LA TRACCIA: VERSO LA PAROLA, LA LUCE, LA CREAZIONE, IL CAMBIAMENTO, LA FESTA. Una scuola come tante e, da tante, diversa

AdsumDa quattro anni partecipo alla festa di dieci giorni, organizzata per volontà degli alunni, dei loro insegnanti e dei genitori, dalla scuola La Traccia a Calcinate (BG),.

La Traccia è la Scuola che, insieme a mia moglie, quattro anni fa, scelsi per i miei figli. Una scuola non di genȋ, ma di ragazzi invitati a dare, ciascuno, secondo le proprie possibilità, il meglio di loro stessi.

A fine anno scolastico, le attività curiculari si fermano per preparare, tutti insieme, la Festa , che coinvolge

una quantità di persone.

Fervono le attività per allestire i tendoni, che ospiteranno l’enorme sala da pranzo, le cucine, gli incontri culturali, la mostra dei lavori delle classi (Primaria, Secondaria di Primo e Secondo Grado, con tre Licei – Scientifico, Linguistico, Artistico – e quasi mille alunni). Chi può si rende disponibile, anche offrendo parte delle proprie vacanze – come accade in queste realtà di partecipazione, dove il contributo personale è tutto.

Queste poche fotografie, tra le molte che ho scattato, cercano di dire il cuore della festa: trattenere parole, immagini, in memoria di momenti e persone che porterò nel cuore.

Anche il taglio dato ai padiglioni culturali non è di pura erudizione od ostentazione di un prodotto, ma ricerca e proposta del sapere. Rivela la ricchezza e la bellezza dell’umanità creata.

Tante classi … tanti “stands”. Come posso presentarli tutti in poco spazio e come farlo senza tralasciarne qualcuno e non fargli  torto? Così ne ho scelto alcuni, non perché più belli, ma perché, tra una portata e l’altra, -il mio spazio preferito è il servizio ai tavoli-, mi han dato la possibilità di cogliere il cuore della festa di quest’anno.

 

La Parola

 

 

Questa storia, offerta dalla Scuola Primaria, è dedicata al Paese dei silenzi. Essa racconta la bellezza della parola, riscoperta grazie ad Osvaldo, che, salvando un uccellino, ha ridato al paese, dove tutti tacevano, la gioia di cantare insieme a lui. Sarà, forse, una metafora per dire che il canto innocente di un uccellino ferito, -come tante volte possono essere i nostri ragazzi-, può fare il miracolo, può fare la differenza?

 

 

La Creazione

 Il Segreto di Michelangelo – leggete la didascalia degli studenti-. Un uomo, che non si è fermato davanti alle difficoltà. Furono Tante. Rischiò anche di perdere la vista, perché, per affrescare la grande volta, per ore e giorni, dovette lavorare disteso sulle impalcature con la tempera, che gli cadeva negli occhi. Ma non voleva farsi aiutare, così da compiere l’opera nella sua interezza, come egli solo l’aveva saputa concepire.

 

 

Che dire, poi, di Ippocrate. Curò molte persone, spesso non riuscendo a salvarle. Ma dall’incontro con loro imparò qualcosa, scrivendo di ogni malato la storia. Il suo maggior contributo fu aver messo a disposizione della medicina  le risorse della scienza, ma anche, di aver posto al centro della medicina l’uomo e non la malattia, il caso.

 

La luce

Alcuni ragazzi, della Secondaria di primo grado, hanno lavorato sulla luce, riproducendo vetrate

 

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e aprendosi all’esperienza della bellezza conosciuta attraverso la Parola, che illumina ogni uomo.

 

 Il cambiamento

 

 

L’originale idea della Classe 3 del Liceo Scientifico: far parlare Boccaccio attraverso sprazzi del Decameron, confrontati con fotografie di situazioni di odierna sofferenza.

Nelle numerose storie di donne della vita di questo artista la parola profetica aiuta a leggere le situazioni del dramma umano di sempre. A questo cambiamento fu indotto da una vita più spirituale, che intraprese con generosità, a ciò richiamato da un monaco certosino e dall’influsso dell’amico Petrarca, esso stesso più volte tentato di farsi eremita certosino, come il proprio fratello.

