Sud Sudan, apocalypse now

Durante la benedizione urbi et orbi per la Santa Pasqua Papa Francesco ha implorato la pace per le diverse situazioni di violenza e conflitto in atto in varie regioni del mondo. Tra le altre ha ricordato la terribile situazione in Sud Sudan, uno scenario di cui si sente parlare poco in Occidente, eppure di una gravità apocalittica: decine di migliaia i morti e oltre un milione di sfollati nel giro di poco più di 3 mesi di scontri.

Di seguito riportiamo un video della BBC che racconta in 60 secondi la crisi in Sud Sudan e poi il testo di una lettera pubblicata sul sito dei Missionari Comboniani presenti nel paese. La lettera è del 23 aprile 2014 e proviene dall’Ospedale di M.Immacolata di Mapourdit.

AGLI AMICI OSPEDALE M.IMMACOLATA MAPOURDIT

A nome dei nostri pazienti e i lavoratori, vi giunga il nostro piu’ sentito augurio per una BUONA PASQUA DI RESURREZIONE !!!

Ed e’ proprio l’ augurio di risorgere quello che l’arcivescovo di Juba, Paolino Lokoduku, ha fatto a questa martoriata nazione del Sud Sudan in occasione di questa Pasqua. Risorgere dalle macerie materiali e soprattutto spirituali di questa brutta guerra civile che da 4 mesi affligge la nazione piu’ giovane del mondo.

Le macerie materiali sono cospicue. Come ha detto Rocco Taban, l’Amministratore Apostolico della Diocesi di Malakal (la diocesi piu’ grande del Paese e la piu’afflitta dal conflitto):  << Noi, gente del Referendum per l’Indipendenza, quelli che rivendicavano i diritti umani e di liberta’ religiosa dal governo Khartoum, in tre mesi siamo stati capaci di distruggere completamente 3 citta’ capoluoghi di 3 regioni del nuovo Paese Indipendente ( Malakal, Benthiu, Bor), grandi citta’ che esistevano fin dai tempi della colonia inglese ed erano sopravvissute, anche se danneggiate, alle due guerri civili con gli arabi del Nord >>.

Ma le macerie morali e spirituali sono quelle piu’ gravi. Le due fazioni che si fronteggiano in questa nuova guerra civile sono riuscite a far leva sul tribalismo che tradizionalmente divide le due piu’ grandi tribu’ del Paese ( Dinka e Nuer) e a riaccendere vecchi desideri di vendetta. Appena lo scorso Giovedi Santo 300 giovani Dinka armati hanno assalito la base delle Nazioni Unite a Bor ( citta’ a maggioranza Dinka), dove da gennaio si erano rifugiati migliaia di civili Nuer. Tra 50 e 150 civili ( il numero varia a secondo della fonte), in maggioranza Nuer, sono stati uccisi e i caschi blu hanno dovuto sparare sui giovani Dinka per difendere i Nuer, uccidendone almeno 6, secondo i medici dell’ospedale di Bor intervistati dalla BBC.  Questi scontri tribali riaprono vecchie ferite che impiegheranno anni a essere nuovamente rimarginate.

Il pericolo piu’ grave e’ lo scoraggiamento: qualcuno comincia a mormorare “ si stava meglio sotto gli arabi “ e ricorda che gli arabi erano soliti dire “ quando otterete l’Indipendenza vi distruggerete a vicenda…”. Il Cardinale Turkson, inviato speciale di Papa Francesco per una visita di solidarieta’ fatta a Juba lo scorso marzo, ha detto nell’incontro speciale tenuto con noi Religiosi : << Queste parole di scoraggiamento non escano mai dalla vostra bocca. Ogni nuovo Paese attraversa questo tipo di problemi, il tribalismo e’ comune in Africa ed anche in Europa, anche se chiamato con altro nome. Abbiamo il dovere di mantenere viva in questo Paese la Speranza cristiana >>.

Pasqua e’ per eccellenza la festa della Speranza cristiana. Gesu’ risorge dalla morte in croce in cui ha assunto tutti i mali dell’umanita’, anche il tribalismo. E’ questa speranza e voglia di risorgere dalle macerie di questa guerra che l’arcivesco Paolino e gli altri leaders delle Chiese cristiane stanno predicando al Paese durante questa Pasqua.

Per noi qui a Mapuordit predicare la Speranza cristiana significa continuare col nostro lavoro in ospedale e nella scuola infermieri, nonostante le nuove difficolta’.

