Mentre, dopo mesi di fatica, legati a quella che fu definita emergenza pandemica, tutti fummo messi alla prova nel lavoro, negli affetti, nei compiti educativi, la società è stata indotta a concentrare la propria attenzione solo sulla pandemia, tentando di persuadere che il bene della
salute, bene certo indisponibile, fosse “Il Bene”. Ma il mondo è andato avanti. Dalle manovre Nato nel Mediterraneo, alla guerra in Siria, alle velleità egemoniche di Erdoğan e alla Libia, ai morti per fame, come per mancate cure. E mentre ci eravamo distratti, abbiamo scambiato veri abusi di potere per scelte di tutela della persona, del cittadino, e leggi inique, proposte al Parlamento, -a lungo messo a tacere a norma di Costituzione-, giungevano ad ipotizzare premesse giuridiche prossime alla configurazione del reato d’opinione.
Ma c’è chi ha parlato, come la CEI, e chi ha agito, come diversi sacerdoti e molti laici. Le televisioni e la stampa hanno taciuto, o minimizzato, la rilevanza morale e di verità di dette premesse giuridiche.
Ascoltiamo due passaggi di due omelie di Don Lillo D’Ugo, che non ha taciuto.
Andata …
… e ritorno
Questo breve articolo, che trasmette la forza di una persona coraggiosa, sia utile spunto di riflessione, che attende al varco ogni cittadino e, specialmente, genitori, insegnanti, educatori, politici, ogni uomo di buona volontà, che voglia educare, specialmente all’interno di istituzioni a ciò preposte, come, in particolare, la scuola.