Sua Santità Papa Benedetto XVI è solo con Dio solo!

Papa Benedetto XVI – foto dalla pagina Facebook di Mons. Giovanni D’Ercole https://www.facebook.com/dongiovanni.dercole
 

Questa fotografia, di un Papa che sembrerebbe solo, unicamente perché si è ritirato nel Monastero Matris Domini, o perché chi mai gli fu sincero amico viene allo scoperto, ha fatto velocemente il giro della rete e di giornali.

Benedetto XVI solo sul Monte, come Mosè e come Gesù, orante. Questo è Papa Benedetto XVI, sempre vigile sulla sua Chiesa come un Profeta, come una Sentinella del mattino (Is 21, 6; 8; 11-12).

La Voce, forse per prima levatasi a Sua difesa, è stata quella di Mons. Giovanni d’Ercole dalla propria pagina facebook, dalla quale pubblichiamo le accorate parole.

Mons. Giovanni d’Ercole
https://www.facebook.com/dongiovanni.dercole

“Lo hanno lasciato solo. Solo a soffrire ed a combattere contro nemici che prima si professavano amici e che ora lo accusano di cose infamanti.

Lo hanno lasciato solo. Solo come lo lasciarono anni fa quando, da Pontefice regnante fu colui che per primo dette una sferzata contro i casi di pedofilia nella chiesa.
Suo è il protocollo, sua la commissione, suoi gli uomini che la compongono.

Lo hanno lasciato solo.

Solo come Gesù nel Getsemani prima di essere consegnato ai giudei che lo volevano mettere a morte, a portare la croce di chi ha fatto tanto per la Chiesa e per le anime anteponendo sempre e solo Gesù, non il mondo perché non apparteniamo a questo mondo.

Lo hanno lasciato solo.

Lui, il gigante della Fede, il Teologo e Filosofo maggiore del ‘900, il Papa guardiano della Fede e della dottrina.
Lui, Benedetto XVI, ha già il posto pronto in Paradiso resta ancora qui, ad insegnarci come portare la croce. A farci capire che solo Dio salva. Non il mondo.”

Su ilsussidiario.net (QUI), la giornalista Signora Monica Mondo così si è espressa il 26 Gennaio c.a. Proponiamo l’articolo, interamente leggibile al link appena sopra riportato.

«Nell’angolo. Come un cencio. L’ombra di accuse imbarazzanti, perfino infami. Sarcasticamente irriso, o alla meglio dimenticato. Così, a 95 anni, pare il destino di un gigante del pensiero del XX e XXI secolo, Joseph Ratzinger. La bomba aveva una miccia accesa da anni, e covava infida pronta ad esplodere al momento opportuno. Quale? La vita di Benedetto XVI si protrae troppo a lungo. E poiché non è demente, parla e scrive, incontra, e fa trapelare quel che pensa, basta, bisogna zittirlo, finalmente, perché la Chiesa deve liberarsi delle sue interpretazioni dottrinali e della sua netta e limpida fedeltà al magistero. Anziché interrogarsi sulla crisi della fede, che determina la sua decadenza nel sentire dei cristiani, fino alla decadenza morale che è all’origine degli abusi, si cerca di cambiare la morale, come se questa non dipendesse dalla condizione ambientale, storica, culturale, e non fosse spinta a mutare allo spirar dei venti. Non in nome della verità e della giustizia, ma dell’interesse e ultimamente del potere. È ancora una questione di potere, all’origine della divisione tra progressisti e conservatori, tra ratzingeriani e fautori di un corso nuovo, che spesso tira per la tonaca bianca anche papa Francesco. Si è visto col sinodo sull’Amazzonia, travisato a bella posta per parlare non di popoli e ambiente, ma superare il celibato ecclesiastico. E con le mosse palesi dei vescovi tedeschi, che da sempre odiano Ratzinger, come lui stesso ha detto candidamente nel libro intervista a Peter Seewald. Ancora e sempre la Germania: credono che la Chiesa si liberi dalle sue colpe annullandosi. Che la loro idea di sinodalità, l’abbandono del celibato dei sacerdoti, le donne diacono e poi sacerdote, la benedizione e il matrimonio delle coppie omosessuali la renda più appetibile. Scivolano accorgendosene verso il protestantesimo, come se le chiese protestanti se la passassero bene e non vivessero ben peggio della Chiesa cattolica una crisi di fede. Basta fare i conti dei soldi che ricevono, sempre meno. Credono, e questo è stupido o perfido, che il tema degli abusi sessuali da parte del clero possa risolversi permettendo ai chierici di sposarsi. Ho orrore all’idea di un sacerdote che nasconda le sue pulsioni maniacali e orrende dietro una moglie, una famiglia. Sanno che Ratzinger finora ha opposto la resistenza del pensiero, con papa Francesco in perfetta sintonia. Credono che mettendo ko Benedetto possano mettere in scacco anche papa Francesco, e se non bastasse l’avvertimento, ci sarà qualche indagine apparentemente autonoma pronta ad arrivare dall’Argentina, prima che poi. Tuttavia, trincerarsi a difesa senza dichiarare apertamente il male è un peccato, nel doppio senso di colpa e di opportunità perduta. (…) Sarà dura, saremo in pochi, e maltrattati, è già accaduto, accade. Abbiamo già visto anche le trame di chi usa le ferite della Chiesa per cancellare la Chiesa».

