La violenza della Comune di Parigi non fermò il fiume di santità in Francia

23 Aprile 2023 – Fonte Vatican News

La COMUNE di Parigi: ne abbiamo un vago ricordo come di un evento rivoluzionario, presentato con colori positivi da manuali scolastici ideologicamente orientati. Ma quanto sangue innocente fu versato, quanta “violenta follia dei rivoluzionari”, come l’ha chiamata ieri il card. Semeraro beatificando cinque martiri!

Domenica 23 Aprile c. a., papa Francesco, nel dopo “Regina Coeli” li ha ricordati così:

«Ieri, a Parigi, sono stati beatificati Enrico Planchat, sacerdote della Congregazione di San Vincenzo de Paoli, Ladislao Radigue e tre compagni sacerdoti della Congregazione dei Sacri Cuori di Gesù e Maria. Pastori animati da zelo apostolico, sono accomunati nella testimonianza della fede fino al martirio, che subirono a Parigi nel 1871, durante la cosiddetta “Comune” parigina».

Nel sito del Vaticano, il mio amico Paolo Ondarza ha sintetizzato i fatti avvenuti nel contesto della “cosiddetta” Comune di Parigi e la celebrazione di Sabato 22 Aprile a Parigi officiata dal Card. Semeraro. Ecco qualche stralcio:

«Il martirio di questi cinque sacerdoti si compie il 28 maggio 1871. Siamo nel pieno della ‘Semmaine sanglante’, al culmine della violenta e sanguinosa battaglia che travolse le vie di Parigi durante la Comune, ovvero lo stato autonomo indipendente, ispirato agli ideali socialisti libertari […]

Oltre ad istanze socio-politiche, la Comune presentò evidenti risvolti antireligiosi: la religione cristiana era infatti vista come un ostacolo da eliminare per conseguire il superamento dell’Ancien regime. Ne seguirono sistematici saccheggi di luoghi di culto e un deliberato e feroce accanimento contro i religiosi. Nella Casa Madre della Congregazione dei Sacri Cuori di Gesù e Maria furono profanati le Specie Eucaristiche e gli oggetti sacri. L’odium fidei fu la motivazione prevalente che portò la folla inferocita ad uccidere brutalmente i cinque sacerdoti martiri sui cui cadaveri, dileggiati dopo la morte, furono inferte ferite provocate da colpi di fucile e armi da taglio. I cinque sacerdoti inoltre erano consapevoli dei rischi che correvano: pur avendo avuto la possibilità di fuggire da Parigi, preferirono restare ad assolvere il loro servizio ministeriale, e durante la carcerazione continuarono a pregare e confessare i prigionieri. […]

Ha concluso il card Semeraro:

«Le vicende nelle quali furono coinvolti e divennero vittime (ed evidentemente non loro soltanto, ma tante altre decine di persone, massacrate dalla violenta follia dei rivoluzionari) formano una storia intricata e complessa dove si rimescolano istanze di vario genere, si sovrappongono condizioni antiche e nuove, ideologie sociali e sentimenti irreligiosi, appelli di verità ma anche fiumi di menzogna al punto da formare una miscela che avvelena l’uomo»

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