione Perdono di Assisi, vi potrebbe sorgere qualche lecito dubbio sulla sua storicità perché comparirà la seguente scritta che ci sembra, per lo meno, assai imprecisa, là dove segna in grassetto:

L’indulgenza di Assisi comunemente conosciuta come il “Perdono di Assisi”, fu concessa nel 1216 da Onorio III ai i fedeli su richiesta di S. Francesco. In realtà nelle Fonti Francescane, non abbiamo nessun riferimento né storico né agiografico circa il perdono di Assisi, non ne parla né Tommaso da Celano né S.

Il lettore penserà che l’origine francescana del Perdono di Assisi non risalga a San Francesco. È vero che negli scritti raccolti nel volume Fonti Francescane non è riportata, ma esiste un autorevole documento ecclesiastico assai chiaro al riguardo, risalente al 10 Agosto 1310 e a firma del Vescovo di Assisi Teobaldo.

Secondo questa fonte, nella notte del luglio del 1216, mentre il santo era in preghiera nella chiesa della Porziuncola, ebbe una visione di Gesù e della Madonna circondati da una schiera di angeli. Questi gli chiesero quale grazia desiderasse, avendo tanto pregato per i peccatori. Il santo rispose domandando che fosse concesso il perdono completo di tutte le colpe a coloro che, confessati e pentiti, visitassero la Porziuncola.
La richiesta fu esaudita, a patto che si rivolgesse al Papa per richiederne l’istituzione. Il mattino seguente S. Francesco insieme a fr. Masseo si recarono a Perugia per incontrare Onorio III, per esporre la richiesta dell’indulgenza. Le sue argomentazioni ebbero la meglio sui dubbi e le perplessità del Papa, che ne accolse la richiesta. Pertanto il penitente che avendo ottemperato alle condizioni previste per ottenere l’indulgenza, sarebbe stato liberato “dalla colpa e dalla pena in cielo e in terra, dal giorno del battesimo al giorno e all’ora dell’entrata in questa chiesa”: nasce il “Perdono di Assisi” o “indulgenza della Porziuncola”.
Per non sminuire il luoghi della Terra Santa e delle chiese romane, si giunse al compromesso che tale indulgenza venisse concessa un giorno soltanto “dai primi vespri, compresa la notte, fino ai vespri del giorno seguente” ogni anno il 2 agosto.

Il Perdono d’Assisi si diffuse dalla seconda metà del XIII secolo fino ad oggi, crescendo sempre più di importanza. Nel corso del tempo l’indulgenza fu estesa prima a tutte le chiese francescane, successivamente a quelle parrocchiali, restandone comunque immutata la data e la denominazione.
Nondimeno Assisi e le basiliche di S. Francesco e S. Maria degli angeli sono rimaste le mete privilegiate dei pellegrini per lucrare l’indulgenza del 2 agosto, dove la ricorrenza religiosa vi è celebrata con la dovuta solennità ogni anno.

Per ottenere l’indulgenza plenaria un fedele completamente distaccato dal peccato anche veniale, deve:
1. Confessarsi per ottenere il perdono dei peccati;
2. Fare la comunione eucaristica per essere spiritualmente unito a Cristo;
3. Pregare secondo le intenzioni del Papa per rafforzare il legame con la Chiesa, recitando almeno Padre nostro, Ave Maria e Gloria al Padre;
4. Recitare il Credo e il Padre nostro;
5. Visitare una chiesa o oratorio francescano o in alternativa, una qualsiasi chiesa parrocchiale.

La confessione e la comunione possono essere fatte anche alcuni giorni prima o dopo le date previste, nell’arco di una o due settimane. La visita e la preghiera è opportuno che siano fatte lo stesso giorno, infine l’indulgenza plenaria può essere richiesta una volta al giorno, per sé o per i defunti. (Cf il sito Basilica Papale e Sacro Convento di San Francesco di Assisi)

Papa Francesco: «Il mondo ha bisogno di perdono»

Papa Francesco – Fonte Famiglia Cristiana

Il Santo Padre visitò la Porziuncola per l’VIII centenario del Perdono di Assisi come pellegrino tra i pellegrini recandosi alla basilica di Santa Maria Maggiore presso la Porziuncola, ove annunciò che

