
Da quando conobbi il Professore, ormai diversi anni fa ad uno dei nostri convegni di fine Agosto per insegnanti di Religione di Bergamo, non smisi più di seguirlo, affascinato dalla sua passione per i Grandi; dai più noti ai più umili, ma grandi nel loro de-siderio (come ama scrivere), alla ricerca del significato perduto delle parole. Dunque, sempre cercando le stelle (de- sidera).

Da allora, ai diversi corsi di formazione che ho tenuto alle maestre e agli specialisti di Religione Cattolica non manco di ricordare che la lettura, -se volessimo anche quotidiana-, dei “post” del Professore è una variante di quelle “navigazioni” sulla “rete”, che fa la differenza.
Il Professore, o meglio, il Maestro (Filippetti preferisce questa parola per la sua etimologia, da magis, “colui che aiuta a diventare di più, a crescere”, ma non si fa mai chiamare Maestro!) da qualche anno utilizza questo agile mezzo per comunicare la sua gioia quotidiana dell’incontro con le pagine della Parola dipinta: nella fissità dell’arte bizantina, come nel dramma del pittore romantico, sempre in risalita verso quel cielo stellato, che lo incanta, si può dire, ormai da sempre e per sempre!
In attesa di quel bacio non umano, che, primo, nella storia dell’arte sacra, Giotto anticipò nell’incontro benedetto di Gioacchino ed Anna alla Porta d’Oro di Gerusalemme.

Così, voglio darvi un saggio dell’ultimissimo Diario di Bordo (dal 29 Ottobre all’ 1 Novembre) l’ultimo degli ininterrotti pellegrinaggi, che lo tengono in macchina ore e ore, mentre approfitta per rispondere a chi lo cerca per un saluto, o per confidargli una pena, o per parlare d’arte.
Mentre, passando da una chiesa, dove ha incontrato schiere di studenti, si reca ad una delle sue mostre itineranti, che percorrono l’Italia nel progetto di “alternanza scuola-lavoro”, i giovani che ha opportunamente preparato divengono guide di adulti e bambini nel ripercorrere l’incontro degli artisti e della Chiesa con la bellezza, mai fine a sé stessa. Essa, quando è tale, sempre è riflesso di quell’Eterno, di quel Cristo, che camminava sulle vie della Palestina, o di quel Saulo, abbacinato sulla via di Damasco, guarito dalla propria cecità.
Di questo Diario di Bordo, voglio citare la quarta ed ultima pagina, quella splendida San Gimignano, cittadina medioevale del XIII sec. a sud-ovest di Firenze.
Questa volta c’è anche Ornata, sua moglie, sempre partecipe da casa per diversi impegni, ma sempre vicina col cuore, col pensiero, con la domanda, con la preghiera. Lo sappiamo: Dietro a un grande uomo c’è sempre una grande donna.

Nel duomo di San Gimignano le storie dell’Antico Testamento si concludono con quella lunga narrazione della vicenda di Giobbe, con tutte le sventure che lo hanno stigmatizzato da quando il Mistero permette che lui e sua moglie, che facevano una vita da re, precipitino nell’abisso. Perché Dio permette il CROLLO di tutto – letteralmente di tutto – su di lui e sui figli?


Roberto Filippetti 1 novembre alle ore 12:52 · San Gimignano, Conclusione del DIARIO DI BORDO nel segno di GIOBBE (e di tutti i santi).

Lunedì 28, visitando con Ornata la turrita San Gimignano, abbiamo goduto del grande ciclo affrescato da Bartolo di Fredi, verso il 1367,e mi è tornata in mente la grande mostra su Giobbe del Meeting 2017.
Il problema del male e l’enigma della sofferenza innocente hanno sempre interrogato l’essere umano. Negli ultimi tre secoli, invece, questo problema è diventato domanda sulla bontà e l’esistenza stessa di Dio. Come mai un Dio buono può permettere questo?
Il libro biblico di Giobbe ripropone il problema della sofferenza in un modo molto efficace e attuale.
Giobbe venne progressivamente SVUOTATO di tutto (Kènosi, come quella del povero Cristo in croce nella parete opposta, lì a San Gimignano).