La nostra e’ una zona Dinka, senza Nuer, per cui non e’ stata toccata direttamente dal conflitto, anche se ne subiamo le conseguenza indirette. C’e’ stato un ritardo nel transporto delle medicine da noi comprate a Nairobi, per cui siamo stati per un mese senza alcune medicine essenziali, fortunatamente il camion e’ arrivato la settimana scorsa. Il Governo ha ulteriormente ridotte le spese per la sanita’ a causa della guerra, per cui non riceviamo donazioni di farmaci dal ministero della salute dal gennaio 2013, e non se ne prevedono per quest’anno. Le nuove assunzioni statali e le promozioni sono bloccate, per cui i nostri infermieri ausiliari statali  che ritornano qualificati alla fine del corso per infermiere professionale, non ricevono dalla stato l’aumento dovuto e lo pretendono dalla diocesi ( e abbiamo dovuto darlo chiedendo aiuto a donatori australiani). Il governo non ha ancora pagato i salari di febbraio e marzo.

La scuola infermieri ha riaperto con ritardo in febbraio solo per gli studenti del secondo e terzo anno ( ovviamente i 3 studenti Nuer non sono tornati perche’ ora hanno paura di venire nella nostra zona Dinka). Il governo non ha ancora emanato la lista dei 25 studenti ammessi al primo anno, probabilmente perche’ il Dr. Gabriel, incaricato dell’ufficio dello sviluppo professionale presso il ministero della salute di Juba, e’ un Nuer e vive come rifugiato nel campo delle Nazioni Unite a Juba, dove i Nuer ancora non si sentono sicuri, dopo i massacri dello scorso dicembre. Sembra che da poco abbia il coraggio di andare a lavorare in ufficio al mattino, ma la notte dorme nel campo dell’ONU. Probabilmente le scuole infermieri statali  come la nostra non ammetteranno nessun nuovo studente per quest’anno.

C’e’ stato un notevole aumento dei feriti di arma da fuoco e quindi di lavoro in sala operatoria. Alcuni sono militari Dinka feriti nelle aree di guerra che chiedono di farsi trasferire al nostro ospedale, anche se lontano dal confine, perche’ sono originari di questa zona. La maggior parte pero’ sono giovani Dinka allevatori locali che si sparano tra di loro nelle razzie delle mucche. Infatti il governo ha distribuito ai giovani allevatori Dinka molte armi per aiutare i militari a proteggere la nostra zona da un eventuale attacco da parte dei Nuer. Invece i giovani hanno approfittato delle nuove armi per vendicare vecchie razzie e uccisioni fatte negli anni passati da allevatori di clan Dinka confinanti.

In compenso la congregazione comboniana ha fatto un grande dono di Pasqua sia a me che all’ospedale: Fratel Dottore Romero Hernan, chirurgo comboniano peruviano di 62 anni, che ha gia’ lavorato per venti anni in vari ospedali in Congo, e’stato assegnato dal primo aprile alla comunita’ di Mapuordit, per lavorare nell’ospedale. Ha gia’ iniziato a darmi una mano in sala operatoria e presto mi consentira’ di avere piu’ tempo per i problemi amministrativi dell’ospedale.

Intanto le costruzioni pianificate per quest’anno stanno continuando come previsto. Grazie a Dio i lavoratori della compagnia Ugandese non si sono spaventati per la guerra e hanno continuato a lavorare, anche se c’e’stato qualche ritardo nell’arrivo dei camion con il materiale dall’Uganda. Il nuovo reparto di isolamento con 10 letti sara’ consegnato alla fine di questo mese, mentre il nuovo reparto di chirurgia e terapia intensiva con 24 letti dovrebbe essere finito per fine giugno.

Siamo riusciti a portare a termine anche il progetto di estensione del sistema ad energia solare dell’ospedale, che e’ stato aumentato dai precedenti 6 KW agli attuali 16 KW, per cui potremo usare anche 2 o 3 concentratori di ossigeno contemporaneamente per tutta la notte nella stagione delle piogge, quando ammettiamo molti bimbi con malaria cerebrale. Avevamo una grande paura che il container con 44 nuovi pannelli solari e altro materiale necessario per l’estensione non sarebbe arrivato indisturbato da Mombasa fino a noi, invece, nonstante le decine di posti di blocco, e’ arrivato intatto il mese scorso con tutto il materiale.

Come vedete il Signore e sicuramente le vostre preghiere ci stanno aiutando ad andare avanti ed essere segno di Speranza anche durante questa nuova guerra civile.

Vi chiedo di continuare a pregare soprattutto perche’ le due fazioni in guerra tornino presto al tavolo delle trattative di Addis Abeba e riescano a conseguire in modo pacifico una soluzione duratura del conflitto, unico modo per questo giovane Paese di risorgere dalle miserie in cui e’ precipitato negli ultimi 4 mesi.

Grazie ancora a tutti voi per il vostro continuo sostegno.

Di nuovo, BUONA PASQUA di RESURREZIONE !!!

Fratel Rosario

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Autore: Libertà e Persona

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