«Offrire la testimonianza della misericordia nel mondo di oggi è un compito a cui nessuno di noi può sottrarsi» (Papa Francesco)

L’Indulgenza del Perdono di Assisi nacque ancor prima di quella del primo Anno Santo indetto da Bonifacio VIII nel 1300. All’inizio si chiamava “Indulgenza di Santa Maria degli Angeli”, poi divenne il “Perdono di Assisi”, grazia di misericordia annuale che attirò sempre più i pellegrini che già nel medioevo percorrevano da ogni dove le strade d’Europa per recarsi nei luoghi santi: dalla Terra Santa, a Roma, a San Jacopo di Compostela e tanti altri.

Il professor Stefano Brufani, docente di Studi francescani all’Università di Perugia, scriveva:


«Se Lutero ne avesse conosciuto tutti i particolari forse avrebbe mitigato la sua virulenza nella lotta contro le indulgenze». È il “Perdono di Assisi”, l’indulgenza della Porziuncola. (Cf Famiglia Cristiana 01/08/2016 QUI)

Il Card. Ratzinger e il Perdono di Assisi

Lo stesso Papa Benedetto XVI, ancora Cardinale, volle ricordare in modo speciale con un libro di suoi personali ricordi l’importanza di questo luogo e della sua missione pubblicandone un libro edito dalle Edizioni Porziuncola

“Nei ricordi della mia giovinezza il giorno del Perdono di Assisi é rimasto come un giorno di grande interiorità. Nella piazza antistante la nostra chiesa parrocchiale regnava un silenzio particolarmente solenne. Si sentiva che il cristianesimo é grazia e che questa si dischiude nella preghiera…”.

Nel cuore del libro …

“Chiedere l’indulgenza significa entrare in questa comunione di beni spirituali e mettersi a propria volta a sua disposizione. La svolta nell’idea di penitenza, che ha avuto inizio alla Porziuncola, ha conseguentemente portato a questo punto: anche spiritualmente nessuno vive per se stesso. E solo allora la preoccupazione per la salvezza della propria anima si libera dall’ansia e dall’egoismo, proprio perché diventa preoccupazione per la salvezza degli altri. Così la Porziuncola e l’indulgenza che da lì ha avuto origine diventa un compito, un invito a mettere la salvezza degli altri al di sopra della mia e, proprio in questo modo, a trovare anche me stesso. Si tratta di non chiedere più: sarò salvato? ma: che cosa vuole Dio da me perché altri siano salvati? L’indulgenza rinvia alla comunione dei santi, al mistero della sostituzione vicaria, alla preghiera come via per diventare una cosa sola con Cristo e con il suo volere. Egli ci invita a partecipare alla tessitura dell’abito bianco della nuova umanità, che proprio nella sua semplicità è la vera bellezza. L’indulgenza in fondo è un po’ come la chiesa della Porziuncola: come bisogna percorrere gli spazi piuttosto freddi ed estranei del grande edificio per trovare al suo centro l’umile chiesetta che tocca il nostro cuore, così occorre attraversare il complesso intreccio della storia e delle idee teologiche per giungere a ciò che è davvero semplice: alla preghiera, con cui ci lasciamo cadere nella comunione dei santi, per cooperare con essi alla vittoria del bene sull’apparente onnipotenza del male, sapendo che alla fine tutto è grazia”.

E poi, da Papa, così si espresse:

Fonte Il Tempo – Pubblico dominio

“Arrivando ad Assisi da sud, nella piana si incontra la maestosa Basilica di Santa Maria degli Angeli, ma quel che cerchiamo, lo troviamo al centro della Basilica: una cappella medievale in cui degli antichi affreschi ci raccontano episodi della storia della salvezza e della vita di san Francesco, che proprio in questo luogo visse importanti esperienze. In quello spazio basso e poco illuminato possiamo percepire qualcosa del raccoglimento e della commozione che vengono dalla fede dei secoli, che qui ha trovato un luogo di riparo e di orientamento. Al tempo di san Francesco il territorio circostante era coperto di boschi, paludoso e disabitato.