Scrive la giornalista Monica Mondo Ho orrore all’idea di un sacerdote che nasconda le sue pulsioni maniacali e orrende dietro una moglie, una famiglia.

È vero. Chi auspica il matrimonio per i sacerdoti è miope o cieco, poiché non dovrebbe dimenticare che la quasi totalità degli abusi su minori si consuma all’interno delle famiglie e non certo tra il clero. E, ovviamente, sembra completamente all’oscuro del grande significato del celibato sacerdotale.

Si potrebbe dire che la Chiesa si sia trincerata, senza dichiarare apertamente il male e che ciò è un peccato. Che ci sono state troppe coperture di violazioni di minori nella Chiesa, coperture avallate dalle curie, dall’omertà, da una mentalità distorta sul rispetto dell’autorità e su una visione malata della sessualità e che nella Chiesa vi sia una visione sbagliata del peccato, che per troppo tempo avrebbe in essa albergato, attenta solo al sesto comandamento.

Su questo aspetto c’è del vero, ma occorrono opportuni distinguo. Essi possono garantire sia la comprensione del fenomeno tra il clero che la stessa cura del fenomeno sia nella Chiesa che nella società. Altrimenti ci ridurremmo alla caccia ai colpevoli sostenuta solo dal desiderio di accusare la Chiesa con finalità diverse da quelle dichiarate.

Un conto l’omertà e la mentalità distorta che ha potuto albergare nel cuore di taluni pastori (mi pare che essa alberghi, benché di segno opposto, in molti altri cuori). Circa la visione sbagliata del sesso occorre capire a cosa ci si riferisca. Un conto possono essere stati insegnamenti poco accorti di taluni Direttori Spirituali di seminari, ma non si può negare che i trattati di morale, e non meno quelli di ascetica, come molti preparati confessori, mentre mettevano in guardia da tre peccati mortali, quali l’impudicizia, la lussuria e la gola, dall’altro, avvisavano di non cedere alla tentazione dello scrupolo che poteva proprio indurre a quella mentalità nevrotica e distorta.

Il tema richiederebbe tempo, ma andrebbe recuperato seriamente proprio nella formazione seminaristica, come dei giovani laici, nel saper distinguere tra la bellezza della sessualità orientata secondo Dio e la lussuria, schiava dell’egoismo. Proprio nella lussuria, nella dissipazione, nell’ignoranza della vita spirituale, alberga quella solitudine negativa che può indurre a comportamenti sessualmente scorretti di varia natura e perfino alla pedofilia.

È pur vero che oggi, anche nel clero, è più diffusa la non conoscenza dei temi ascetici che la sua adeguata conoscenza. La licenziosità dei costumi, molte volte in buona fede, ha invaso perfino la Chiesa. È necessario non cedere più a questa tentazione che viene dal Demonio.

Circa il tacere, da parte di Pastori, occorre distinguere due tempi: quando il fenomeno sembrava raro e contenibile e, dopo, quando iniziò a dilagare con evidente scandalo in senso biblico e non mondano. Gesù parla con severità dello scandalo causato ai piccoli, agli indifesi. I Pastori avrebbero certo dovuto accorgersi del momento in cui il segno era stato passato. Non fu così! Ma la Chiesa sempre più intervenne, e questa è storia, e il Card. Ratzinger, con San Giovanni Paolo II, e poi come Benedetto XVI, intervenne in modo risoluto.

