Giovanni Paolo II e i Francescani dell’Immacolata

di F.T.

L’evento della canonizzazione di San Giovanni Paolo II, seguito da milioni di persone, ha visto il ripercorrere delle tappe più significative della sua vita e del suo pontificato. Un aspetto rimasto in ombra è la stima che nutriva per l’Istituto dei Frati Francescani dell’Immacolata e Padre Stefano Maria Manelli, cui era legato da sincera amicizia. Rimaneva edificato dalla povertà dell’abito, dalla vita austera quanto gioiosa dei religiosi, dall’abbandono alla Provvidenza che non ha fatto mai mancare il cibo sulla mensa dei conventi, neanche quando il santo si fermò a pranzo nel Convento di Castelpetroso (Isernia).

Circa quindici anni fa, era il 19 marzo, racconta Bruno Wurzbuirger, un laico vicino ai Frati Francescani dell’Immacolata, appena il papa entrò nella sala del convento alzò il bastone e, in tono scherzoso, disse ai Vescovi e Cardinali presenti: “Non pensate che non ce la faccio più. Io vi prendo a bastonate”.

Dopo pranzo il papa volle ringraziare ad uno ad uno i laici che collaborarono ad organizzare l’evento e quando venne il mio turno, gli dissi: “Santità io ho quattro bay pass al cuore”. Lui abbassò la testa e chiuse gli occhi e riprese: “Allora hai bisogno di una santa benedizione per te e la tua famiglia”, e poi mi diede una corona. Fu sotto il pontificato di San Giovanni Paolo II che fu emanato il Decreto che dichiarava l’Istituto religioso dei Frati Francescani dell’Immacolata, Istituto di diritto pontificio.

 Era il 1° gennaio 1998. Con esso si sancì la particolarità del loro carisma: quello della Consacrazione   illimitata all’Immacolata, mediante il Voto mariano, voto attraverso cui ci si deve diventare completamente di Maria, senza riserve. Attraverso questo programma si vuole perseguire il fine della propria santificazione e quella dei fratelli, in modo particolare organizzando e promuovendo il movimento denominato MIM Missione dell’Immacolata Mediatrice. Oltre a ciò, con il Decreto sono approvate e confermate le Costituzioni che regolano la vita religiosa secondo un rigoroso ritorno alle origini. Povertà assoluta senza essere proprietari di nulla, come prescrive la regola bollata di San Francesco d’Assisi insieme ad un’intensa vita di preghiera e di penitenza, ben armonizzata con il riposo e, dunque, senza danneggiare la salute.  Nel Decreto si menzionò di osservare per sempre la fedeltà al carisma dei fondatori. Prima di quella data, dal 22 giugno 1990, precisamente, l’Istituto era solo di diritto diocesano per decreto dell’arcivescovo di Benevento Carlo Minchiatti. Di tutto questo oggi, non resta quasi praticamente più nulla. L’Istituto è stato quasi completamente distrutto. L’avrebbe permesso San Giovanni Paolo II se fosse ancora in vita?

 


[1] Vedi allegato A

[2] Vedi allegato B

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Autore: Libertà e Persona

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