Domenica sera 23 Aprile, a Bassano, alle ore 23:00.
Ho appena terminato la mia presentazione-Giotto per un centinaio di dodicenni di Monza guidati da tre giovani preti. Erano partiti all’alba, avevano passato l’intera giornata a visitare Verona, e dopo cena avevano seguito la mia videoproiezione con un’attenzione palpabile. Era ovvio che a quell’ora tutti corressero in camera. E invece due ragazzine sono venute lì da me e dai tre preti ed hanno detto cose di una bellezza e di una profondità da brivido. Appena le due sono uscite dal salone, noi quattro ci siamo
guardati a lungo in silenzio, poi il giovane prete ha detto: “Ecco l’umano. Un dialogo così, una risposta così non potrà mai accadere con ChatGPT”.
Questa mattina apprendo da Fabrizio Foschi che,
“interrogata su quale possa essere il ‘credo’ di una religione adeguata ai nostri tempi, ChatGPT ha risposto fornendo una serie preoccupante di coordinate che sembrano descrivere, piuttosto che un possibile futuro scenario, il panorama della riduzione contemporanea della domanda religiosa, propria di ogni uomo, ad una sorta di pensiero dominante, tipico di una tribù di robot. […] Per quanto poi riguarda l’inserimento di Dio nel possibile catalogo delle opzioni, ChatGPT avrebbe risposto che tale concetto non è fondamentale, perché l’idea di Dio è del tutto soggettiva e poco in linea con le attuali conoscenze scientifiche”.
Ecco: macché “Dio tutto in tutto”, piuttosto un “dio minore”, sparpagliato un po’ qua e là.
Sempre oggi (e sempre sul Sussidiario) l’editoriale di Maurizio Vitali alla vigilia del 25 aprile s’intitola: “Resistenza a che cosa?”. Eccone uno stralcio:
“bisogna avere le fette di salame sugli occhi per non vedere che un establishment economico-tecnologico-culturale è in grado, esso sì, di limitare in maniera morbida ma assi più invasiva dell’olio di ricino la nostra libertà: creando e manipolando desideri, preselezionando il campo delle informazioni, orientando linguaggi e comportamenti al politically correct, cioè ai valori che il potere stesso conclama, per esempio dando fiato alle trombe dei cosiddetti nuovi diritti individuali e fuorviando l’attenzione dalle ingiustizie sociali”.
Che grande grazia adesso per me ripartire per incontrare tra oggi e domani un altro centinaio di adolescenti milanesi, con la coda dell’occhio sulle due ragazzine di Monza! Mentre vengono avanti tempi inquietanti, tocco ogni giorno con mano l’irriducibilità dell’umano nell’uomo.
Etimologicamente ADOLESCENTE è “colui che si sta alimentando” e ADULTO è colui che essendosi alimentato è pieno di questo struggimento: donare il buon cibo, quello che sazia, quello che soddisfa. Nessuna gigantesca ChatGPT può competere con piccoli grandi uomini così.