Nel terzo anno dalla sua conversione Francesco si imbatté in questa piccola chiesa, ormai del tutto cadente, la chiesetta della Porziuncola dedicata a Santa Maria degli Angeli, in cui egli venerava la Madre di ogni bontà. Lo stato di abbandono in cui si trovava dovette parergli un triste segno della condizione della Chiesa stessa; egli ancora non sapeva che, restaurando quegli edifici, si stava preparando a rinnovare la Chiesa vivente. Ma proprio in questa cappella gli si fece incontro la chiamata definitiva, che diede alla sua missione la sua vera forma e permise la nascita dell’Ordine dei Frati Minori, all’inizio pensato come un movimento di evangelizzazione che doveva raccogliere di nuovo il popolo di Dio per il ritorno del Signore.

La Porziuncola era divenuta per Francesco il luogo dove finalmente aveva compreso il Vangelo. Si era infatti accorto che non si trattava di parole del passato, ma di un appello che si rivolgeva direttamente ed esplicitamente a lui come persona.

La Porziuncola – lo abbiamo visto – è anzitutto un luogo, ma grazie a Francesco d’Assisi è divenuto una realtà dello spirito e della fede, che proprio qui si fa sensibile e diventa un luogo concreto in cui possiamo entrare, ma grazie al quale possiamo anche accedere alla storia della fede e alla sua forza sempre efficace. Che poi la Porziuncola non ci ricordi solo grandi storie di conversione del passato, non rappresenti solo una semplice idea, ma riesca ancora ad accostarci al legame vivente di penitenza e di grazia, ciò dipende dal cosiddetto “Perdono d’Assisi”, che più propriamente dovremmo chiamare “Perdono della Porziuncola”.

Qual è il suo vero significato? Secondo una tradizione che sicuramente risale almeno alla fine del secolo XIII, Francesco nel luglio del 1216 avrebbe fatto visita nella vicina Perugia al papa Onorio III, subito dopo la sua elezione, e gli avrebbe sottoposto una richiesta inusuale: chiese al pontefice di concedere l’Indulgenza plenaria per tutta la loro vita precedente a tutti coloro che si fossero recati nella chiesetta della Porziuncola, confessandosi e facendo penitenza dei propri peccati….” (Cf

Un libro-testimonianza del card. J. Ratzinger che illumina uno dei doni più grandi che San Francesco abbia ricevuto dalla Chiesa.

San Giovanni Paolo II e la Porziuncola

San Giovanni Paolo II il 27 Ottobre 1986 per il primo incontro interreligioso di preghiera – Fonte Vatican News

MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II
AL MINISTRO GENERALE DELL’ORDINE FRANCESCANO
DEI FRATI MINORI
IN OCCASIONE DELLA RIAPERTURA 
DELLA PORZIUNCOLA IN ASSISI

Al Reverendissimo Padre
GIACOMO BINI
Ministro Generale
dell’Ordine Francescano dei Frati Minori

1. La riapertura della Basilica e della Cappella della Porziuncola, dopo i restauri per le ferite del terremoto del 1997, mi offre la gradita opportunità di rivolgere un saluto affettuoso a Lei, amato Fratello, ed alla Comunità Francescana che in Assisi svolge un prezioso servizio ecclesiale e cura il decoro dei luoghi cari alla memoria del Poverello d’Assisi, come pure ai fedeli e pellegrini che giungono nella terra di Francesco e Chiara per un’intensa esperienza spirituale. I piedi dei fedeli si fermano alle porte di Assisi, che per i tanti prodigi di misericordia ivi compiuti è a ragione definita “città particolare del Signore” (Fonti Francescane, 3201).

Oggi la Cappella della Porziuncola e la Patriarcale Basilica che la custodisce riaprono le porte per accogliere moltitudini di persone attratte dalla nostalgia e dal fascino della santità di Dio, abbondantemente manifestatasi nel suo servo Francesco.