E lui GRIDO’ a Dio che l’aveva abbandonato, domandò perché. Ma Dio non rispose con un discorso (con una teodicea), ma gli mostrò una spettacolare realtà:
Quando ponevo le fondamenta della terra, tu dov’eri?
Dimmelo, se sei tanto intelligente!
Chi ha fissato le sue dimensioni, se lo sai,
o chi ha teso su di essa la corda per misurare?
Dove sono fissate le sue basi
o chi ha posto la sua pietra angolare,
mentre gioivano in coro le stelle del mattino
e acclamavano tutti i figli di Dio? (Gb 38,4-7)
Apparentemente, Dio rispose parlando d’altro, sviando il discorso, ma Giobbe capì e si sentì corretto dall’ intervento divino: «Io ti conoscevo solo per sentito dire, ma ora i miei occhi ti hanno veduto. Perciò mi ricredo e mi pento sopra polvere e cenere» (Gb 42,5-6).”

A San Gimignano l’Antico Testamento si apre con lo spettacolo della Creazione e si chiude con Giobbe che, guardando quella Bellezza, RI-CONOSCE (per un caso, a questo punto pare che si chiuda il sipario…).
Lui riconosce e noi, con la coda dell’occhio sul prospiciente Crocifisso, siamo ancor più RI-CONOSCENTI.
La riflessione su Giobbe di Ignacio Carbajosa – curatore della mostra del 2017 – merita di essere letta integralmente, mentre l’occhio è deliziato da Chagall. Non la perda in particolare chi sente pesare sul cuore un macigno che pare ingiusto, in-portabile, insopportabile.

L’ingiusta strage, sotto lo sguardo del Risorto in Gloria
Carbajosa, fra l’altro, introduce stupendamente il film The Tree of Life (2011), di Terrence Malick la cui sceneggiatura segue l’asserzione di Giobbe: https://it.clonline.org/…/giobbe-mette-dio-sul-banco-degli-…
Il Diario era iniziato il 29 ottobre, ricordando la presentazione di Raffaello nella sala di Nerviano. In più dotte tappe giungeva alla chiesetta di San Ponzio Vecchio, a Monticello d’Alba (CU), con quel Cristo trecentesco, che – con mani inchiodate a tre dita aperte e due accostate – ci benedice dalla croce,

con la Maddalena implorante, a Santa Vittoria d’Alba (CN) l’Oratorio della Confraternita di San Francesco, col ciclo di affreschi di fine ‘400, che narra i fatti della Passione di Cristo.

E tutto era cominciato con il Battesimo di penitenza del Cristo, nella gloria dell’Epifania del Padre, dello Spirito, che lo sospinse nel deserto: inizio del combattimento.

Quando venne a Lurano a parlare prima a sei quinte della Primaria e il giorno dopo alle tre sezioni della Media, con sulle spalle una notte quasi insonne e oltre quattrocento chilometri di strada, terminato di parlare scivolò come sulla sedia, guardando in alto. Sembrava sfinito.
–Come ti senti, gli chiesi. – Bene! So di aver fatto qualcosa di Bello!
E questa estate, dopo un’ora al telefono, mi disse: – Pensa: due uomini della nostra età, che si conoscono principalmente al telefono e per mail, stanno per un’ora al telefono, parlando della bellezza! La frase non richiedeva altri commenti. Che gioia!
E, allora, suggerisco a tutti: ricercate la Bellezza nella Parola, nel creato, nella liturgia, nelle persone, nelle opere di Carità, nell’arte e approfittate di questi “post” quasi quotidiani per percorrere insieme un tratto di strada!
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