Tuttavia, nonostante la Chiesa proceda sulla via della intransigenza, sembra non esservi soluzione alla tragedia della pedofilia, al suo interno e nella società. Perché? Proprio perché manca una chiara motivazione morale e di fede che hanno ceduto il posto al pansessualismo e alla ignoranza della formazione ascetico-spirituale. Tale motivazione implica la scelta del Regno di Dio e la rinuncia al peccato. Senza di ciò, nessuna norma o Tribunale ecclesiastico e civile risolveranno alcun problema in materia. La soluzione, in ogni modo, non sarà mai totale, perché l’uomo, creato da Dio buono, caduto per il peccato d’origine, benché richiamato da Dio nel Battesimo ad essere nuova creatura, è sempre sottoposto alla sua fragilità e alla tentazione. Spesso non sa dire No!, Spesso non sa dire Vade retro Satana! E l’uomo, divenuto figlio di Dio, deve imparare a dire Vade retro, Satana! Occorre una seria riflessione sul misterium iniquitatis.

Se, inizialmente, i Pastori tendevano a tenere riservate queste questioni, lo fecero proprio per evitare di scandalizzare i piccoli, i fedeli, però, poi, non si resero conto in tempo che oltre il limite la piaga era insanabile e la riservatezza, anziché garantire i piccoli, maggiormente li offendeva, rischiando di apparire complicità.

Diversa la situazione di pastori che coprirono perché essi stessi vivevano nel peccato. Insomma, la questione e molto complicata, ricca di delicate sfumature, come la virtù della purezza e l’innocenza dei piccoli.

Solo una formazione profondamente biblica e spirituale, che coinvolga il cambiamento della persona, all’orazione, ma nel dominio di sé e della volontà, secondo l’esempio dei santi (conoscere e apprendere dalle agiografie dei santi…), che in ciò seppero indicare con il sacrifico di sé la via di una serena purezza per amore di Dio e del prossimo (contro molta psicologia in tale materia alquanto digiuna eppur loquace), potrà modificare la mentalità e i costumi.

Non si dimentichi che la pedofilia non è l’unico disordine morale sessuale a colpire la Chiesa o il mondo. Altri gravi disordini morali vediamo nella vita sessuale delle persone, disordini che, certo, non preparano ad evitare poi la pedofilia. Non si tralasci poi di ricordare che sia nell’antichità che nella cultura anche recente la pedofilia non fu e non è scoraggiata bensì auspicata.

Occorrerebbe approfondire tutti questi aspetti perché, come in molti altri casi, ne va della Chiesa, della sua missione soprannaturale. E concludo con le parole della giornalista Monica Mondo:

(…) Dio, (…) ha promesso che le porte degli Inferi non prevarranno. Sarà dura, saremo in pochi, e maltrattati, è già accaduto, accade. Abbiamo già visto anche le trame di chi usa le ferite della Chiesa per cancellare la Chiesa».

Se ci ricorderemo che quella fanciulla di Nazaret non fu una semplice fanciulla, ma che è l’Immacolata, la tutta pura, regina dei cuori fedeli a Cristo, forse troveremo la chiave per affrontare il peccato e seguire il Bene, sia nella Chiesa che fuori della Chiesa.

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Autore: Marcello Giuliano

Nato a Brescia nel 1957, vive a Romano di Lombardia (BG). Dopo aver conseguito il Baccelierato in Teologia nel 1984 presso il Pontificio Ateneo Antonianum di Roma e il Diploma di Educatore Professionale nel 2001, ha lavorato numerosi anni nel sociale. Insegnante di Religione Cattolica nella Scuola Primaria in Provincia e Diocesi di Bergamo, collabora ai cammini di discernimento per persone separate, divorziate, risposate ed è formatore per gli Insegnanti di religione Cattolica per conto della stessa Diocesi. Scrive sulle riviste online Libertà & Persona e Agorà Irc prevalentemente con articoli inerenti la lettura simbolica dell’arte ed il campo educativo. Per Mimep-Docete ha pubblicato Dalla vita alla fede, dalla fede alla vita. Camminando con le famiglie ferite (2017); In collaborazione con Padre Gianmarco Arrigoni, O.F.M.Conv., ha curato il libro Mio Signore e mio Dio! (Gv 20, 28). La forza del dolore salvifico. Percorsi nella Santità e nell’arte, (2020). Di prossima uscita Gesù è veramente risorto?

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