Il Poverello sapeva che “la grazia divina poteva essere largita agli eletti di Dio dovunque; pure, aveva sperimentato che il luogo di santa Maria della Porziuncola era colmo di una grazia più copiosa […] ed era solito dire ai frati [. . .]: Questo luogo è santo, è l’abitazione di Cristo e della Vergine sua Madre” (Speculum perfectionis, 83: FF 1780). L’umile e povera chiesetta era divenuta, per Francesco, l’icona di Maria Santissima, la “Vergine fatta Chiesa” (Salutatio B.M.V. 1: FF 259), lei umile e “piccola porzione di mondo” (FF 604), ma indispensabile al Figlio di Dio per divenire uomo. Per questo il Santo invocava Maria come tabernacolo, casa, vestimento, ancella e Madre di Dio (cfr FF 259).

Proprio nella Cappella della Porziuncola, che aveva restaurato con le proprie mani, Francesco, illuminato dalle parole del capitolo decimo del Vangelo secondo Matteo, decise di abbandonare la precedente breve esperienza eremitica per dedicarsi alla predicazione in mezzo alla gente, “con la semplicità della sua parola e la magnificenza del suo cuore”, come attesta il primo biografo Tommaso da Celano (Vita I, 23: FF 358). Egli dette così inizio al suo tipico ministero itinerante. E’ alla Porziuncola che avvenne poi la vestizione di santa Chiara, e fu fondato l’Ordine delle “Povere Dame di san Damiano”. Qui ancora Francesco impetrò da Cristo, mediante l’intercessione della Regina degli Angeli, il grande perdono o “indulgenza della Porziuncola”, confermata dal mio venerato Predecessore Papa Onorio III a partire dal 2 agosto del 1216. Da allora prese avvio l’attività missionaria, che portò Francesco ed i suoi frati in alcuni Paesi musulmani ed in varie Nazioni d’Europa. Qui, infine, il Santo accolse cantando “sorella nostra morte corporale” (Cantico delle Creature, 12: FF 263).

2. Dell’esperienza del Poverello di Assisi la chiesetta della Porziuncola conserva e dispensa un messaggio e una grazia peculiari, che perdurano ancora oggi e costituiscono un forte richiamo spirituale per quanti si lasciano affascinare dal suo esempio. Significativa, a questo proposito, risuona la testimonianza di Simone Weil, figlia di Israele affascinata da Cristo: “Mentre ero sola nella piccola cappella romanica di santa Maria degli Angeli, incomparabile miracolo di purezza, in cui Francesco ha pregato tanto spesso, qualcosa più forte di me mi ha costretta, per la prima volta in vita mia, a inginocchiarmi” (Autobiografia spirituale).

La Porziuncola è uno dei luoghi più venerabili del francescanesimo, caro non solo all’Ordine minoritico, ma a tutti i cristiani che qui, quasi sopraffatti dall’intensità delle memorie storiche, ricevono luce e stimolo per un rinnovamento di vita, all’insegna di una fede più radicata e di un amore più genuino. Mi è caro, pertanto, sottolineare lo specifico messaggio che proviene dalla Porziuncola e dalla indulgenza con essa collegata. E’ un messaggio di perdono e di riconciliazione, cioè di grazia, che la bontà divina riversa su di noi, se ben disposti, perché Dio è veramente “ricco di misericordia” (Ef 2, 4).

Come non ravvivare ogni giorno in noi l’invocazione, umile e fiduciosa, della redentrice grazia di Dio? Come non riconoscere la grandezza di questo dono che Egli ci ha offerto in Cristo “una volta per sempre” (Eb 9,12), e continuamente ci ripropone con immutata bontà? E’ il dono del perdono gratuito, che ci dispone alla pace con lui e con noi stessi, infondendoci rinnovata speranza e gioia di vivere. Considerando tutto ciò, è facile comprendere l’austera vita di penitenza di Francesco, mentre siamo invitati ad accogliere l’appello ad una costante conversione, che ci distolga da una condotta egoistica e orienti decisamente il nostro spirito verso Dio, punto focale della nostra esistenza.

3. Tenda dell’incontro di Dio con gli uomini, il Santuario della Porziuncola è casa di preghiera. “Qui, chi pregherà con devozione otterrà ciò che avrà chiesto”, amava ripetere Francesco (Vita I, 106: FF 503), dopo averne fatto personale esperienza. Tra le antiche mura della piccola chiesa ognuno può assaporare la dolcezza della preghiera in compagnia di Maria, la Madre di Gesù (cfr At 1, 14), e sperimentarne la potente intercessione.

