Fecondazione eterologa: psicologia del “donatore”

donor

 Con la sentenza della Corte Costituzionale, presieduta dal loquace Giuseppe Tesauro, il concetto  di famiglia naturale presente nella nostra Costituzione è stato buttato alle ortiche. Come ha notato su Avvenire Paolo Maddalena, presidente emerito della Corte Costituzionale, “l’unica volta in cui la Costituzione fa riferimento al concetto di ‘natura’ è nell’articolo 29, a proposito del matrimonio, definito appunto società naturale”.

La fecondazione eterologa è invece quanto di più artificiale possa esistere, non solo perché smembra le figure genitoriali (dividendo padre genetico da padre sociale e madre genetica da madre sociale), e introduce di fatto l’eugenetica, ma anche perché immette nella filiazione il dominio del mercato. Trasformando la naturale procreazione in artificiale produzione.
Quale è l’elemento più evidente di questa invasione del mercato

nella filiazione?

La nascita delle banche degli ovuli e del seme, inevitabile laddove vi sia fecondazione artificiale eterologa, e la figura del donatore. Banche e donatore. La prima parola indica la verità delle cose: stiamo parlando di compravendita, relativamente all’uomo. La seconda, donatore, è una creazione orwelliana: a parte pochissimi casi di donatori ideologici, l’uomo e la donna che seminano figli loro in giro per il mondo sono venditori che si inseriscono nel ricco mercato alimentato dalla disperazione e dal capriccio.
Debora Spar, docente di Business Administration alla Harvard Business School, ha scritto un testo, Baby Business (Sperling & Kupfer), in cui descrive in modo asettico il mercato del seme, degli ovuli, degli uteri in affitto, soprattutto negli Usa… Riguardo al venditore di seme di solito costui viene attirato tramite materiale promozionale cartaceo, oppure attraverso proclami in rete, e riceve circa 70-80 dollari per volta. Ogni campione di seme è sufficiente per 3-6 fiale, ognuna delle quali viene rivenduta per una cifra tra i 250 e i 400 dollari, con un margine di guadagno per le banche di circa il 2000 per cento. Quanti poveri figli –”nati” da una masturbazione a pagamento, invece che da un atto d’amore- può spargere in giro il poveretto? In Italia, prima della legge 40, vi furono persone, in qualche caso malati di aids, che arrivarono a donare centinaia di volte; quanto alle donne “esisteva un vero e proprio mercato di ovociti rubati, e anche molti embrioni cambiavano proprietario” (Chiara Valentini). Il mercato degli ovuli muove cifre molto più alte: infatti la cosiddetta ovodonazione è assai pericolosa. Le donne che vendono i loro ovuli vivono sulla loro pelle una pratica altamente invasiva, che può determinare emorragie, sterilità, tumori e talora persino la morte. Le denunce di questo crescono di continuo nei paesi in cui l’eterologa è legale da tempo. Ma pecunia non olet: nel 2004 molti centri per la fertilità americani proponevano cataloghi di ovuli con un costo tra i 3000 e gli 8000 dollari!
Se il movente principale della vendita del proprio patrimonio genetico (l’unico che si possa vendere: non si commerciano né il sangue, né i reni, ma il proprio patrimonio genetico sì!) è il denaro, resta da chiedersi chi siano questi venditori.
Secondo Willy Pasini, psichiatra e sessuologo, “bisogna dire che talvolta il donatore stesso può percepire in maniera psicologicamente negativa la sua funzione di stallone. Per esempio in una ricerca condotta da Tekavcic, un certo numero di donatori intervistati un anno dopo hanno detto di aver sentito uno sgradevole sentimento di responsabilità nei confronti del figlio nato dal loro sperma. Il 25% di questi donatori avevano pensato una volta o l’altra alla realtà del loro figlio biologico, il 20% avrebbero voluto conoscere questo bambino e il 10% hanno rimpianto di aver dato il loro sperma. E’ stato pure segnalato il caso di un donatore professionale danese che avrebbe avuto una grave depressione con tentativo di suicidio quando è stato schiantato dall’idea delle responsabilità che pesavano su di lui nei confronti dei numerosi figli che aveva ‘seminato’ in Danimarca“.

Leonardo D’Ancona, psicologo e psicoanalista, denunciava già negli anni Ottanta che “da parte del donatore si evidenziano problemi di grande importanza emotiva; si deve dire, anzitutto, che il donatore professionale può essere tale per il fatto di avere una personalità instabile e nevrotica; salvo eccezioni, chi è sereno e soddisfatto di se stesso, non sceglie infatti di fare il donatore di seme. Queste scelte hanno un significato ‘riparativo’, cioè tendono a realizzare ciò che non si è verificato naturalmente in se stessi… vi è anche chi dà il proprio seme come esibizione della propria forza…“, della propria “potenza” (Luciano Ragno, Un figlio ad ogni costo, Roma, 1984).

donatore
Cercando in internet, si trovano annunci, con annesse generalità e dietro promessa di pagamento, di questo tenore: “Sono sano al 100% e posso dimostrarlo: ho test che certificano che non ho hiv, sifilide, clamydia nè altra malattia sessuale trasmissibile col seme. Ho anche uno spermiogramma certificante che ho una ottima mobilità… Sono alto 180, capelli castani, occhi neri mai nessuna malattia nè problema al mio Dna…posso mandarvi anche delle foto…”. Oppure ci sono mogli che gestiscono gli affari dei mariti: “Salve sono la moglie di un over 50 bellissimo (in gioventù), intelligentissimo, atleta, carattere pacato, salute di ferro…peccato aver fatto solo due splendidi figli! E’ per questo che penso possa essere un ottimo donatore. Ma l’età è così tassativa?“.
I figli oggi si producono andando in banca o in rete. E’ la famiglia “artificiale” al posto di quella naturale dei padri costituenti.

Il Foglio

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Autore: Francesco Agnoli

Laureato in Lettere classiche, insegna Filosofia e Storia presso i Licei di Trento, Storia della stampa e dell’editoria alla Trentino Art Academy. Collabora con UPRA, ateneo pontificio romano, sui temi della scienza. Scrive su Avvenire, Il Foglio, La Verità, l’Adige, Il Timone, La Nuova Bussola Quotidiano. Autore di numerosi saggi su storia, scienza e Fede, ha ricevuto nel 2013 il premio Una penna per la vita dalla facoltà di Bioetica dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, in collaborazione tra gli altri con la FNSI (Federazione Nazionale Stampa Italiana) e l’Ucsi (Unione Cattolica Stampa Italiana). Annovera interviste a scienziati come  Federico Faggin, Enrico Bombieri, Piero Benvenuti. Segnaliamo l’ultima pubblicazione: L’anima c’è e si vede. 18 prove che l’uomo non è solo materia, ED. Il Timone, 2023. Ha una pagina youtube: https://www.youtube.com/channel/UC4keWMPfcFgyMAe3ke72HOw