 

 

La novella di Griselda è l’ultima novella del Decameron: la centesima. Essa è collocata al termine del Decameron, cioè, secondo l’arte della retorica, in posizione rilevante, come notò il primo interprete d’eccezione del capolavoro boccacciano,  Petrarca, che insegna come al termine di un’opera «le norme retoriche impongono di collocare le cose migliori» (Senile XVII, 3).

Griselda, diversamente dagli altri personaggi, rappresenta un insieme di virtù che Boccaccio desidera conservare per la rinascita di una nuova umanità, dopo la terribile catastrofe della peste: la fermezza, la costanza, la magnanimità, unite alla grazia e alla mitezza femminili. Contro i malvagi, (quale il dispotico Gualtieri), Griselda propone una visione del tutto opposta, che rende i due mondi Uno. Un spirito divino può nascere in una povera casa e, invece, nelle case reali «a volte nascono uomini più degni di guardar porci che d’avere sopra uomini signoria». Le situazioni umane proposte dalle novelle vengono confrontate con altre contemporanee, come il terremoto de L’Aquila, o la sciagura, mai finita, dei profughi sulle bagnarole della speranza e della morte. Ci si chiede come  oggi gli uomini rispondano  e si comportino davanti all’umiliazione di altri.

 

 

 

E qui, ho conosciuto Pamela. Quante volte in quei giorni aveva illustrato tutto il laboratorio del Boccaccio! Era stanca ed emozionatissima, ma piena del desiderio di trasmettere ad ogni visitatore ciò che aveva capito e stava sentendo. Dopo la spiegazione, ho voluto trattenermi a parlare con lei. Ci siamo conosciuti grazie a Boccaccio, alla sua sofferenza, alla sofferenza degli uomini ed alla loro speranza di andare oltre le apparenze. Avrei potuto andarmene, visto che ai tavoli mi aspettavano. Ma ho voluto fermarmi, almeno un momento, per non dimenticare e, soprattutto, per non dimenticare Pamela, che ringrazio per la sua passione, perché mai si spenga.

 

La festa

 Non ci sono qui fotografie dei numerosi collaboratori delle cucine: calde fino all’inverosimile (le salamelle saranno buone, ed anche i Galletti alla piastra, serviti con grande ilarità dai “grigliaroli”), ma il caldo è infinito: quello delle patatine, poi! Non ci sono fotografie di

 

questo spazio, perché sono il segreto, fatto di lavoro e amore silenzioso, che non si mette in mostra, ma che fa dire agli “avventori”: costa poco e si mangia bene! Come siete veloci a servire, grazie! Se vorrete conoscerli, venite anche voi!

Dalla bacheca di variopinti, o innominabili insetti, al laboratorio di Rigenerazione urbana- una Piazza sull’acqua per Seriate-, agli incontri ecumenici o dal girare per il mondo, l’invito ad esserci anche il prossimo anno: Io “Adsum!”.

 

 

 

 

 

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Autore: Marcello Giuliano

Nato a Brescia nel 1957, vive a Romano di Lombardia (BG). Dopo aver conseguito il Baccelierato in Teologia nel 1984 presso il Pontificio Ateneo Antonianum di Roma e il Diploma di Educatore Professionale nel 2001, ha lavorato numerosi anni nel sociale. Insegnante di Religione Cattolica nella Scuola Primaria in Provincia e Diocesi di Bergamo, collabora ai cammini di discernimento per persone separate, divorziate, risposate ed è formatore per gli Insegnanti di religione Cattolica per conto della stessa Diocesi. Scrive sulle riviste online Libertà & Persona e Agorà Irc prevalentemente con articoli inerenti la lettura simbolica dell’arte ed il campo educativo. Per Mimep-Docete ha pubblicato Dalla vita alla fede, dalla fede alla vita. Camminando con le famiglie ferite (2017); In collaborazione con Padre Gianmarco Arrigoni, O.F.M.Conv., ha curato il libro Mio Signore e mio Dio! (Gv 20, 28). La forza del dolore salvifico. Percorsi nella Santità e nell’arte, (2020). Di prossima uscita Gesù è veramente risorto?

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