L’uomo nuovo Francesco, in quell’edificio sacro restaurato con le sue mani, ascoltò l’invito di Gesù a modellare la propria vita “secondo la forma del santo Vangelo” (Testamento, 14: FF 116) e a percorrere le strade degli uomini, annunciando il Regno di Dio e la conversione, in povertà e letizia. Quel luogo santo era in tal modo diventato per Francesco “tenda dell’incontro” con il Cristo stesso, Parola viva di salvezza.

La Porziuncola è, in particolare, “terra dell’incontro” con la grazia del perdono, maturata in un’intima esperienza di Francesco, il quale, come scrive san Bonaventura, “un giorno, mentre […] piangeva ripensando con amarezza al suo passato, si sentì pervaso dalla gioia dello Spirito Santo, da cui ebbe l’assicurazione che gli erano stati pienamente rimessi tutti i peccati” (Legenda maior III, 6: FF 1057). Egli volle rendere tutti partecipi di questa sua personale esperienza della misericordia di Dio e chiese ed ottenne l’indulgenza plenaria per coloro che, pentiti e confessati, fossero giunti pellegrini alla chiesetta per ricevere la remissione dei peccati e la sovrabbondanza della grazia divina (cfr Rm 5, 20).

4. A quanti, in autentico atteggiamento di penitenza e di riconciliazione, seguono le orme del Poverello di Assisi e accolgono l’indulgenza della Porziuncola con le interiori disposizioni richieste, auguro di sperimentare la gioia dell’incontro con Dio e la tenerezza del suo amore misericordioso. E’ questo lo “spirito di Assisi”, spirito di riconciliazione, di preghiera, di rispetto reciproco, che auspico di cuore costituisca per ciascuno stimolo alla comunione con Dio e con i fratelli. È il medesimo spirito che ha contraddistinto l’incontro di preghiera per la pace con i rappresentanti delle religioni del mondo, da me accolti nella Basilica di santa Maria degli Angeli il 27 ottobre 1986, evento del quale serbo un vivo e grato ricordo.

Con questi sentimenti, mi reco anch’io in spirituale pellegrinaggio all’odierna celebrazione dell’indulgenza della Porziuncola, che si svolge nella restaurata Basilica della Beata Vergine Maria, celeste Regina, nell’imminenza del Grande Giubileo dell’incarnazione di Cristo. Alla Madonna, figlia eletta del Padre, affido quanti in Assisi e in ogni altra parte del mondo vorranno oggi ricevere il “Perdono d’Assisi”, per fare del proprio cuore una dimora e una tenda per il Signore che viene.

A tutti la mia Benedizione.

Da Castel Gandolfo, 1° agosto 1999, ventunesimo di Pontificato.

(Fonte vaticanva QUI)

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Autore: Marcello Giuliano

Nato a Brescia nel 1957, vive a Romano di Lombardia (BG). Dopo aver conseguito il Baccelierato in Teologia nel 1984 presso il Pontificio Ateneo Antonianum di Roma e il Diploma di Educatore Professionale nel 2001, ha lavorato numerosi anni nel sociale. Insegnante di Religione Cattolica nella Scuola Primaria in Provincia e Diocesi di Bergamo, collabora ai cammini di discernimento per persone separate, divorziate, risposate ed è formatore per gli Insegnanti di religione Cattolica per conto della stessa Diocesi. Scrive sulle riviste online Libertà & Persona e Agorà Irc prevalentemente con articoli inerenti la lettura simbolica dell’arte ed il campo educativo. Per Mimep-Docete ha pubblicato Dalla vita alla fede, dalla fede alla vita. Camminando con le famiglie ferite (2017); In collaborazione con Padre Gianmarco Arrigoni, O.F.M.Conv., ha curato il libro Mio Signore e mio Dio! (Gv 20, 28). La forza del dolore salvifico. Percorsi nella Santità e nell’arte, (2020). Di prossima uscita Gesù è veramente risorto?

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