L’anno liturgico di Guèranger

Cop Anno Liturgico Gueranger web

Esce in questi giorni, per i tipi di Fede & Cultura (http://www.fedecultura.com/p/vetrina_30.html#!/Lanno-liturgico-Volume-terzo/p/64352197/category=18198140) , un classico della liturgia e della spiritualità. Ne riportiamo due passaggi:

Santità della domenica

Ma non era sufficiente celebrare il giorno solenne che ha visto Cristo, nostra Luce, sfuggire all’ombra del sepolcro; un altro anniversario reclamava pure il nostro culto riconoscente. Il Verbo incarnato è risuscitato il primo giorno della settimana, lo stesso giorno in cui, Verbo increato del Padre, aveva cominciato l’opera della creazione, sprigionando la luce dal seno del caos, separandola dalle tenebre e dando così inizio al giorno dei giorni. Nella Pasqua, dunque, il nostro divino risuscitato consacra la domenica una seconda volta e da allora il sabato cessa di essere il giorno sacro della settimana. La nostra risurrezione, compiutasi in Nostro Signore Gesù Cristo una domenica, completa la gloria del giorno iniziale; il precetto divino del sabato soccomberà insieme con tutta la legge mosaica; e gli apostoli d’ora in avanti ordineranno ai fedeli di santificare il primo giorno della settimana, nel quale la gloria della creazione si unisce a quella della divina rigenerazione.

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discesa

La cresima

Il primo di questi due sacramenti è la Cresima, per l’istituzione della quale innalzeremo oggi il nostro ringraziamento; il secondo è l’Ordine, del quale contempleremo la dignità tra qualche giorno: l’una e l’altro formano l’appannaggio glorioso del carattere episcopale, che racchiude per noi la sorgente dei doni conferiti agli apostoli per la santificazione dell’uomo.

Il sacramento della Cresima è talmente importante per i fedeli che non si possono considerare quali perfetti cristiani finché non ne siano stati segnati. Senza dubbio, per virtù del Battesimo, essi godono delle prerogative dei figli di Dio, membri di Gesù Cristo, figli della Chiesa; ma il cristiano è un uomo che deve lottare; dovrà confessare la sua fede, a volte davanti a tiranni, fino a dare il suo sangue; a volte in presenza del mondo, le cui massime, seducenti o imperiose, cercheranno di trascinarlo nella defezione; a volte contro i demoni, la cui ostilità è così terribile per i servitori di Cristo. Il suggello dello Spirito Santo, impresso nella sua anima, gli conferisce un grado di forza che il Battesimo non gli portò: da cittadino della Chiesa che esso era, la Cresima lo fa divenire il cavaliere di Dio e del suo Cristo. Noi possiamo combattere, è vero, e vincere col solo scudo del Battesimo; Dio ci ha assicurato tale potere, perché sa che il Sacramento che perfeziona il cristiano non è sempre alla nostra portata; ma guai all’imprudente che trascuri l’occasione di ottenere il complemento del suo Battesimo! Noi abbiamo visto, il Sabato santo, con quale premura, quando amministrava in quel giorno il Sacramento della rigenerazione, il Vescovo completava la sua opera dando lo Spirito Santo a tutti quelli che, poco prima, erano tornati a nascere nel Figlio, ricevendone l’adozione del Padre.

È infatti al Pontefice che appartiene il diritto di dire a noi tutti neofiti: «Ricevete lo Spirito Santo». La dignità di questo divino Spirito non può esigere nulla di meno, e se, qualche volta, per cause di necessità, un Sacerdote è chiamato dal Vicario di Cristo ad amministrare questo sacramento, non può compierlo in maniera valida che alla condizione di usare il Crisma consacrato dal Vescovo; di modo che il potere del Pontefice vi appare sempre in prima linea.

Quale sublime momento è quello in cui lo Spirito di forza, che confermò gli apostoli stessi, discende sui neofiti in ginocchio intorno al Vescovo! Le braccia del Pontefice sono stese sopra di essi; egli riversa sopra le loro anime quello Spirito che lui stesso ricevette per comunicarglielo; e, affinché nulla manchi alla solennità di quel dono che sta per fare, ricorda la profezia di Isaia che annunzia la discesa dello Spirito sul virgulto di Jesse, che eleva il suo stelo dalle acque del Giordano. «O Dio – egli dice – che hai già rigenerato i tuoi servi nell’acqua e nello Spirito Santo (…), invia adesso dal Cielo sopra di loro questo Spirito dai sette doni: Spirito di Sapienza e di intelletto, Spirito di Consiglio e di Fortezza, Spirito di Scienza e di Pietà; riempili dello Spirito del tuo Timore e segnali in quest’ora del suggello della Croce di Cristo»1.

Allora appare il sacro Crisma di cui noi, il giovedì santo, abbiamo celebrato la magnificenza. È questo il sacramento del Crisma, per usare il linguaggio antico, in cui risiede la virtù dello Spirito Santo. Il Pontefice segna in fronte ciascuno dei neofiti e lo Spirito Santo, nello stesso momento, imprime nelle anime loro il suggello della perfezione cristiana. Eccoli confermati per sempre. Ascoltino, dunque, la voce del sacramento che si è incorporato in loro; e nessuna prova, nessun pericolo saranno al di sopra del loro coraggio. L’olio col quale è stata tracciata la croce sulla fronte ha loro comunicato quella stessa durezza di diamante che ricevette la fronte del Profeta, e che sfidava tutti i dardi dei suoi avversari2.

Infatti per il cristiano la forza è la salvezza; poiché la vita dell’uomo è un combattimento3. Gloria sia, dunque, a Gesù risorto, che prevedendo gli assalti che avremmo dovuto sostenere, non ha voluto che noi fossimo inferiori nella lotta e ci ha dato, nel sacramento della Cresima, questo Spirito che procede da Lui e dal Padre, affinché fosse la nostra invincibile forza!

Ringraziamolo oggi di aver completato così in noi la grazia battesimale. Il Padre, che si è degnato di adottarci, ha dato per noi il proprio Figliolo; il Figlio ci dà allo Spirito, affinché abiti in noi. Quale creatura è dunque l’uomo, divenuto così l’oggetto della compiacenza della Trinità! E, nondimeno, quest’uomo è peccatore, infedele; troppo spesso sono invano dispensati sopra di lui tanti meravigliosi aiuti! Rendiamo omaggio alla divina bontà, mantenendoci uniti alla santa Chiesa; celebriamo, insieme con lei, con tutta l’effusione del nostro cuore, i misteri di misericordia che l’Anno liturgico, di volta in volta, riconduce sotto i nostri occhi.

 

 

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Autore: Libertà e Persona

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