Adozioni, verso la class action gay

famiglie arcobalenodi Maria Centuori (Corriere)

Nei prossimi giorni una «class-action » delle famiglie Arcobaleno, l’associazione dei genitori omosessuali, rischia di mobilitare il Tribunale per i minorenni di Bologna affinché possa essere riconosciuta alle mamme e ai papà non biologici la genitorialità sui bambini dei loro compagni. In alcuni casi già mogli e mariti sposati all’estero. A spingere all’azione collettiva una quarantina di famiglie di Bologna e provincia è la storica sentenza del Tribunale per i minorenni di Roma che ha deciso per la prima volta in Italia che la mamma non biologica potesse essere riconosciuta come mamma adottiva della bambina, concepita cinque anni prima con una fecondazione eterologa in Spagna. «Da domani — spiega emozionata Ilaria Trivellato, responsabile per l’Emilia Romagna delle Famiglie Arcobaleno — cercheremo di capire con tutte le famiglie come muoverci legalmente per far sì che anche sul nostro territorio si possa compiere un passo in più per l’adozione dei figli dei propri compagni».

E continua: «Quando il verdetto del giudice di Roma è iniziato a circolare, contemporaneamente è partito uno scambio veloce di mail e di messaggi, eravamo increduli e credevamo fosse una presa in giro. Invece più passava il tempo e più ci rendevamo conto che stava accadendo davvero. Sono i diritti delle nostre famiglie omogenitoriali. Naturalmente sappiamo che il Tribunale può essere libero di non prendere ad esempio la sentenza di Roma, ma sarà più difficile un secco no». Il Tribunale minorile di Bologna, peraltro, è lo stesso che lo scorso novembre, primo in Italia, ha concesso l’affido di una bambina a una coppia omosessuale. Anche per Elisa e Silvia che vivono insieme da otto anni a Bologna e hanno un bambino di due anni e mezzo, concepito con una fecondazione eterologa in Belgio, c’è la volontà di vedersi riconosciuto il diritto di essere genitore: «Non appena torneremo dalle vacanze — spiega Elisa — se ci fosse una “class action” per l’adozione aderiremmo, il genitore non biologico oggi non ha alcuna tutela».

A loro si aggiunge un’altra coppia di Bologna, quella formata dal senatore Sergio Lo Giudice e dall’avvocato Michele Giarratano, che crescono un bambino concepito negli Usa grazie a un utero in affitto. «Siamo pronti a Il primo caso Nel 2009 Una coppia formata da due donne romane ha concepito in Spagna, nel 2009, una bambina con l’eterologa Sposate Le due donne convivono dal 2003 e sono iscritte a Roma nel registro municipale delle unioni civili. La coppia si è sposata in Spagna Parto a Roma Il parto della bimba è avvenuto nel 2009 a Roma e da allora le due mamme e la bimba hanno sempre convissuto come una famiglia Richiesta d’adozione Nel marzo scorso la mamma non biologica ha presentato la richiesta d’adozione al Tribunale dei minori di Roma La sentenza Il Tribunale per i minorenni della Capitale ha riconosciuto (primo in Italia) alla bimba il diritto a essere adottata dalla mamma non biologica e a prendere il doppio cognome Due mamme La piccola d’ora in poi avrà due mamme con tutte le tutele previste per il genitore non naturale capire cosa possiamo fare affinché dal Tribunale per i minorenni di Bologna possa essere riconosciuto lo stato di co-padre o di co-madre», dice Giarratano. E specifica: «Il matrimonio, che molti di noi hanno fatto all’estero, non è la condizione indispensabile per richiedere l’adozione. È ovvio che il fattore possa servire a costruire la nostra storia genitoriale, legale e sociale».

Il caso delle due mamme potrebbe quindi diventare il precedente per le famiglie omogenitoriali che da anni si battono per la «stepchild adoption », ovvero l’istituto dell’adozione del figlio del partner, diffusa in tutta Europa ma non da noi. In Emilia-Romagna, dai dati dell’associazione Famiglia Arcobaleno, i nuclei omogenitoriali sono all’incirca 350, a Bologna e in provincia 40 e di questi sono tre le coppie di uomini. Sono tutti già madri e padri biologici, mentre all’estero dove il matrimonio omosessuale è previsto i rispettivi compagni vengono riconosciuti come madri e padri «sociali».

Qui potrebbero diventare genitori adottivi. Nella vita di tutti i giorni cosa significa questa sentenza? «Potrebbe voler dire — spiega Ilaria — che la mia compagna diventi mamma a tutti gli effetti di mia figlia. Ci siamo sposate in Spagna, e con la fecondazione eterologa ho concepito mia figlia in Belgio. Senza il riconoscimento legale però lei non sarà mai vista come mamma e per esempio all’inizio dell’anno scolastico dovrò firmare una delega affinché anche lei possa andare a prendere a scuola nostra figlia, se dovesse capitarmi qualcosa di grave, mia figlia verrebbe affidata ma non alla donna che lei chiama mamma, perché la cresce con me da nove anni».

fonte: corrieredibologna.corriere.it

 

 

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Autore: Libertà e Persona

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