È accertato dalle scienze psicologiche, nonché dalla psicopatologia, che molti problemi di personalità e disagi psicologici hanno a che fare con la sfera relazionale. Quest’ultima è il veicolo, dal punto di vista delle scienze psicologiche, dell’affettività.
Affettività
Con affettività si indica l’insieme dei sentimenti e delle emozioni di un individuo lungo uno spettro che va da negativo (frustrazione, rabbia, tristezza, solitudine ecc.) a positivo (gioia, soddisfazione, serenità, contentezza, ecc..) e per i clinici della psicologia essa è uno dei fattori più importante nella vita di ognuno. Purtroppo, oggi dobbiamo confermare una cruda realtà, della patologia relazionale quando l’amico diventa nemico (vedi casi di bullismo ed altro); il vicino diventa l’estraneo da (vedi casi di esterofobia); il partner diventa la propria ossessione (casi di stalking); genitori e figli che non si comprendono (gap generazionali); facili rotture sentimentali (separazioni e divorzi) ecc…
Eppure, proprio sull’importanza della relazione si esprime il comandamento per eccellenza di Gesù:
“amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato” (Gv 15,9) o ancora “ama il prossimo tuo come te stesso” (Mt 22).
È chiaro che l’amare inteso da Gesù si configura come un dinamismo relazionale intessuto da affettività in un movimento tra “l’io, me e gli altri (prossimo)”. Attenzione, Gesù ha suggerito un dinamismo intrapersonale e interpersonale che, a mio modo di vedere, è possibile solo nella misura di un alto grado di maturità come evidenziata dallo psicoanalista e filosofo umanista Erich Fromm quando accenna all’amore maturo e immaturo:
L’amore infantile segue il principio “Amo perché sono amato”. L’amore maturo segue il principio “Sono amato perché amo”. L’amore immaturo dice “Ti amo perché ho bisogno di te”. L’amore maturo dice “Ho bisogno di te perché ti amo” (Eric Fromm L’arte di Amare).
Va da se che, se la persona immatura non ha raggiunto un livello affettivo equilibrato difficilmente riuscirà a stringere relazioni mature. Si specifica che una relazione matura la si nota nella percezione di entrambi i membri della relazione di un certo grado di benessere derivante dal senso di sicurezza che si vive stando accanto all’altro. Da diversi anni, invece, vari documenti e dossier di cronaca denunciano atti di abusi sessuali di vario genere che rivelano, con chiarezza, la patologia della vita affettiva/relazionale. Dietro una sessualità malata si nasconde un’affettività ferita, problematica, patologica. Dietro le tante relazioni extraconiugali si maschera un’affettività appiattita. Dietro un atteggiamento genitoriale critico e svalutante si nasconde un’incapacità relazionale.
L’esperienza dell’amore autentico è liberante produce gioia, perché
«vi è più gioia nel donare che nel ricevere» (At 20,35);
all’opposto della sana dimensione affettiva è l’odio, che fa dell’egoismo il suo alleato che invade, controlla e soffoca la relazione.
Quando siamo incapaci di amare
L’ aspetto inquietante di ogni immatura relazione è la ferita degli affetti, chi è stato ferito in essi vive di conseguenza una incapacità di amare, di provare empatia, di preoccuparsi dei sentimenti dell’altro. Vissuti che contrastano con l’antropologia cristiana che vede nell’altro, il prossimo il senso dell’amare. La maturità relazionale non può, pertanto, prescindere dal prossimo; non è isolandosi o contrapponendosi agli altri che si gode il benessere ma in uno scambio reciproco di doni.
In ambito cristiano si esige che la vita si realizzi esclusivamente nella ricerca della realizzazione di sé che, attenzione, non significa guardare solo a se stessi ma contempla la dedizione agli altri. Lo scopo ultimo del cristiano non si esaurisce nell’innalzamento del proprio Io egoista, ma nella frase «ama il prossimo tuo come te stesso» (Gv 13,34).
Ma chi è l’uomo?
L’uomo, secondo la Bibbia, e secondo le più acclarate scuole di psicologia, è un essere relazionale poiché la vita ha origine dalla relazione di due individui. Dio Disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi, … (Gn 1,27 -28). La benedizione di Dio è alla relazione affettiva che trova espressione nella famiglia come luogo di educazione alla cura e all’amore, ed è perciò che il profeta afferma:
Non desiderare molti figli buoni a nulla, non rallegrarti dei figli che sono empi. Siano pur molti, non gioire se sono privi del timore del Signore. … poiché è preferibile uno a mille e morire senza figli che averne di empi. (Sir 16,1-3).
Quanto sopra suppone che la famiglia sia soprattutto centro educativo per la vita di relazione ed affettiva per una sana vita di benessere.
Bibliografia di riferimento
Erich Fromm, L’arte di amare, ed Mondadori, 1997
Zygmunt Bauman, Amore liquido. Sulla fragilità dei legami affettivi, Editore: Laterza 2006
Pasquale Riccardi, La dimensione amorosa tra intimità e spiritualità, ed. D’Ettoris 2020